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Bollette

Vi spiego il caro bollette e cosa può fare l’Italia

Caro bollette: i motivi degli incrementi e cosa deve fare l'Italia rafforzando Eni, Enel, Terna e Snam. L'analisi di Guido Crosetto per Tpi

 

Alla fine, dopo anni di bonaccia, sta arrivando la tempesta perfetta. E c’è un filo invisibile che lega la crisi energetica e il caro bollette con la crisi dei tassi e l’inflazione (e forse persino con il bonus 110% e il reddito di cittadinanza).

DUE PROBLEMI: ECONOMICO ED ENERGETICO

Ci sono dunque almeno due minacce che ci troviamo ad affrontare in queste ore, due nemici che marciano divisi, ma colpiscono uniti: un problema energetico ed uno economico. È una congiuntura inimmaginabile solo fino a poco tempo fa, un insieme di accadimenti negativi, tutti concentrati in uno spazio temporale brevissimo. Arrivano, per di più, a ridosso di uno tsunami sanitario che ha provato il mondo intero dal punto di vista economico ma anche psicologico.

GLI EFFETTI DEGLI AIUTI DI STATO

L’immane fiume di aiuti di Stato che le nazioni hanno immesso nell’economia ha innescato un meccanismo inflattivo inaspettato, accompagnato da un’esplosione dei prezzi delle materie prime, da un aumento spropositato dei colli di bottiglia logistici del mondo, da una crescita a singhiozzo e, per finire, dall’esplosione dei prezzi dell’energia e dei prodotti energetici. Questi ultimi però, a differenza degli altri problemi, che hanno colpito sostanzialmente allo stesso modo tutto il mondo, hanno concentrato gli effetti negativi nelle nazioni che peggio si erano strutturate per aumentare e frazionare le fonti di produzione e di rifornimento energetico.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA

Ecco perché l’Italia, nel mondo e in Europa, è – ancora una volta – una delle nazioni più colpite. Non eludiamo il tema: paghiamo di più le nostre bollette perché da decenni siamo diventati la nazione dei tanti No: il No agli scavi e alle opere, il No alle trivelle, ma anche il No al nucleare, per esempio. Ma noi siamo anche quelli del No al carbone, del No al gas, del No al petrolio, del No al Tap, e – ovviamente – anche dei No ai rigassificatori (che in queste crisi ci servirebbero come il pane per poter immagazzinare scorte).

I NO CHE AFFOSSANO L’ITALIA

Ad essere sinceri fino in fondo, l’Italia è anche la nazione che ha detto il maggior numero di No (e che detiene i record del mondo nella tempistica con cui concede le autorizzazioni) anche alle rinnovabili: No a molti impianti solari, a impianti eolici e persino No ad impianti idroelettrici. Bisogna sapere che nel nostro Paese, fino ad oggi, centinaia di progetti che riguardavano “parchi” solari ed eolici o dighe, sono abortiti per intervento diretto delle sovrintendenze, per pareri negativi di assessorati vari o di comitati ad hoc.

LE CONDIZIONI PEGGIORI

Ci siamo messi nelle condizioni peggiori e ci troviamo a uno snodo drammatico: troppo tardi per correggere la via e avere effetti positivi nel breve ma con l’ineludibile necessità di abbassare il prezzo per non giocarci in pochi mesi una percentuale significativa di aziende, produzioni, lavoro e Pil.

COME AGIRE SULL’ENERGIA

Si può sicuramente aumentare la qualità produttiva di gas italiano, ma se vogliamo essere onesti dobbiamo sapere che ci vorranno anni, e che coprirà una parte minima delle nostre bollette. Le tempistiche, dunque, purtroppo non lasciano alternativa a un intervento chirurgico. Che si può fare solo utilizzando soldi pubblici. Quali? Ecco il modo in cui il tema energia si collega al dibattito politico, producendo un effetto domino su settori che non dovrebbero avere nessun collegamento con i nostri problemi di approvvigionamento. Forse potremo recuperare questi miliardi solo rivedendo il reddito di cittadinanza o rimodulando il bonus 110%.Qualunque capitolo di spesa (eccettuati quelli per la sopravvivenza della parte più povera della popolazione) è sacrificabile per evitare il collasso imminente del sistema produttivo. Qualunque. Se il Governo non volesse incidere su questi capitoli dovrebbe necessariamente ripiegare su uno scostamento di bilancio o su una rimodulazione al rialzo del Pnrr (ma l’Europa approverebbe?).

ECCO GLI INTERVENTI CONSIGLIATI

Certo, l’intervento va fatto, come dicevo, in modo chirurgico, cioè andando ad aiutare tutte quelle attività economiche per le quali l’incidenza dell’energia abbia un impatto sul conto economico in percentuale non irrilevante. Per capirci: un’azienda per cui la bolletta incide l’1% non ha bisogno di aiuto, ma quando l’incidenza inizia a superare il 7/8% servono interventi seri e quando arriva al 20/40/60 o più, occorre congelarne totalmente gli effetti. Parallelamente bisogna monetizzare la presa di coscienza degli italiani sul problema energia per fare in pochi mesi i passi che non abbiamo fatto in 30 anni: sulle autorizzazioni degli impianti di ogni tipo, sui rapporti internazionali, sul rafforzamento dell’Eni, dell’Enel, di Terna, della Snam e di tutte le aziende del settore.

 

(Estratto di un articolo pubblicato su The Post Internazionale; qui la versione integrale)

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