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Sudzha

Gas, ci sarà un caso Sudzha dopo l’offensiva ucraina a Kursk in Russia?

Tra le cittadine controllate dall'Ucraina a seguito dell'offensiva in territorio russo ci sarebbe Sudzha, importante per il trasporto di gas in Europa. I prezzi europei del gas sono cresciuto molto: si tratta di una reazione esagerata?

Martedì scorso le forze armate dell’Ucraina hanno lanciato un’offensiva nel territorio della Russia, più precisamente nella regione di Kursk. Pare che le truppe ucraine siano avanzate per una decina di chilometri oltre il confine russo e che abbiano preso il controllo di alcune cittadine: tra queste ci sarebbe Sudzha, particolarmente importante perché funge da punto di interconnessione per il gas naturale russo che raggiunge l’Europa passando per l’Ucraina.

L’IMPATTO SUI PREZZI EUROPEI DEL GAS

La notizia della presa di Sudzha ha causato mercoledì un aumento del 4,8 per cento dei prezzi europei del gas, che ha raggiunto i 38,4 euro al megawattora, il valore più alto dallo scorso dicembre benché lontanissimo dai livelli della crisi del 2022.

Nonostante gli sforzi fatti per diversificare le forniture e ridurre la dipendenza, l’Europa ancora importa gas dalla Russia e alcuni paesi – come l’Austria e la Slovacchia – sono in parte vulnerabili a un’interruzione anticipata dei flussi: è per questo motivo se l’Unione europea non ha ad oggi sanzionato il gas russo.

HA DAVVERO SENSO ALLARMARSI PER LA PRESA DI SUDZHA?

I prezzi europei del gas sono molto sensibili alle notizie e tendono a crescere ogniqualvolta si percepisce un rischio per gli approvvigionamenti, specialmente in un momento come questo di competizione per il gas naturale liquefatto: è notizia di pochi giorni fa – ad esempio – che gli esportatori statunitensi di GNL stanno reindirizzando le navi metaniere verso l’Asia per approfittare dei prezzi più alti nella regione.

Secondo gli analisti di Bloomberg, l’Europa starebbe sopravvalutando la minaccia rappresentata dalla presa di Sudzha, considerato che i flussi passanti per questa città soddisfano solo il 3-5 per cento della domanda europea e che i livelli di stoccaggio nel continente sono molto alti. Senza contare poi – come ha detto Sergiy Makogon, ex-amministratore delegato di GTSOU, l’operatore di trasmissione energetica ucraino – che se l’Ucraina volesse fermare i flussi di gas russo, potrebbe farlo senza aver bisogno di catturare Sudzha. Il gas russo passante per Sudzha e diretto in Europa, infatti, attraversa il territorio ucraino. Ed è noto da mesi che l’accordo di transito del gas tra l’Ucraina e la Russia non verrà rinnovato: scadrà il prossimo 31 dicembre.

Al di là di Sudzha, l’altro grande punto di entrata del gas russo in Ucraina, Sokhranovka, non è più attivo dal maggio del 2022.

COSA FARÀ GAZPROM?

Non è chiaro cosa farà Gazprom, la società gasifera statale russa che ha il monopolio sulle esportazioni in Europa. Mercoledì ha fatto sapere che avrebbe inviato 39,4 milioni di metri cubi di gas in Europa attraverso l’Ucraina, rispetto ai 42,4 milioni di martedì (il volume standard giornaliero).

Il gas russo passante per l’Ucraina raggiunge l’Austria, la Slovacchia, l’Ungheria, la Croazia, la Slovenia, la Moldavia e l’Italia. Qualora Gazprom dovesse decidere di interrompere le forniture, l’impatto verrebbe avvertito principalmente dall’Austria, l’unico tra questi paesi che ancora importa quantità significative di gas russo via tubature.

L’Austria potrebbe tuttavia importare gas dall’Italia, che si rifornisce principalmente dall’Algeria e dall’Azerbaigian (prima dell’invasione dell’Ucraina era uno degli stati europei maggiormente dipendenti dalla Russia).

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