Lo scandalo Equalize, una vicenda di spionaggio e dossieraggio illegale che ha scosso le fondamenta delle istituzioni italiane, si presenta anche come un caso emblematico di come attori privati possano intrecciarsi con i servizi di intelligence stranieri, con implicazioni rilevanti per la sicurezza nazionale. Al centro della questione vi è la presunta collaborazione – così come emerge dalle cronache giornalistiche che si basano sulle carte giudiziarie – tra la società italiana Equalize e agenti dell’intelligence israeliana, con uno scambio di dati sensibili che ha coinvolto settori chiave per la sicurezza economica e politica del Paese.
IL CASO EQUALIZE, IN BREVE
Equalize, fondata nel 2018 e con sede a Milano, è una società di investigazione privata guidata da Enrico Pazzali e Carmine Gallo, un ex superpoliziotto. L’inchiesta ha rivelato che Equalize acquisiva e utilizzava illegalmente dati sensibili da banche dati strategiche nazionali per redigere dossier su politici, imprenditori, funzionari pubblici e altre figure di spicco, mettendo in pericolo la privacy e la sicurezza delle istituzioni.
L’INCONTRO TRA EQUALIZE E L’INTELLIGENCE ISRAELIANA
Un aspetto cruciale dell’inchiesta riguarda l’incontro tra i membri di Equalize e due presunti agenti dell’intelligence israeliana avvenuto l’8 febbraio 2023. Durante l’intercettazione, il ceo di Equalize, Carmine Gallo, menziona un “do ut des” con questi agenti, un accordo per uno scambio di informazioni di interesse per entrambe le parti.
Tra i dati offerti vi sarebbero stati documenti relativi al traffico illecito di gas iraniano in Italia, una questione delicata considerando che l’Iran è sottoposto a sanzioni internazionali e che il traffico energetico è un settore di importanza strategica per l’Italia.
GLI OBIETTIVI ENERGETICI DI ISRAELE
Israele ha da tempo assunto un ruolo di primo piano nella sicurezza informatica globale, vantando il 40% del mercato internazionale. L’interesse israeliano nel mantenere stretti legami con aziende e istituzioni che possano favorire i propri obiettivi geopolitici è chiaro: il controllo delle informazioni e la capacità di influenzare i settori strategici esteri sono strumenti potenti nelle mani di uno Stato che affronta costanti minacce alla propria sicurezza.
Nell’ambito energetico, Israele ha sviluppato una politica espansionistica per sfruttare i giacimenti di gas offshore, come Leviathan e Tamar, e sta rafforzando legami economici con Cipro e la Grecia per estendere la propria influenza nel Mediterraneo. Il coinvolgimento di Eni nelle operazioni offshore vicino a Gaza, su licenza concessa dal governo israeliano, è un esempio lampante dell’intreccio tra affari energetici e sicurezza internazionale.
LA VISITA DI NETANYAHU E GLI ACCORDI DI CYBERSICUREZZA
Meno di un mese dopo l’incontro tra Equalize e gli agenti israeliani, l’8 marzo 2023, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha visitato Roma per firmare accordi di cooperazione economica e di cybersecurity. La tempistica ha sollevato sospetti sull’opportunità di questi accordi, specie alla luce delle dimissioni del capo dell’Agenzia per la cybersicurezza italiana due giorni prima dell’arrivo di Netanyahu.
Secondo le fonti, le dimissioni potrebbero essere legate al disaccordo sulle implicazioni di una collaborazione più stretta con Israele, che, sebbene vantaggiosa sotto il profilo tecnologico, lega l’Italia alle politiche di sicurezza e agli interessi israeliani.
UN RISCHIO PER LA SICUREZZA NAZIONALE ITALIANA?
Le attività di Equalize e le sue interazioni con agenti stranieri pongono serie domande sulla vulnerabilità della sicurezza nazionale italiana. La possibilità che informazioni sensibili possano essere utilizzate per influenzare la politica estera o per finalità commerciali a scapito della sovranità nazionale è un rischio concreto. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha dichiarato che “la tecnologia a disposizione della criminalità è sempre un passo avanti rispetto alla legge”, ammettendo implicitamente che la sicurezza cibernetica italiana deve ancora colmare un significativo divario tecnologico.
Il coinvolgimento dell’intelligence israeliana in un affare di dossieraggio che ha tocca direttamente settori sensibili del Paese, come l’energia e la cybersecurity – se confermato – dimostra la necessità di un esame approfondito sulle misure di protezione delle informazioni e sul controllo delle attività delle società private che operano in ambiti critici. La mancanza di supervisione ha permesso a Equalize di accumulare e manipolare dati, mettendo potenzialmente a rischio la sicurezza e la stabilità delle istituzioni.
COSA FARE ORA
Il caso Equalize rivela non solo l’esistenza di un mercato sotterraneo per l’acquisizione e l’utilizzo di dati sensibili, ma anche come le connessioni con entità estere possano compromettere la sicurezza nazionale. La cooperazione tra agenti privati e servizi di intelligence stranieri, se non monitorata, può minare l’integrità delle istituzioni e influenzare decisioni cruciali per la politica e l’economia italiana.
Rimane fondamentale che le autorità italiane rafforzino le misure di protezione dei dati e sorveglino con maggiore attenzione le collaborazioni tra soggetti privati e intelligence straniere. La salvaguardia della sovranità nazionale passa attraverso una robusta infrastruttura di sicurezza cibernetica e legislazioni che tutelino le informazioni strategiche del Paese.