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Eni Congo

Cosa cambierà per Eni in Algeria

Eni ha annunciato una nuova scoperta di petrolio e gas in Algeria, che può rivelarsi importante per l'Italia ai fini del distacco energetico dalla Russia. Tutti i dettagli.

 

Il 20 marzo Eni e la società petrolifera algerina Sonatrach hanno annunciato la scoperta di nuove risorse di gas e petrolio nel bacino del Berkine, in Algeria.

I NUMERI

Gli idrocarburi sono stati scoperti nella concessione onshore di Zemlet el Arbi, operata dalla joint venture tra Eni (che ne possiede il 49 per cento) e Sonatrach (detentrice del 51 per cento).

Secondo le stime, le nuove risorse ammontano a circa 140 milioni di barili di olio.

Da aprile nella concessione di Zemlet el Arbi verrà perforato un secondo pozzo, indicato con la sigla HDLE-2. In tutto, Eni e Sonatrach puntano a perforare cinque pozzi nelle concessioni del Berkine nord. L’aumento della produzione farà crescere la quota di idrocarburi destinabile all’esportazione.

COSA FA ENI IN ALGERIA

Eni è presente in Algeria dal 1981 ed è la più importante compagnia energetica internazionale attiva nel paese. Opera sia nel settori degli idrocarburi che in quello delle fonti rinnovabili.

Nel 2020 Eni ha prodotto in Algeria 19 milioni di barili di petrolio e condensati e 1,6 miliardi di metri cubi di gas naturale. Possiede una capacità fotovoltaica di 5 megawatt, ma sta lavorando all’espansione dell’impianto fotovoltaico di Bir Rebaa North.

Lo scorso dicembre Eni ha firmato con Sonatrach un contratto petrolifero nel bacino del Berkine e un protocollo d’intesa per la cooperazione sulla transizione energetica.

L’IMPORTANZA DELL’ALGERIA PER L’ITALIA

L’Algeria è al centro del piano del governo italiano per la diversificazione delle forniture di gas e il distacco dalla Russia, attualmente il maggiore (nettamente) fornitore con una quota del 43 per cento sul totale importato.

Nel 2020 l’Algeria è stato il secondo fornitore di gas dell’Italia, con una quota di quasi il 23 per cento sul totale importato. Il gas algerino arriva in Italia attraverso il gasdotto TransMed: la tubatura ha una capacità di 30 miliardi di metri cubi all’anno; nel 2021 è stata sfruttata per 21 miliardi.

Il 28 febbraio il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è recato in visita ad Algeri, accompagnato proprio dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, per rafforzare la cooperazione energetica: si sono riuniti con il ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra e con i rappresentanti della società energetica statale Sonatrach. Stando alle fonti diplomatiche citate da Rai News fanno sapere che l’Algeria si è mostrata disponibile ad “aumentare le forniture di gas a favore dell’Italia nel breve, medio e lungo termine”.

Secondo le stime di Platts Analytics, nel 2022 l’Algeria potrà fornire all’Europa altri 7 miliardi di metri cubi di gas attraverso principalmente il TransMed. Un ulteriore incremento dell’offerta potrebbe arrivare con l’espansione del Medgaz (la condotta con la Spagna) e degli impianti per il gas liquefatto.

In prospettiva, però, l’Algeria presenta due problemi: uno è l’instabilità politica interna, che potrebbe paralizzare le forniture (come già succede in Libia); l’altra è la crescente domanda nazionale di gas (prima della pandemia, l’aumento medio annuo dal 2010 al 2019 è stato superiore al 6 per cento), che ne riduce le quantità destinabili all’esportazione.

QATAR, AZERBAIGIAN E NON SOLO

Nei piani italiani per l’emancipazione della Russia c’è gas liquefatto proveniente dal Qatar, dal Congo e dall’Angola (ma servono impianti di rigassificazione). C’è poi l’Azerbaigian con il TAP: ha una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno, eventualmente espandibile fino a 20 miliardi.

Come riportato da Energy Capital & Power, Eni ha intenzione di attivare nel 2023 un progetto sul gas liquefatto in Congo, nel blocco Marine XII. Il sito, si stima, raggiungerà una capacità di liquefazione di quasi 2 milioni di tonnellate all’anno. Il gas verrà destinato sia al consumo congolese, sia all’esportazione.

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