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Sabotaggio Nord Stream

Perché Usa e Ucraina vogliono segare il Nord Stream 2

Che cosa c'è davvero in ballo sul Nord Stream 2. L'analisi di Guido Salerno Aletta

 

Proprio mentre a livello europeo è stato messo a punto un sistema di aste per l’assegnazione di diritti di emissione di CO2 fra i produttori di energia, rendendo più costoso l’uso delle fonti più inquinanti come il carbone rispetto a quelle che hanno emissioni praticamente nulle come l’idroelettrico o l’eolico, i prezzi mondiali del gas sono schizzati alle stelle ed i beneficiari sono i Paesi produttori di fonti energetiche fossili, e non solo la Russia.

Che ci siano speculazioni sul mercato dei futures è sicuro, chi ci sia dietro è difficile saperlo, ma le conseguenze dell’aumento di prezzi dei prodotti energetici di origine fossile sono evidentissime.

Per quanto riguarda l’Italia, nel 2021 le importazioni dai Paesi dell’Opec sono aumentate in un anno del 53,1% portando il deficit a 8,7 miliardi di euro, mentre quelle dalla Russia sono aumentate del 58,6% portando il deficit a 6,3 miliardi: sono rispettivamente il terzo ed il secondo partner commerciale con il peggior saldo per noi dopo la Cina che surclassa tutti con -22,8 miliardi.

In Francia, anche se siamo lontani sia dal picco inferiore del 2016, quando furono di appena 30 miliardi di euro che dal massimo di 61,5 miliardi del 2012 quando superarono i 60 miliardi, le importazioni di prodotti energetici sono aumentate dai 19,4 miliardi di euro del 2020 ai 32,4 miliardi del 2021. Ne hanno beneficiato un po’ tutti: Libia, +401%, GB +400%, Irak +331%, Russia +56%, Nigeria +34%, Kazakistan +30%. Anche gli Stati Uniti hanno avuto il loro bel vantaggio, con il +43%.

Della Germania basta dire che dipende per il 55% del suo fabbisogno di gas dalle forniture della Russia, che coprono il 26,7% del fabbisogno energetico totale e che servono al riscaldamento della metà delle case. Inoltre, entro il prossimo dicembre saranno chiusi gli ultimi tre impianti nucleari di produzione di elettricità mentre hanno chiuso lo scorso anno gli altri tre che erano ancora rimasti in funzione.

Per evidenti ragioni geopolitiche, non è stata ancora conclusa la messa in operatività del North Stream 2: mentre accentuerebbe la dipendenza della Germania dalla Russia, ridurrebbe all’osso le forniture di gas che transitano dalla Ucraina, portandola al tracollo per il venir meno dei diritti di transito che ha incassato finora.

(Estratto di un articolo pubblicato su Teleborsa)

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