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ExAlcoa

Come ripartirà l'(ex) Alcoa

Il post dell’avvocato Angela Lupo, blogger di Start Magazine, sulla riunione svolta ieri al ministero dello Sviluppo economico sul futuro di Alcoa (Ex) Alcoa, Atto Terzo: si potrebbe descrivere così la riunione che si è svolta ieri al Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del Ministro Calenda e delle Organizzazioni Sindacali che hanno dato il…

(Ex) Alcoa, Atto Terzo: si potrebbe descrivere così la riunione che si è svolta ieri al Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del Ministro Calenda e delle Organizzazioni Sindacali che hanno dato il benestare/placet acconsentendo sostanzialmente agli input dati dal Ministero lo scorso 3 maggio, input afferenti, come già ricordato, alle modalità di partecipazione dei lavoratori sia al capitale della ex Alcoa sia al Consiglio di Sorveglianza dell’azienda.

I passi successivi saranno immediati: oggi presumibilmente si svolgerà l’Assemblea di Sider Alloys che dovrà deliberare l’aumento di capitale della società, riservandone una quota pari al 5% all’Associazione di lavoratori (lavoratori che potranno aderire in forma del tutto gratuita) e, nel contempo, provvedere alla modifica dello Statuto societario includendo nuove regole di governance dell’azienda in senso duale.

Un’occasione da non perdere, dunque, per i lavoratori metalmeccanici. “È la prima volta nell’industria italiana – ha dichiarato il Ministro Carlo Calenda – che si sperimenta la partecipazione dei lavoratori al capitale ed alla governance dell’azienda. Sono particolarmente felice che questa sperimentazione cominci dagli operai ex Alcoa che hanno combattuto per lungo tempo per fare in modo che l’impianto rimanesse in condizione di poter essere riavviato”.

Il Ministro Calenda è riuscito come nessuno prima a disegnare, in modo “gentile” ma deciso, la geografia dell’industria italiana. Perchè si tratta proprio di geografia, visto che molte delle realtà industriali in crisi attraversano regioni diverse e lontane della nostra Italia: Piemonte, Toscana, Sardegna, Puglia e tanti, tanti altri territori della penisola.

E’ stato sicuramente un successo la soluzione di Embraco: alla delocalizzazione, data per imminente, hanno fatto eco, nei giorni scorsi, le promesse di occupazione e produzione.. Così su Twitter il Ministro Calenda: “Presentati ai sindacati piani di industrializzazione per #Embraco. Tutti assunti, partenza immediata e nessun contributo pubblico. Continueremo a monitorare”. A Piombino invece è stata firmata la cessione di Aferpi (Acciaierie) dal gruppo Cevital a Jindal (JSW): anche qui l’industria dell’acciaio riparte! Solo l’Ilva di Taranto resta da definire: il futuro attende. E gli italiani pure.

Verrebbe da domandare: perché tanta attenzione al settore della metalmeccanica, della siderurgia, dell’acciaio? Semplice la risposta: perché per produttività del lavoro, solo nel settore manifatturiero, l’Italia è al secondo posto (dopo la Germania al 24,4%) con il suo 22,8%. Qualcosa che ci riesce bene, qualcosa in cui gli italiani sanno ben produrre.

E allora ci sarebbe solo da dire grazie al Ministro Calenda e al Mise per aver saputo trovare la formula “che mondi possa aprirti” per dirla con le parole del grande poeta Eugenio Montale. La formula ha significato, da un lato, attenzione alla realtà industriale e del territorio dell’Italia e, dall’altro, la messa in atto di tutte le possibili misure per intercettare i segni dei tempi: la quarta rivoluzione industriale, il digitale, la robotica, un nuovo modo di fare impresa e di lavorare, la partecipazione dei lavoratori, in modo più diretto e magari più consapevole, alla vita della società.
L’impresa e i lavoratori, insieme.

Sarebbe bello che potesse diventare patrimonio di tutte le realtà imprenditoriali (almeno quelle di grandi dimensioni) l’idea di partecipazione al capitale dell’azienda, da parte dei lavoratori (per ora, stante l’attuale diritto societario, va bene, come per Sider Alloys, la figura intermedia dell’Associazione dei lavoratori, anche in previsione della partecipazione al Consiglio di Sorveglianza). Partecipare non vuol dire necessariamente controllare il “Padrone”. Partecipare significa innanzitutto favorire le condizioni utili per aumentare la produttività, promuovendo il “buon lavoro” e una vita sana e sicura per il lavoratore.

Partecipare vuol dire anche progettare insieme il futuro dell’azienda in cui si lavora. Adriano Olivetti sarebbe felice del risultato ottenuto dai lavoratori dell’ex Alcoa. E un po’ di sano interesse nazionale dovrebbe farci tutti dire grazie al Ministro Calenda, al Mise (e al Governo) per aver nuovamente posto al centro dello sviluppo dell’Italia l’industria e il lavoro. Non sciupare questo lungo incanto sarebbe cosa buona e giusta. Sarebbe degno di italiani veri.

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