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Alluvioni Emilia Romagna

Alluvioni ed esondazioni in Emilia-Romagna (e non solo), che cosa dicono gli esperti

Dalla siccità dei mesi scorsi alle violente precipitazioni iniziate i primi di maggio, ecco come climatologi, meteorologi e geologi spiegano le devastanti alluvioni che si stanno abbattendo sul nostro Paese e in particolare in Emilia-Romagna. Tutti i dettagli

 

Le alluvioni ed esondazioni che stanno mettendo in ginocchio l’Emilia-Romagna vengono definite dagli esperti qualcosa che “rimarrà negli annali” perché in passato capitava “ogni 3 o 4 decenni” e non due volte nel giro di quindici giorni.

Ma cosa sta succedendo a livello scientifico e quali sono le cause?

UNO SCENARIO INUSUALE CHE SI RIPETE

Dopo le intense e continue precipitazioni che si sono verificate tra il 1 e il 4 maggio scorso, soprattutto nell’area tra le province di Bologna e Forlì-Cesena, la situazione è di nuovo preoccupante perché, come ha spiegato al Corriere della sera il climatologo e ricercatore del Cnr, Massimiliano Pasqui, si stanno verificando “le stesse condizioni meteo con una circolazione ciclonica, ovvero il maltempo, molto stazionaria, che si muove con lentezza”.

Il problema principale, oltre alla quantità di acqua caduta – “il doppio della pioggia che scende normalmente” -, è che “le precipitazioni si sono concentrate in pochi giorni, appunto tra il 1 e il 4 maggio e dalla mezzanotte del 15”.

DI QUANTA PIOGGIA STIAMO PARLANDO

“Tra il 1 e il 3 del mese, in Romagna sono scesi 230-240 millimetri di pioggia. In un anno ne cadono in media 750 a Ferrara e 1.200 sull’Appennino. Ieri ne sono arrivati quasi altri 100”, ha detto a Repubblica il climatologo Carlo Cacciamani, direttore di ItaliaMeteo, aggiungendo che “sono valori che registravamo ogni 3 o 4 decenni”.

Entrando nel dettaglio, Pasqui ha precisato che “su Cesena, tra le località che più stanno soffrendo, in 18 ore si sono abbattuti 70 millimetri di pioggia a fronte di una media che, nell’intero maggio, negli ultimi trent’anni è stata di 52 millimetri. A Faenza, sommersa due volte in 15 giorni, siamo a 70 millimetri contro una media di 57. A Bologna e Ancona siamo lì: rispettivamente 50 e 40 millimetri contro i passati 66 e 55”.

ECCO PERCHÉ C’ENTRA IL RISCALDAMENTO CLIMATICO

Questi fenomeni si stanno verificando molto più spesso che in passato a causa del riscaldamento climatico perché “un’atmosfera mediamente più calda sarà in grado di caricarsi di maggiori quantità di vapore acqueo” e, dunque, spiega Cacciamani, “quell’acqua, cadendo, darà vita a fenomeni da record come quelli che vediamo ora”, mentre prima la normalità erano “temporali improvvisi e brevi”.

Anche per Luca Lombardo, meteorologo dell’Osservatorio geofisico dell’università di Modena e Reggio, in futuro andremo incontro fenomeni temporaleschi “più intensi e più rari”.

IL CICLONE MINERVA, “UNA DEPRESSIONE ESPLOSIVA”

Lombardo ha infatti spiegato che il ciclone Minerva che attraverserà tutta l’Italia viene definito dal servizio meteo dell’Aeronautica Militare una “depressione esplosiva” proprio perché “è la definizione scientifica che segnala tanta energia in gioco, tanta davvero”.

Il fenomeno, che indica un brusco calo della pressione, arriva in un momento in cui “c’è aria calda, decisamente sopra la media, nell’Est Europa, nei Balcani, in Turchia, nel Nord Africa” e “aria fredda nell’Europa occidentale”, quindi, “quanto sta succedendo non è altro che lo smaltimento della differenza di temperatura tra le due zone”, ha chiarito Lombardo.

Questa situazione determina violente precipitazioni che, dopo una breve tregua, riprendono da capo. Eventi che per il meteorologo bisogna affrontare “gestendo l’inevitabile”, migliorando la cultura del clima e l’autocomportamento dei cittadini, ed “evitando l’ingestibile”, nell’unico modo possibile, “a livello statale, concorrendo con gli altri paesi Ue a lavorare per la riduzione dei gas serra […] Ci piaccia o no”.

TROPPO CEMENTO…

Ma oltre a essere causa del riscaldamento climatico, l’uomo è responsabile anche della quantità di cemento e asfalto utilizzati – legalmente – per costruire. A spiegarne il collegamento con i fenomeni meteorologici è stato il geologo Mario Tozzi in un articolo su La Stampa.

Le piogge di questa intensità, infatti, nel nostro Paese diventano catastrofiche perché, secondo l’esperto, nell’utilizzo di tali materiali non è stata prestata la “minima attenzione a versanti, corsi d’acqua e coste”.

“Se togli spazio a un fiume, quello prima o poi se lo riprende, e a nulla varranno altre opere in un contesto climatico così estremo. Anzi, no, varranno i sistemi che rinaturalizzano il territorio, varranno gli spostamenti, dolorosi, ma obbligati di case e capannoni, varrà una pianificazione ‘dolce’ delle poche opere che occorrono davvero. Come in Versilia, dove ci sono state altre piogge importanti dopo quel 1996, ma pochi danni, e come nel resto d’Europa, dove si tende a lasciare i fiumi liberi di esondare a monte delle città, nelle pianure alluvionali che, come dice il nome, sono fatte proprio per questo. A patto di non averci costruito sopra”, ha scritto Tozzi.

I fiumi finora esondati in Emilia-Romagna sono 14, con il conseguente allagamento di 23 Comuni.

…E TROPPA POCA MANUTENZIONE (E PERSONALE)

Che il riscaldamento climatico di origine antropica non sia l’unica causa di alluvioni ed esondazioni lo pensa anche Paride Antolini, presidente regionale dell’Ordine dei Geologi, che punta il dito invece su mancata manutenzione e insufficienza di tecnici, professionale qualificato, per i quali gli stanziamenti previsti non sono mai abbastanza.

“Se si rompe un argine, il cambiamento climatico non c’entra nulla. È un problema di manutenzione. Come le strutture, anche i terreni perdono le loro caratteristiche con il tempo”, ha detto al Corriere della sera. “Non puoi evitare che la gente costruisca, ma questo costruire deve essere accompagnato. L’ambiente è fragile e tutto deve funzionare alla perfezione”.

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