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Arcelormittal

Acciaio, ArcelorMittal snobba l’ex Ilva ma investe in Francia

Mentre in Italia ArcelorMittal non mostra intenzione di impegnarsi nell’ex Ilva, in Francia investirà 1,8 miliardi di euro per la produzione di acciaio verde a Dunkerque. Tutti i dettagli.

ArcelorMittal non pare affatto intenzionata a investire nel rilancio di Acciaierie d’Italia, la società siderurgica precedentemente nota come Ilva, e si è opposta al piano del governo per l’aumento di capitale, che avrebbe l’effetto di ridurre la sua quota di partecipazione dall’attuale 62 per cento al 35-40 per cento circa. Come spiegato dal governo, il gruppo indiano-lussemburghese non è disposto “ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza”. L’impressione più diffusa è che ArcelorMittal voglia ottenere una buonuscita.

Se questa è la situazione in Italia, in Francia invece ArcelorMittal ha raggiunto un accordo con il governo francese per investire 1,8 miliardi di euro nell’aggiornamento dell’acciaieria di Dunkerque in modo da ridurne i livelli emissivi.

COSA FARÀ ARCELORMITTAL IN FRANCIA

Come anticipato, l’investimento di ArcelorMittal permetterà di tagliare del 6 per cento le emissioni dello stabilimento di Dunkerque, nel nord della Francia. Il governo francese sta cercando di incoraggiare la riconversione di quest’area da ex-centro minerario impoverito a polo delle nuove industrie della sostenibilità: non solo acciaio “verde” ma anche fabbriche di batterie e di materiali intermedi, ad esempio, come quelle di ProLogium e di Orano.

Lo stato francese parteciperà all’investimento nell’acciaieria – 1,8 miliardi di euro in tutto – con una somma massima di 850 milioni. I soldi verranno spesi per due forni elettrici e un impianto di riduzione diretta del ferro, due tecnologie che permettono di ridurre le emissioni della produzione siderurgica, un’attività molto dispendiosa sul versante energetico e causa di notevoli quantità di emissioni di CO2.

ANCHE LA SPAGNA SUSSIDIA L’ACCIAIO VERDE DI ARCELORMITTAL

Circa un anno fa, la Commissione europea ha autorizzato la Spagna a concedere un aiuto di 460 milioni di euro ad ArcelorMittal per la conversione dell’acciaieria di Gijón: i due altoforni alimentati a gas naturale verranno – anche in questo caso – sostituiti con un forno elettrico e un impianto di riduzione diretta alimentato a idrogeno.

IL RUOLO DELL’ENERGIA NUCLEARE

L’investimento di ArcelorMittal è favorito dalla vicinanza della centrale nucleare di Gravelines: l’azienda firmerà prossimamente un accordo con la società energetica Electricite de France (EDF) per la fornitura a lungo termine di elettricità pulita. EDF, peraltro, ha intenzione di costruire due nuovi reattori nel sito di Gravelines.

Il ruolo dell’energia atomica a basso prezzo era stato sottolineato anche da ProLogium quale condizione favorevole all’investimento.

INTANTO, IN ITALIA…

Per quanto riguarda invece l’Italia, stando al Corriere della Sera ArcelorMittal dovrebbe optare per un’uscita “morbida” da Acciaierie d’Italia, in modo da evitare “un lungo contenzioso legale”. Secondo le fonti del quotidiano Rcs, sulla scia di quelle del giorno prima di Repubblica, il gruppo chiederà una buonuscita di 250-300 milioni di euro, “a fronte di un valore contabile di circa 420 euro”: si tratta del 40 per cento della valutazione dell’ex-ILVA nel 2020, al momento del patto tra ArcelorMittal e Invitalia; la percentuale del 40 per cento è grossomodo quella a cui scenderà ArcelorMittal dopo la ricapitalizzazione da parte del governo. La data-limite per le trattative tra le parti è il 17 gennaio.

Come riporta il Corriere, anche l’Italia aveva stipulato con ArcelorMittal un patto simile a quello francese: si tratta del memorandum dell’11 settembre scorso, coordinato dal ministro per gli Affari europei (con delega al Sud) Raffaele Fitto e contenente investimenti per 4,6 miliardi, con un contributo pubblico da 2,2 miliardi. “Ma l’intesa”, scrive il quotidiano, “non piacque né a Invitalia né al collega di governo Adolfo Urso”, titolare del ministero delle Imprese.

Quanto ai possibili nuovi soci di Invitalia in Acciaierie d’Italia, i nomi maggiormente ricorrenti sono quelli di Vulcan Green Steel, Metinvest e soprattutto Arvedi. “Già nel 2017 Arvedi con Jindal, Cdp e Delfin aveva presentato un’offerta per il polo di Taranto, come cordata antagonista di ArcelorMittal”, ricorda Il Sole 24 Ore.

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