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Tabarelli

Cosa pensa dell’ex Ilva il nuovo commissario Tabarelli

Il governo ha nominato due nuovi commissari straordinari di Acciaierie d'Italia: uno è Davide Tabarelli, economista esperto di energia. Ecco cosa pensa della crisi dell'ex Ilva.

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha nominato oggi altri due commissari straordinari di Acciaierie d’Italia, la società siderurgica in crisi precedentemente nota come ILVA: sono Giovanni Fiori, professore alla Luiss ed esperto di governo d’impresa, e Davide Tabarelli, economista e fondatore di Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia.

I due affiancheranno Giancarlo Quaranta, già nominato commissario straordinario di Acciaierie d’Italia lo scorso 20 febbraio.

CHI È DAVIDE TABARELLI…

Tabarelli è stato professore a contratto presso l’Università di Bologna e presso il Politecnico di Milano, consulente del consiglio di amministrazione di Eni (2018-2020) e consulente governativo su questioni energetiche (1995-1996; 2003; 2005), oltre che editorialista del Sole 24 Ore. Dal 2006 è fondatore e presidente di Nomisma Energia.

In passato Tabarelli ha consigliato il razionamento del gas naturale consumato dalle industrie per far fronte al crollo delle forniture russe e ha criticato la Commissione europea per essersi rifiutata di imporre un tetto al prezzo di tutto il gas importato dall’Unione, limitandosi a un price cap sulla sola Russia.

… E COSA PENSA DELL’EX ILVA

In un articolo pubblicato sul Mattino il 21 gennaio scorso, Tabarelli ha inserito la crisi dell’ex Ilva all’interno del generale declino dell’industria siderurgica europea. L’Europa, infatti, ha perso rilevanza nel settore dell’acciaio: se nel 2000 valeva il 20 per cento della produzione mondiale, oggi è scesa all’8 per cento; di contro, la Cina rappresenta da sola quasi la metà dell’output globale.

“Nel mondo l’anno scorso sono state prodotte 1900 milioni di tonnellate di acciaio, in Europa 137, in Italia 22, a Taranto [dove ha sede l’ex ILVA] 3”, ha scritto l’esperto.

Secondo Tabarelli, la “vera causa” del fallimento della società è il dominio del dogma ambientale, con l'”accusa di strage del processo penale”: “vi è da chiedersi come mai”, spiega, “se a Taranto l’acciaio uccide, come molti integralisti sostengono, nel resto del mondo si producono miliardi di tonnellate di acciaio, da impianti molto efficienti, senza fare stragi”.

PRODURRE ACCIAIO CON L’IDROGENO VERDE? “UN SOGNO EUROPEO”

Nell’articolo Tabarelli criticava le aspettative sull’acciaio a basse emissioni, prodotto con l’idrogeno in sostituzione dei combustibili fossili: ma “nel mondo non esiste una tonnellata di acciaio fatta con idrogeno verde”, faceva notare, mentre “il miliardo di acciaio che fa la Cina, e che sta inondando tutti i mercati per calo della domanda interna, è fatto in modo tradizionale con almeno 500 milioni di tonnellate di carbone”.

Quanto all’acciaio prodotto con le tecnologie di riduzione diretta del ferro, l’economista ha scritto che nel 2023 ha rappresentato solo il 7 per cento dell’output siderurgico globale. Il combustibile utilizzato è stato il gas naturale e non l’idrogeno da fonti rinnovabili, che Tabarelli considera “un sogno europeo che rimarrà tale”, probabilmente per via dei costi elevati e delle grandi quantità di energia necessarie all’ottenimento.

ARCELORMITTAL INVESTE IN FRANCIA? SÌ, MA…

Nell’articolo Tabarelli ha anche evidenziato le differenze di contesto tra l’Italia e la Francia: mentre infatti ArcelorMittal (il gruppo indiano-lussemburghese che controlla Acciaierie d’Italia) non è intenzionata a spendere per il rilancio del sito di Taranto, ha deciso però di investire 1,8 miliardi di euro nello stabilimento di Dunkerque. Qui, infatti, ArcelorMittal installerà due forni elettrici e un impianto di riduzione diretta del ferro.

“Il grande vantaggio” di Dunkerque per ArcelorMittal, scrive Tabarelli – come spiegava già Start Magazine – “è che avrà elettricità a prezzi scontati dalla centrale nucleare dell’EdF lontana solo 3 chilometri. Da mesi si parla di prezzi a 70 euro per megawattora, contro valori in Europa a 100 e una media in Italia l’anno scorso di 127”.

La disponibilità di elettricità nucleare a basso prezzo permetterà di ridurre i costi di produzione dell’acciaio nei nuovi forni e potrà eventualmente venire utilizzata, in futuro, per ottenere idrogeno viola (a zero emissioni di gas serra, come quello verde da rinnovabili). “Senza il nucleare”, conclude l’esperto, “il progetto non sarebbe fattibile”.

ALL’EX ILVA SERVE REALISMO, SECONDO TABARELLI

Tabarelli pensa che l’Italia debba trarre un insegnamento dal caso di Dunkerque, e cioè capire “che serve maggiore realismo, che senza energia a costi bassi ogni progetto non è attraente per nessuno e che è troppo facile buttarla sull’energia dal sole”.

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