Cheniere Energy, una delle principali aziende statunitensi che esportano gas naturale liquefatto (GNL), ha raggiunto questa settimana un accordo di fornitura per vent’anni con una società cinese, ENN Natural Gas.
IL CONTRATTO CON QATARENERGY
Negli ultimi tempi la Cina ha firmato diversi contratti d’acquisto di GNL a lungo termine. Uno proprio la settimana scorsa, dalla durata di ventisette anni, tra la società petrolifera CNPC e la compagnia energetica statale qatariota QatarEnergy; il gruppo petrolchimico Sinopec aveva fatto lo stesso a novembre 2022.
LA CINA SCEGLIE IL GNL E LE FORNITURE A LUNGO TERMINE
Il GNL è utile alla Cina per diminuire il consumo di carbone e ridurre le sue emissioni di gas serra (è il paese che ne produce di più, circa il 30 per cento del totale mondiale). I contratti a lungo termine permettono al paese di garantirsi la certezza degli approvvigionamenti nel lungo periodo e tutelarsi dalla volatilità dei prezzi sui mercati spot, quelli giornalieri e all’ingrosso che risentono maggiormente delle crisi geopolitiche e dei timori sull’offerta.
Come nota Quartz, la Cina si sta rivolgendo a un ristretto numero di paesi fornitori di GNL: l’Australia, la Russia, il Qatar e gli Stati Uniti. Ma quelli che contribuiranno maggiormente alla crescita delle importazioni cinesi di combustibile liquefatto saranno il Qatar e l’America, stando a un recente rapporto dell’Oxford Institute for Energy Studies.
IL COMMERCIO ENERGETICO TRA STATI UNITI E CINA
Nel 2021, nonostante la competizione economica e strategica, le esportazioni di GNL statunitense in Cina hanno toccato livelli record. Nel 2022 c’è stato un calo, dovuto però in parte al rallentamento economico cinese dovuto alla politica zero-COVID. A Washington – scrive Quartz – anche i politici più duri con la Cina sono favorevoli a questo commercio energetico per sostenere la crescita dell’industria oil & gas.
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I dati dell’Oxford Institute for Energy Studies dicono che, in effetti, gli americani esporteranno parecchio GNL in Cina nei prossimi anni.
Gli Stati Uniti hanno rappresentato il 43 per cento degli accordi di compravendita del combustibile firmati dalle aziende cinesi nel 2021 e nel 2022. Segue a distanza il Qatar, con il 29 per cento. La quota della Russia è di appena il 9 per cento.
NON SOLO GNL: ANCHE GLI SCAMBI DI PETROLIO VANNO FORTE
A crescere, peraltro, sono anche le importazioni cinesi di greggio e derivati del petrolio statunitensi, favorite dai prezzi più convenienti rispetto al riferimento internazionale Brent. Nel marzo 2023, dicono le analisi di Refinitiv citate da Reuters, le esportazioni petrolifere americane in Cina hanno raggiunto il valore più alto da due anni e mezzo; ad aprile sono state di 850.000 barili al giorno, il massimo dal maggio 2020.
VANTAGGI E RISCHI: L’ANALISI DI MEIDAN (OXFORD INSTITUTE)
Michal Meidan, autore dello studio dell’Oxford Institute for Energy Studies sulla politica energetica cinese, ha scritto che “in futuro, gli Stati Uniti e la Cina saranno sempre più interdipendenti per quanto riguarda petrolio e gas. Se da un lato questo crea opportunità, dall’altro crea vulnerabilità per entrambe le parti: gli Stati Uniti potrebbero limitare i flussi di petrolio e gas verso la Cina, incidendo così sulla disponibilità e sul costo di queste risorse, ma questo danneggerebbe gli interessi commerciali americani”.