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Bhp

Cosa combina l’Australia con la cattura della CO2 in Cina?

Bhp, la compagnia mineraria più grande al mondo, ha raggiunto un accordo con la cinese Hbis sulla cattura della CO2. I rapporti del gruppo australiano con la Cina sono forti da anni, e potrebbero finire sotto lo scrutinio di Washington e Canberra.

Dopo il 5G, i semiconduttori e le batterie, la guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina si sposterà sulla cattura del carbonio? L’Agenzia internazionale dell’energia la considera indispensabile per la mitigazione del riscaldamento globale, e l’amministrazione di Joe Biden vuole incentivarla attraverso l’Inflation Reduction Act.

Lunedì la più grande compagnia mineraria al mondo, l’australiana BHP, ha firmato un accordo con la società siderurgica cinese HBIS per la sperimentazione di sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica nelle acciaierie.

LE TECNOLOGIE DA TESTARE

Tra le tecnologie previste nel progetto rientrano l’adsorbimento a pressione oscillante (VPSA), la mineralizzazione delle scorie e la conversione biologica in proteine per il sequestro della CO2.

Inoltre, BHP lavorerà all’implementazione di un sistema di desolforazione assorbente nel progetto dimostrativo di HBIS sulla metallurgia a idrogeno nella provincia dello Hebei. HBIS potrebbe successivamente utilizzare le quasi 600.000 tonnellate di CO2 catturata all’anno dal processo di riduzione diretta del ferro per altri scopi industriali.

La provincia dello Hebei vale da sola il 20 per cento della produzione cinese di acciaio, la più grande al mondo.

LA RIDUZIONE DIRETTA DEL FERRO

La riduzione diretta del ferro è una tecnologia non ancora affermata a livello commerciale per la produzione dell’acciaio a basse emissioni. Nel processo si brucia l’idrogeno per generare calore, che va a sottrarre ossigeno al minerale di ferro: si ottiene acqua e un materiale chiamato “spugna di ferro”, che viene successivamente raffinata in acciaio utilizzando un forno elettrico ad arco, che non utilizza carbone.

ArcelorMittal sta sviluppando un impianto di riduzione diretta del ferro in Spagna grazie a un contributo di 460 milioni di euro della Commissione europea.

GLI INVESTIMENTI DI BHP E HBIS

I progetti di BHP e HBIS richiedono un investimento di 15 milioni di dollari in tre anni, già previsto dal memorandum d’intesa che le due aziende hanno firmato nel 2021.

COSA FA BHP IN CINA SULLA CATTURA DEL CARBONIO

I legami di BHP con la Cina, però, risalgono a ben prima. Già nel giugno del 2016, infatti, la compagnia australiana aveva annunciato una donazione di 7,4 milioni di dollari in tre anni all’Università di Pechino per lo sviluppo di tecnologie per la cattura della CO2 emessa dagli stabilimenti siderurgici.

Alla ricerca universitaria partecipava il Centro nazionale per la strategia sul cambiamento climatico, un’agenzia governativa cinese.

Nel 2016 l’attenzione alle cosiddette “tecnologie pulite” (clean tech) era molto più bassa di oggi, e le questioni di sicurezza connesse al loro sviluppo non occupavano le agende politiche. Considerata però l’attuale competizione geopolitica tra gli Stati Uniti e la Cina, e considerata l’alleanza tra l’America e l’Australia sulla difesa ma anche sulla transizione energetica, è possibile che i rapporti tra BHP e le istituzioni cinesi vengano ridimensionati.

A questo proposito, lo scorso novembre l’Australia ha detto di volersi dotare di regole più restrittive sugli investimenti stranieri nel suo settore minerario, di cui BHP è il maggiore esponente. L’Australia è un fornitore rilevantissimo di tanti metalli critici per la transizione energetica, come il litio e le terre rare; il ministro del Tesoro Jim Chalmers dichiarò che “gli investimenti stranieri sono una cosa buona quando sono nel nostro interesse nazionale”.

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