I prezzi europei del gas naturale si aggirano al momento sui 38 euro per megawattora, ma fino al 31 agosto sfioravano i 40 euro, un prezzo molto alto se si considerano due cose: che la domanda regionale è bassa (al punto da dirigersi verso livelli mai visti dall’inizio degli anni Ottanta, faceva notare l’analista Javier Blas) e che le scorte sono abbondanti. Ciononostante, il mercato non è tranquillo e sembra anzi circolare l’idea che le cose possano mettersi male nelle prossime settimane, quando l’estate potrebbe magari cedere il passo a una stagione fredda più del solito oppure potrebbero sorgere dei problemi di approvvigionamento.
Queste preoccupazioni, si diceva, si sono in parte sedate, ma vale la pena ricordare che il 9 agosto scorso i prezzi europei del gas hanno toccato i 40,4 euro al megawattora, cioè il massimo da otto mesi.
GLI STOCCAGGI DI GAS SONO PIENI, MA…
Dieci giorni dopo, il 19 agosto, la Commissione europea ha fatto sapere che è stato raggiunto l’obiettivo di riempimento degli stoccaggi di gas al 90 per cento a livello comunitario oltre due mesi prima della deadline, fissata al 1 novembre prossimo. L’anno scorso il target era stato raggiunto il 18 agosto, quindi non ci sono stati ritardi né difficoltà particolari.
In teoria – scrive Blas – con gli stoccaggi pieni al 90 per cento l’Unione europea dovrebbe riuscire ad ammortizzare bene il prossimo aumento stagionale della domanda di gas. L’analista però si sofferma su un dettaglio molto rilevante: la maggior parte delle scorte sono state accumulate in primavera e dunque rappresentano il residuo dello scorso inverno, che è stato particolarmente mite; da allora lo scenario degli approvvigionamenti si è fatto più complicato per l’Europa, che non è riuscita ad attirare carichi di gas liquefatto (GNL) alla stessa maniera del 2022 e del 2023.
LA COMPETIZIONE CON L’ASIA PER IL GNL
In quei due anni il Vecchio continente aveva importato molto GNL – rivelatosi estremamente utile per sostituire le forniture via tubo dalla Russia – grazie ai suoi prezzi più vantaggiosi per i venditori rispetto a quelli asiatici, ma anche grazie al calo della domanda della Cina. Quest’anno, invece, gli importatori europei si ritrovano a dover fare i conti con una concorrenza più agguerrita da parte non soltanto dalla Cina ma anche da altri paesi asiatici: e infatti in estate le importazioni europee di GNL sono state del 15-25 per cento inferiori rispetto agli stessi periodi nei due anni precedenti.
Attualmente le navi metaniere che trasportano il combustibile liquefatto preferiscono dirigersi in Asia, vista la possibilità di vendere a prezzi più alti.
SE SARÀ UN INVERNO NORMALE, NON CI SARANNO PROBLEMI
Considerato tutto questo, Javier Blas scrive che se le temperature invernali rientreranno nella normalità stagionale e se non emergeranno gravi crisi di approvvigionamento, allora gli stoccaggi basteranno e l’Europa potrà disporre di gas sufficiente a soddisfare i consumi. Di conseguenza, i prezzi del gas al TTF (il mercato di riferimento regionale: si trova nei Paesi Bassi) potrebbero scendere a 30-25 euro al megawattora verso la fine di dicembre o l’inizio di gennaio, quando l’inverno sarà praticamente terminato per i trader energetici.
E SE INVECE L’INVERNO SARÀ RIGIDO?
I prezzi del gas potrebbero invece rimanere alti se il prossimo inverno sarà rigido: negli ultimi due anni le temperature sono state miti grazie all’influenza del fenomeno climatico chiamato El Niño, ma è possibile che il bimestre ottobre-novembre 2024 sia dominato dal fenomeno opposto, La Niña. Se così sarà, le temperature invernali in Europa potrebbero essere nella media, o anche inferiori; di conseguenza, i consumi di gas per il riscaldamento saranno probabilmente più elevati rispetto agli scorsi anni.
IL PESO DELLA RUSSIA SUGLI APPROVVIGIONAMENTI DI GAS
A spingere i prezzi europeo del gas verso l’altro potrebbe anche contribuire la Russia, la quale – nonostante siano passati più di due anni dall’invasione dell’Ucraina e dall’avvio della politica di distacco energetico – continua a inviare volumi rilevanti di combustibile nel continente, in particolare all’Ungheria, all’Austria e alla Slovacchia.
Anche l’Italia importa molto gas russo: come sottolineato su X da Sergio Giraldo, esperto di mercati energetici, ad agosto il nostro paese ha compensato i mancati flussi di GNL dal rigassificatore di Livorno (in manutenzione fino a dicembre) con le importazioni via gasdotto dalla Russia. In totale, nel periodo gennaio-agosto 2024 l’Italia ha importato 1,6 miliardi di metri cubi di gas da Tarvisio, il 76 per cento in più rispetto al 2023. I flussi dall’Algeria sono calati dell’8,4 per cento, quelli dalla Libia del 40 per cento e del 19,7 per cento quelli dal Nord Europa; il terminale di rigassificazione di Piombino ha fornito invece 2,2 miliardi di metri cubi di gas.