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Emilia-Romagna, le alluvioni e i casini sulle risorse. Report

Intoppi burocratici e inefficienze istituzionali impediscono il pieno utilizzo delle risorse stanziate per la sicurezza del territorio. Le analisi del Sole 24 Ore, i report della Corte dei Conti e i rapporti dell'Ispra-Cnr

 

“Un Paese di paradossi. È tra i più piovosi d’Europa, ma riesce a immagazzinare appena il 4% dell’acqua, complici infrastrutture obsolete, perdite sulla rete, dighe bloccate o da sfangare. È anche tra i più fragili dal punto di vista idrogeologico – con il 94% dei Comuni a rischio frane, alluvioni ed erosione e 8 milioni di persone che vivono in aree ad alta pericolosità – ma incapace di spendere i fondi dedicati. Replicando all’infinito lo schema di sempre: frammentazione e burocrazia, che producono inconcludenza. E così, tra fondi nazionali ed europei, ci sono 21 miliardi di euro – il calcolo arriva dagli uffici del ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci (si veda l’intervista al Sole 24 Ore del 4 febbraio scorso) – stanziati fino al 2030 per la messa in sicurezza del territorio, sparsi in mille rivoli. Senza controllo e senza regia. Senza neppure contezza di quanto sia stato speso sin qui: la ricognizione, non ancora conclusa, è affidata a un gruppo interministeriale nato dopo l’alluvione di Ischia”.

È la fotografia del quotidiano Sole 24 Ore dell’Italia dopo le alluvioni che hanno colpito l’Emilia Romagna.

Ma vediamo di fare il punto con gli ultimi aggiornamenti sulla tragedia e gli approfondimenti sulla questione risorse, inefficienze e negligenze (anche della Regione).

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LE VITTIME DELLE ALLUVIONI IN EMILIA-ROMAGNA

L’Emilia Romagna è devastata delle alluvioni che hanno sfigurato città e piccoli comuni, ora si temono nuovi smottamenti e frane. È di 5 morti e un disperso il bilancio di deceduti nel Ravennate, rinvenuti tra ieri e oggi nella zone alluvionate, riassume l’agenzia Agi. Gli ultimi due oggi a Russi, una coppia di due agricoltori di 73 e 71 anni, marito e moglie, trovati senza vita nel loro appartamento completamente invaso dalle acque. Sarebbero stati schiacciati da un frigorifero che cercavano di spostare. Con le 8 vittime comunicate ieri dalla Regione, il bilancio sale quindi a 13.

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LA CORSA CONTRO IL TEMPO DEI SOCCORRITORI E LA CONTA DEI DANNI

Prosegue la corsa contro il tempo per soccorrere le persone rimaste intrappolate e mettere in sicurezza i paesi, le città e le strade inondate dalla piena dei fiumi. Al tempo stesso inizia la conta dei danni (enormi) con tante aziende rimaste sott’acqua, mentre permangono forti disagi per la circolazione, con numerosi treni deviati e cancellati.

SFOLLATI E DISPERSI PER EFFETTO DELLE ALLUVIONI IN EMILIA-ROMAGNA

l bilancio è drammatico, secondo il punto dell’agenzia stampa Agi: 10mila gli sfollati, non definito il numero di eventuali dispersi, 42 i comuni coinvolti, 27mila persone prive di energia elettrica, 250 strade chiuse.

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“Un’emergenza che ci fa ricordare giustamente il terremoto: l’impegno del governo, fissando anche il consiglio dei ministri martedì, è anche per renderci conto degli impegni che prenderemo: il presidente ha già indicato i primi interventi anche di ordine finanziario ma credo che tutti si rendano conto della necessità di avere il controllo di quella che è l’emergenza, che va valutata comune per comune”, ha detto il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin facendo il punto a Bologna sull’emergenza maltempo.

I NUMERI DELL’ALLUVIONE

Settemila le richieste d’aiuto al 112, 1.500 gli uomini impegnati nelle attività di soccorso, 3.000 gli interventi eseguiti. L’alluvione ha devastato intere città. Sono stati 23 i fiumi esondati e 280 le frane. Zolle di terra e alberi che cadono come birilli sulla strada, persone rifugiate sul tetto, anziani e bambini messi in salvo con i gommoni, strade trasformate in paludi. Gli alberi secolari lasciano solo un ciuffo verde visibile alle telecamere. La case sembrano barche rosse in mezzo alla melma. Immagini che hanno fatto il giro del mondo. La realtà ha superato le peggiori previsioni: in alcune zone è caduta in 36 ore più pioggia della media dell’intero mese di maggio.

I LUOGHI SOTT’ACQUA E I BLACKOUT

Sott’acqua Faenza, Cesena, Forlì, Lugo, Cervia, alcune zone del Ravennate oltre a comuni più piccoli e anche i portici della centrale via Saffi a Bologna sono stati inondati. Blackout elettrici, linee telefoniche fuori uso, treni in tilt: l’angoscia alimentata dall’isolamento di intere aree.

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La Romagna è sommersa, annaspa ma si aggrappa a ogni ancora (1.200 volontari, gommoni, elicotteri, 600 vigili del fuoco) per non affondare. Stivali di gomma, pantaloni al ginocchio e secchi in mano. Via l’acqua (adesso) come fu per le macerie (11 anni fa) per una terra che vuole rialzarsi a ogni costo.

