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Energia

Energia: servono idee e un rinnovamento del settore

Rinnovare il settore dell’energia: aria nuova nella rappresentanza associativa dell’industria nazionale Un sistema industriale per poter ben funzionare necessita di alcuni elementi imprescindibili che ne definiscano in modo chiaro le regole, ne guidino le scelte, ne indirizzino gli sviluppi, ne regolamentino l’attività e ne correggano le anomalie. Per funzionare bene un sistema deve essere di…

Rinnovare il settore dell’energia: aria nuova nella rappresentanza associativa dell’industria nazionale

Un sistema industriale per poter ben funzionare necessita di alcuni elementi imprescindibili che ne definiscano in modo chiaro le regole, ne guidino le scelte, ne indirizzino gli sviluppi, ne regolamentino l’attività e ne correggano le anomalie. Per funzionare bene un sistema deve essere di mercato, aperto e competitivo, con meccanismi di controllo efficaci, con norme chiare che ne definiscano efficacemente gli ambiti e i limiti. Il settore dell’energia è certamente, tra quelli industriali, uno di quelli maggiormente rilevanti nel nostro Paese e tuttavia su molti dei requisiti necessari a fare un sistema ben funzionante è in grave ritardo. Il mercato che lo regolamenta è quantomeno ancora poco aperto, i meccanismi di controllo si sono spesso rivelati poco efficaci e le norme, lungi dall’essere chiare, sono spesso oscure o addirittura inesistenti!

Andando ad analizzare più approfonditamente le motivazioni per le quali questo avviene, ci si deve per forza di cose confrontare con il quadro politico che tale mercato ha determinato negli anni, e soprattutto con il peso specifico dei principali Campioni Nazionali del settore che, volenti o nolenti, continuano ad influire in maniera decisiva sulle scelte di fondo dell’esecutivo, talvolta (se non spesso) anche in totale spregio della volontà popolare. Volendo fare qualche esempio recente la battaglia inutile a favore del nucleare con tanto di movimenti vari e testimonial di livello è emblematica di come gli interessi economici facciano molto più degli interessi elettorali (e di questo dovremmo preoccuparci davvero!).

Altro esempio ancor più recente riguarda la battaglia contro le rinnovabili che questo Governo sta portando avanti con i fatti impedendo agli operatori di avere un Decreto Ministeriale previsto dal 2014 e ancora non emanato!!! Infine, come ultimo esempio, possiamo prendere la recente questione sulle “trivelle” nella quale il Governo Renzi ha deciso di fare un regalo ai petrolieri (a Parigi ritenuti il male assoluto ma in Patria coccolati e difesi… ) con una norma sulla previsione che i titoli autorizzativi per le prospezioni già rilasciati debbano essere fatti salvi fino a quando il giacimento interessato si esaurisca. Questa norma, come evidente, ha suscitato lo sdegno di gran parte dell’opinione comune, della quasi totalità delle Associazioni Ambientaliste e, per la prima volta nella storia della Repubblica, di alcune Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto), che hanno deciso di impugnarla!

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In sintesi quello che abbiamo sperimentato fino ad oggi è che le decisioni importanti in tema di energia in questi anni sono state prese sempre sentendo i pochi grandi portatori di interessi particolari e mai, o quasi, badando agli interessi generali del sistema. Il consenso è sempre passato in secondo ordine rispetto alla pressione degli stakeholders anche quando le partite in gioco erano estremamente rilevanti, basti pensare ai grandi temi internazionali della decarbonizzazione del sistema ovvero dei mutamenti climatici dovuti al surriscaldamento globale.

Il Governo Italiano, meglio i governi succedutisi in questi anni, in effetti, spesso non hanno neppure avuto il problema del consenso elettorale, visto che in buona parte non sono stati figli di consultazioni elettorali ma di operazioni parlamentari, e il sempre minore legame con il territorio, dovuto alla modifica del sistema elettorale, ha ulteriormente annacquato tale rapporto diretto degli elettori con i loro rappresentanti, svincolandoli da responsabilità dirette. Insomma, nessuno viene più chiamato alle proprie responsabilità da parte dell’elettorato ma tutti rispondono a logiche di potere che dall’alto investono i comportamenti ligi alle direttive. In questo quadro, già assai poco edificante di suo, si inserisce la mancanza cronica e quasi incredibile di ogni tipo di controllo da parte di chi dovrebbe, con la conseguenza che ogni azione viene informata all’interesse prevalente senza contrappesi. D’altra parte la politica, sempre più debole, lascia praterie agli interessi economici, cosa di per sé buona, ma senza alcun tipo di indirizzo e questo porta a distorsioni pessime per il sistema. Unico baluardo in questo contesto potrebbero essere le Associazioni ma quelle ambientaliste hanno poca incisività in quanto, per troppo tempo, si sono attestate sui vari fronti del no e ancorano scontano, con qualche distinguo, tali posizioni di retroguardia, e quelle di categoria sono largamente controllate dagli esponenti di quei medesimi interessi di parte di cui dovrebbero essere contraltare….

Questa situazione di stallo perdura da troppi anni in un perverso circolo di autoreferenzialità e di sostegno reciproco che tende da parte del pubblico decisore ad accreditare solo le Associazioni, che poi a loro vota sostengono le sciagurate scelte della politica. Oggi è giunto il momento di scardinare questo sistema con l’accreditamento autorevole delle rappresentanze esistenti, che hanno negli anni dimostrato di essere autorevoli e strutturate, superando finalmente questo insostenibile sistema che per difendere se stesso sta facendo il male del Paese. Serve aria fresca, servono idee per il Paese e rinnovamento di tutto il settore dell’energia, non difesa anacronistica di privilegi e posizioni acquisite.

Simone Togni
Articolo pubblicato su Il Pianeta Terra, numero di Febbraio 2016

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