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Enel lascerà la Russia, ecco gli effetti sul bilancio

Enel vende la sua quota del 56,4 per cento in Enel Russia a due investitori locali. Tutte le conseguenze economiche, gli strascichi della riunione con Putin di gennaio e le parole dell'ad Starace.

Enel, società elettrica di cui il ministero dell’Economia è il maggiore azionista (con il 23,6 per cento), ha annunciato giovedì la vendita della sua quota del 56,43 per cento in Enel Russia a due soggetti locali. La transazione, che dovrebbe completarsi entro il terzo trimestre dell’anno, ha un valore di 137 milioni di euro. E rappresenta l’uscita del gruppo dal paese, come già deciso da altre grosse compagnie energetiche – BP e Shell, ad esempio – dopo l’invasione dell’Ucraina.

CHI COMPRA

La quota di Enel in Enel Russia è stata acquistata dall’azienda petrolifera russa Lukoil e dal fondo d’investimento Gazprombank-Frezia.

LA RIUNIONE DI ENEL CON PUTIN

Lo scorso gennaio l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, aveva partecipato a una riunione con il presidente russo Vladimir Putin assieme ad altri imprenditori e personalità economiche italiane: erano presenti ad esempio il presidente di Pirelli e il presidente di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico; assenti, invece, i rappresentanti di Eni e di Snam. Al tempo la Russia non aveva ancora invaso l’Ucraina, ma aveva posizionato già da settimane un gran numero di truppe in prossimità del confine.

LA CONTRARIETÀ DEL GOVERNO ITALIANO E LA GIUSTIFICAZIONE DI STARACE

Come ricostruito da Repubblica, il governo italiano aveva chiesto alle società controllate dal ministero dell’Economia (tra cui Enel, appunto) di non partecipare all’incontro per coerenza con la posizione politica italiana nei confronti di Mosca: la guerra in Ucraina non era iniziata, ma l’ammassamento di soldati aveva comunque creato una crisi internazionale. Starace giustificò però la sua presenza “con la necessità di non mettere a rischio la cessione a un’azienda del settore energia controllata dal Cremlino di tre centrali elettriche a gas e due impianti eolici che Enel possedeva in Russia”, scrive il quotidiano.

GLI EFFETTI ECONOMICI DELLA TRANSAZIONE

Questi asset sono stati ceduti con gli accordi di ieri: valgono 5,6 gigawatt di capacità di produzione elettrica e 300 megawatt di capacità eolica. Stando alla società, la transazione genererà un effetto positivo di 550 milioni di euro sul proprio indebitamento netto. La nota del gruppo Enel aggiunge che ci sarà “un impatto negativo sull’utile netto di Gruppo reported di circa 1,3 miliardi di euro, principalmente dovuto al rilascio della riserva di conversione cambi, per circa 1,1 miliardi di euro al 31 maggio 2022. Questo effetto contabile non avrà alcun impatto sui risultati economici ordinari”.

LE PAROLE DI STARACE

Starace – le sue parole sono riportate dal Sole 24 Ore – ha dichiarato che “da qualche anno avevamo cominciato a cedere le attività in Russia, paese in cui Enel si trova da molto tempo, sin dal lontano 2006”. “Poi”, aggiunge, “ci siamo resi conto che sarebbe stato difficile decarbonizzare gli altri impianti a gas che alimentano anche il riscaldamento delle città e abbiamo stabilito che la presenza nel paese non era compatibile con la nostra strategia”. “Abbiamo cominciato a separare Enel Russia nel modo più veloce possibile”, spiega,”abbiamo allontanato dal board della società i nostri consiglieri, nominando consiglieri indipendenti russi, sostituito manager non russi con colleghi russi, interrotto dove possibile tutti i flussi informatici che collegavano Enel Russia con Enel. Siamo diventati a tutti gli effetti un azionista passivo”.

ENEL E LE CENTRALI A CARBONE

Per far fronte a una possibile interruzione dei flussi di gas dalla Russia – mercoledì Gazprom ha tagliato le forniture all’Italia del 15 per cento – il governo sta valutando la riapertura delle centrali a carbone. Già mesi fa il presidente del Consiglio Mario Draghi disse che “potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato”. Molti di questi impianti sono gestiti da Enel.

Starace ha dichiarato che “la parte che ci compete in una situazione di eventuale emergenza è preparare le centrali a carbone a una robusta stagione di produzione, quando invece stavano accelerandone la dismissione. E questo senza approvvigionarci dalla Russia, come era invece previsto in precedenza. Dobbiamo comprare più carbone e non in Russia Ci siamo subito portati avanti e abbiamo cominciato a comprarlo due settimane dopo l’inizio della guerra”.

“Oggi il carbone ce l’abbiamo”, assicura: “lo acquistiamo da Indonesia, Colombia, Sudafrica. Il problema non è tanto il costo, quanto la qualità del carbone che è inferiore a quello russo, per cui richiede maggiore lavoro per la gestione, manutenzione e pulizia degli impianti”.

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