Nonostante le operazioni di ripristino siano tuttora rallentate dalle condizioni impervie e di difficile viabilità, i 700 tecnici Enel, tra personale interno e quello di imprese terze, messe in campo dall’Azienda E-distribuzione hanno riattivato la fornitura elettrica di oltre la metà dei 50.000 utenti disalimentati, registrati nella mattina di ieri. Alle ore 18:30 risultano 18.500 clienti disalimentati.

INTOPPI BUROCRATICI E INEFFICIENZE ISTITUZIONALI

Ma c’è anche un aspetto poco considerato finora: l’aspetto istituzionale con intoppi burocratici e scarsa efficienza nell’utilizzo delle risorse stanziate.

La Corte dei conti – ricorda oggi il Sole 24 Ore – cita il rapporto Ispra 2020 relativo al progetto Rendis (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo), che ha censito in vent’anni 6.063 interventi del ministero dell’Ambiente per 6,59 miliardi, a fronte di 7.811 proposte presentate dalle Regioni per un totale di 26,5 miliardi.

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In un altro documento diffuso due giorni fa, l’Istituto segnala l’Emilia Romagna come la più esposta al rischio alluvione, con le province di Ravenna e Ferrara in cima alla classifica. Nel mirino, «la complessa ed estesa rete di collettori di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, di tratti arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, di regimazioni e rettifiche in specie nei tratti di pianura». Peraltro il 14,6% del territorio della Regione è classificato ad alta pericolosità per le frane: vi risiedono 86.639 persone. E sono a rischio oltre 39.660 famiglie, 53.013 edifici, 6.768 imprese e 1.097 beni culturali.

COSA EMERGE DAL RENDIS

E’ dal censimento delle spesa effettiva e delle opere realizzate/incompiute che saltano fuori i numeri impressionanti, definitivi e vergognosi che inchiodano tutto il ceto politico dell’Italia lungo due lustri e 14 governi, ha rimarcato il Fatto Quotidiano: “Sono monitorati da Ispra nel suo Repertorio Nazionale degli interventi per la difesa del suolo (RenDis): negli ultimi 20 anni in Italia sono stati finanziati 11.204 progetti impegnando 10,5 miliardi (e poi diremo perché 10 e non 7) ma ad oggi soltanto 4.800 interventi sono stati ultimati, con una spesa effettiva di 3,6 miliardi. Dal totale van tolti 1.800 ancora in fase di progettazione, 1.434 in fase di esecuzione, 208 revocati. Di ben 2.607 interventi poi non si hanno proprio notizie, i relativi dati “non sono disponibili” anche se cubano 2 miliardi di risorse. Guardando alla sola Emilia-Romagna, dal 1999 al 2023 sono stati finanziati 529 progetti di messa in sicurezza con un impegno spesa di 561 milioni di euro, ma solo 368 sono stati ultimati spendendo: all’appello mancano 161 interventi che valgono 258 milioni, oltre la metà dei soldi destinati alla regione”.

LE DEFAILLANCE DI BONACCINI E SCHLEIN

Ha scritto Open, il giornale fondato da Enrico Mentana e ora diretto da Franco Bechis: “La giunta regionale dell’Emilia Romagna con presidente Stefano Bonaccini e vicepresidente Elly Schlein ha restituito fra il 2021 e il 2022 al ministero delle Infrastrutture 55,2 milioni di euro di un finanziamento di 71,9 milioni di euro ricevuto dallo Stato per la manutenzione e la messa in sicurezza dei corsi di acqua della Regione. I soldi come riporta la Corte dei Conti nei suoi rapporti 2021 e 2022 sulla Emilia Romagna sono stati restituiti perché la Regione non è stata capace di spenderli nei tempi previsti come stabilito dai contratti di finanziamento a carico dello Stato. Quei fondi che Bonaccini, Schlein e la squadra di assessori in carica non sono stati capaci di spendere avrebbero evitato il disastro compiuto dal maltempo in queste ore. Nell’elenco degli interventi previsti in quei finanziamenti perduti c’erano infatti anche la «Manutenzione ordinaria per sistemazione rete idrografica del bacino Lamone», i «Lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana in tratti saltuari nei corsi d’acqua dei Bacini del T. Idice e del T. Sillaro», e pure gli “Interventi urgenti e d’emergenza nei corsi d’acqua dei bacini del torrente Idice», quelli “d’emergenza nei corsi d’acqua dei bacini del torrente Sillaro», nonché i «Lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana in tratti saltuari dei torrenti Idice, Savena, Sillaro, Quaderna, Gaiana e Fossatone», i «Lavori di Manutenzione Torrente Ravone» e tanti altri. Comunque tutti i lavori per mettere in sicurezza proprio i corsi di acqua ora esondati. La Corte dei Conti riferisce che Bonaccini, Schlein & c. si sono difesi sostenendo che per lo più quelle cifre non erano state utilizzate per le «dinamiche del Patto di stabilità che ha impedito di spendere le risorse residue». La sezione della Corte dei Conti davanti a cui si è svolto il contraddittorio non è sembrata credere a quelle giustificazioni, rimarcando invece «la obiettiva constatazione della mancata realizzazione da parte dell’Amministrazione regionale, in un arco di tempo durato oltre un decennio, dell’opera di sistemazione idrogeologica per l’importo di circa 55 milioni, oltretutto finanziato interamente dallo Stato e che, per via di quanto emerso, ha determinato la restituzione di detta somma al bilancio del Ministero». Da parte sua la Regione Emilia Romagna sostiene di aver impegnato i fondi dopo averli riottenuti, chiarendo che quelli in questione erano destinati al sistema idroviario e non alle opere di sicurezza dei fiumi”.

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