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Non solo terre rare, la Cina mette sotto controllo anche le batterie

Dopo le terre rare, la Cina annuncia anche nuove restrizioni sul commercio di batterie. Pechino non vuole solo mettere pressione sugli Stati Uniti in vista del vertice Xi-Trump, ma anche mantenere in patria le sue tecnologie più avanzate.

Dopo aver ampliato le restrizioni al commercio di terre rare e derivati, la Cina ha annunciato nuovi controlli sulle esportazioni di altri dispositivi critici di cui controlla le filiere: le batterie per l’alimentazione dei veicoli elettrici e per lo stoccaggio dell’energia.

Il ministero del Commercio cinese ha detto infatti che dall’8 novembre le esportazioni di batterie agli ioni di litio (la tecnologia ad oggi più diffusa), di materiali per i catodi e gli anodi (gli elettrodi positivi e negativi, rispettivamente) e di relativi macchinari e tecnologie dovranno prima ottenere il permesso del governo. Di conseguenza, è probabile che i paesi e le aziende occidentali, attualmente dipendenti da Pechino, avranno ancora più difficoltà sia ad avanzare nei loro piani di transizione energetica e di mobilità elettrica, sia a sviluppare capacità industriali proprie su questi dispositivi.

LA CINA FLETTE I MUSCOLI IN VISTA DELL’INCONTRO CON TRUMP

Come per le terre rare, il dominio della Cina sul mercato delle batterie rappresenta una grossa leva negoziale nelle sue mani che può sfruttare per rafforzare la sua posizione in vista dell’incontro tra i presidenti Xi Jinping e Donald Trump: si terrà prossimamente in Corea del sud, e servirà anche a discutere di un accordo commerciale.

Anche gli Stati Uniti, del resto, stanno facendo qualcosa di simile: per mettere pressione a Pechino, hanno imposto sanzioni su un centinaio di aziende e individui cinesi coinvolti nel commercio petrolifero con l’Iran.

Il grafico, di Bloomberg, mostra il dominio pressoché incontrastato della Cina sulla filiera delle batterie: Pechino produce da sola (molti) più catodi, anodi e celle del resto del mondo messo insieme. I dati sono relativi al 2024.

LA CINA VUOLE PROTEGGERE LE SUE TECNOLOGIE PER LE BATTERIE

Se si guarda più nello specifico ai materiali e agli apparecchi sottoposti a controlli alle esportazioni, si capisce che la Cina non è mossa solo dalla voglia di mettere pressione all’amministrazione Trump, ma anche dalla volontà di preservare il proprio vantaggio competitivo sulla filiera delle batterie, mantenendo in patria le tecnologie più sofisticate.

A luglio, peraltro, Pechino aveva già messo delle restrizioni al commercio di alcuni sistemi per la raffinazione del litio, il principale metallo presente nelle batterie. Due anni fa era stata la volta della grafite per gli anodi.

Gli ultimi controlli riguardano degli “ingredienti” specifici per i catodi delle batterie al litio-ferro-fosfato (una chimica più economica di quella “standard”), i precursori per gli accumulatori al nichel-manganese-cobalto, la grafite artificiale e quella artificiale-naturale per gli anodi. In una nota, gli analisti di Bernstein hanno appunto fatto notare che “questi componenti sono prodotti prevalentemente e consolidati in Cina, con una presenza minima al di fuori […]. Questo controllo rappresenterà una sfida maggiore per i produttori coreani di celle per batterie che dipendono dalla filiera cinese”.

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