È una partita che si gioca anche sul petrolio quella che combattono in Libia da un lato il generale Kalifha Haftar, che controlla le Forze armate libiche (LNA), appoggiato dalla Francia, e Fayez Al Sarraj il premier di Tripoli, riconosciuto dall’Onu e principale interlocutore dell’Italia.
TRUPPE HAFTAR PRENDONO SHARARA O FORSE NO
Dopo un analogo proclama fatto la settimana scorsa, le Forze armate libiche hanno annunciato nuovamente ieri di aver preso il controllo del più importante giacimento petrolifero libico, quello di Sharara, da circa 315mila barili al giorno. “Pacificamente e senza incontrare resistenza, Lna ha il pieno controllo del campo petrolifero di Sharara e di tutti i suoi impianti e ora sta mettendo in sicurezza il posto in pieno coordinamento con l’amministrazione del giacimento”, ha scritto in un tweet il portavoce Ahmed Al-Mismari. Lo stesso era accaduto la scorsa settimana ma ora il sito Libya Herald, nutre dei dubbi sul fatto che il sito petrolifero sia sotto il controllo di Haftar.
Solo l’altro giorno le truppe di Haftar erano dislocate “intorno a Sebha, capoluogo del Fezzan, al confine sud della Libia” dopo l’offensiva lanciata nel sud a metà gennaio. Con le truppe fedeli a Sarraj pronte a “bloccare le truppe di Haftar all’altezza della città di Ubari” e a “riprendere il controllo dei pozzi petroliferi di Sharara, chiusi da tre mesi”, scriveva Il Manifesto evidenziando l’alleanza del premier libico con il capo Tuareg di una milizia locale, Ali Kunan. Alleanza che, secondo quanto riferito alla tv Lybia al Ahrar, aveva dato i suoi frutti mettendo al sicuro sia il campo di Sharara sia quello vicino di Elephant, con tanto di invito da parte di Kunan alla Noc, la National Oil corporation, e alle compagnie straniere operanti nella zona, a riprendere i lavori.
ONU E UNIONE AFRICANA AL LAVORO PER RICONCILIARE LA SITUAZIONE IN LIBIA
Malgrado le notizie frammentarie, il governo di accordo nazionale (GNA) di al Sarraj, nel frattempo, ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di mobilitarsi per contrastare i progressi di Haftar nel sud. Hamed Al-Khayali, sindaco della città sudoccidentale di Sabha, ha riferito infatti al sito Asharq Al-Awsat che la GNA ha quasi perso il controllo della zona: “Le forze dell’LNA sono ora dispiegate nella periferia di Sabha”, ha aggiunto, sottolineando che le truppe fedeli a Serraj non godono più di alcuna influenza nella Libia meridionale e che sarebbe stata solo questione di tempo l’annuncio del controllo totale sull’area da parte di Haftar. Anche l’Unione Africana (Ua) si è mossa proponendo una conferenza per la “riconciliazione” in Libia da organizzare nella prima metà di luglio con l’obiettivo di tenere poi elezioni a ottobre. La proposta riferita da al-Jazeera, è arrivata al termine del summit di Addis Abeba, e parla di una conferenza “sotto gli auspici dell’Ua e delle Nazioni Unite” mentre l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamé, continua il lavoro per la convocazione della Conferenza nazionale (Al Multaqa Al Watani), annunciata alla conferenza di Palermo dello scorso novembre.
IL SUD È IL CROCEVIA ENERGETICO DEL PAESE
Ma perché tanta importanza nel sud del paese dove si concentrano i combattimenti? Prima di tutto la zona è il crocevia di transito dei flussi migratori ma anche la zona dove incidono Sharara ed Elphant. Sharara, come detto, produce quasi un terzo del greggio libico e insieme ad Elephant costituiscono i più grandi del paese. Ma soprattutto, come ricorda sempre Il Manifesto, “sono gestiti dall’Eni che ne ha la concessione fino al 2042. L’export anche attraverso il gasdotto Greenstream dalla Libia all’Italia, deve però passare attraverso le autorizzazioni della compagnia Noc con sede a Tripoli e relazioni con il governo di accordo nazionale (Gna) di Serraj”.
VICEDIRETTORE DELL’AISE IN MISSIONE A TRIPOLI
Ecco spiegata la missione, passata un po’ sottotraccia, del vicedirettore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise), Giovanni Caravelli, a Tripoli citata dal sito web informativo libico “Ewan Libya” sulla base di alcune fonti dei servizi segreti libici e riportata dall’Agenzia Nova. Caravelli sarebbe arrivato nella capitale con una delegazione “di alto livello” dell’intelligence italiana “per una visita non annunciata su invito del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico”. Il funzionario italiano, sempre secondo “Ewan Libya”, avrebbe tenuto una serie di incontri “con i membri del Consiglio presidenziale, tra cui il premier Fayez al Sarraj”.
Malgrado non vengano anticipati i contenuti dei colloqui, “la notizia è stata riportata con ampio risalto anche dal sito informativo libico ‘al Marsad‘ considerato vicino al generale Haftar” evidenziando di fatto come la situazione di crisi all’interno dello scacchiere libico, che coinvolge anche Italia e Francia, sia stata con molta probabilità al centro della visita.
Nelle scorse ore, inoltre, il Libya Observer ha riferito di un incontro tra un esponente dell’esecutivo del premier Al Sarraj e il nuovo ambasciatore d’Italia a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi durante la quale il governo italiano è stato esortato a sostenere la Libia nella presidenza di turno per il 2019 dell'”Iniziativa per la Difesa 5+5″. L’accordo di collaborazione, avviato nel 2004 a Parigi su proposta italiana, intende promuovere la cooperazione su problematiche comuni di sicurezza e difesa e contribuire alla stabilità regionale e alla comprensione reciproca tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo Occidentale: quella del nord, cui fanno parte Francia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna, e quella del sud, con Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia.
ANCHE LA FRANCIA IN MISSIONE A TRIPOLI NELLE PROSSIME ORE
La missione lampo italiana fa il paio a un’identica iniziativa transalpina: come riportato dal sito Libya Security Studies, il consigliere libico di Emmanuel Macron e alcuni importanti funzionari dei servizi segreti della DGSE, dovrebbero effettuare nelle prossime ore una “missione segreta” a Tripoli per discutere su come sostenere al Serraj per ridurre il potere delle milizie locali e costruire una capacità militare per bilanciare la campagna di Haftar nel sud. La Francia, riporta il sito “sta lavorando duramente per promuovere un ruolo più incisivo per il governo di Fayez al Serraj sostenuto dalle Nazioni Unite” e “per bilanciare l’avanzata dell’esercito nazionale libico (LNA) di Khalifa Haftar nella regione del Fezzan”.