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Decreto Semplificazione, si spegne la carica green del governo Conte?

Cosa dicono Kyoto Club e Anev sul decreto Semplificazione del governo Conte

 

Delusione è dire poco. La carica green del Conte bis si spegne nel decreto semplificazione. Invece di imboccare spedito la strada della decarbonizzazione, il provvedimento è andato a sbattere contro le proteste del mondo verde. Un boomerang chissà quanto innocente. Il “Semplificazione” non solo ha deluso, ma rischia di bloccare tutte le buone iniziative che aiutano la transizione energetica italiana.

Ieri, il Ministro dell’Economia Gualtieri ha sostenuto la necessità di impegnare le risorse del Recovery Fund in ottica di sostenibilità. Il fatto è che sono ancora calde le proteste di aziende ed Associazioni contro le norme del decreto. E se non si hanno alleati i protagonisti industriali ed economici del cambiamento green, dove si pensa di andare?

Si è complicato tutto, dice il Kyoto Club. Perché? “Il testo mortifica la tanto annunciata svolta green. Non è stata accolta nessuna proposta a favore delle energie rinnovabili, ma sono state introdotte ulteriori facilitazioni a favore del comparto petrolifero”. Le energie fossili restano il punto debole di una strategia tanto declamata nei Palazzi, quanto poco realizzata. “Ma scarsa attenzione è stata data anche alla riqualificazione delle città”, ha detto Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club.

Le associazioni delle aziende produttrici di energia pulita avevano presentato proposte per semplificare le procedure per rinnovare i parchi eolici, realizzare piccoli impianti idroelettrici e geotermici privi di impatti territoriali. Proposte che comportano investimenti diretti, innovativi che prevedono la conversione di impianti ormai obsoleti fino a mettere biometano nelle reti urbane. Al contrario di quello che dicono in pubblico il premier Conte, il Ministro Costa e tutti gli altri ministri verdi (?) “sono state introdotte, ulteriori facilitazioni a favore del comparto petrolifero: royalties più basse sulle trivellazioni a terra e in mare, meno vincoli autorizzativi per la costruzione di nuovi oleodotti”.

Le critiche del Kyoto club non sono rimaste isolate. Per l’eolico, per esempio, si è pronunciata l’Anev, associazione di categoria. Senza dimenticare che i Cinquestelle in passato hanno condotto campagne fortemente contrarie alle pale eoliche, ora – dicono gli industriali del vento – il testo del decreto Semplificazione semplicemente non è sufficiente a traguardare gli obiettivi settoriali che questo Governo ha indicato di voler raggiungere. Un altro autogol del governo: “spiace che le proposte specifiche avanzate dall’Associazione Nazionale Energia del Vento non siano state recepite” dice una nota. Poi sono arrivate le proteste del Coordinamento delle Fonti Rinnovabili-Free, che non vedono nulla di buono nelle decisioni del governo. In conclusione, si spiega, sono state approvate norme che fanno a pugni con le altisonanti dichiarazioni di svolta ecosostenibile di una coalizione sorda. Tutto accade nelle ore delle decisioni sui soldi del Recovery Fund che il buon ministro Gualtieri dice di spendere per la svolta verde. Crederci.

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