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concessioni idroelettriche

Perché Il Sole di Confindustria bacchetta le gare per le concessioni idroelettriche di Enel, Acea, Iren e A2a

Il Sole 24 Ore lancia l'allarme sulle gare per le concessioni idroelettriche: se l'Italia apre alla concorrenza straniera in un regime europeo di non-reciprocità, rischia di perdere un asset strategico.Tutti i dettagli e cosa succede all'estero sulle concessioni

 

Secondo Il Sole 24 Ore, quotidiano di proprietà di Confindustria, l’Italia rischia grosso a seguire le direttive europee sulle concessioni idroelettriche perché nessun paese dell’Unione ha introdotto procedure di concorrenza aperta sui rinnovi. Il giornale economico-finanziario si riferisce nello specifico alle cosiddette “grandi derivazioni idroelettriche”, cioè quelle concessioni dalla potenza nominale media  di almeno 3 megawatt.

L’ITALIA RISCHIA DI PERDERE UN ASSET STRATEGICO, SCRIVE IL SOLE

Se l’Italia dovesse, da sola, aprire il proprio mercato delle concessioni idroelettriche alla concorrenza straniera, questo – secondo Il Sole 24 Ore – “finirebbe per produrre una pericolosa asimmetria, con la conseguente possibile perdita di un asset strategico come il patrimonio idroelettrico italiano”, che peraltro contribuisce in maniera significativa al mix energetico.

COSA PENSAVANO URSO E CROSETTO SULLE CONCESSIONI IDROELETTRICHE

In una relazione del gennaio 2022, il Copasir – al tempo presieduto da Adolfo Urso, oggi ministro delle Imprese – aveva criticato l’allora ddl Concorrenza per l’apertura agli operatori esteri delle gare per le concessioni idroelettriche. Nella relazione veniva sottolineato il “regime di non reciprocità poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico in questo ambito”.

Il rischio di “scalate estere” alle concessioni italiane era stato sottolineato con preoccupazione anche da un altro esponente di punta di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, attuale ministro della Difesa. “Siamo gli unici in EU che non considerano strategiche le concessioni idroelettriche e che quindi le manderemo a gara”, scriveva nel novembre 2021 su Twitter.

Nel maggio 2022, Crosetto scriveva, polemizzando, che “l’Italia è l’unica nazione al Mondo che ha deciso di mettere a gara le concessioni idroelettriche. Nessuna altra nazione lo fa. Perché l’energia è uno degli asset strategici nazionali. Ho chiesto perché. Mi hanno detto che lo vuole un assessore lombardo. Ah, beh, allora…”.

https://twitter.com/GuidoCrosetto/status/1524269715983679494

COME FUNZIONANO LE DERIVAZIONI IDROELETTRICHE IN EUROPA

Da un punto di vista regolatorio non c’è uniformità in Europa sulle derivazioni idroelettriche. Nell’Europa meridionale (Italia inclusa) prevale lo strumento della concessione; nell’Europa settentrionale il permesso; in Grecia e Norvegia la licenza. Anche la durata dei provvedimenti è estremamente varia: in Spagna è di settantacinque anni; in Austria si può arrivare a novant’anni; in Portogallo la norma è trentacinque anni; in Francia tra i trenta e i quaranta anni.

LE AZIENDE PRINCIPALI

I principali operatori idroelettrici italiani sono Enel (partecipata dal ministero dell’Economia), A2A (partecipata dai comuni di Brescia e Milano), Iren (partecipata dai comuni di Genova, Torino, Reggio Emilia e Parma), Acea (partecipata da Roma Capitale) ed Edison (parte del gruppo francese EDF).

Secondo Il Sole 24 Ore, se l’Italia decidesse di procedere con le gare – aprendo così alla concorrenza estera, ma in un regime europeo di non-reciprocità e disomogeneità normativa -, le aziende nazionali del settore idroelettrico rinuncerebbero ai loro piani di investimento per ammodernare gli impianti.

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