Martedì la Camera dei deputati ha approvato – con 152 voti favorevoli, 70 contrari e 11 astenuti – il decreto-legge sulle materie prime critiche, cioè quei materiali fondamentali per le transizioni energetica e digitale e per i settori della difesa e dello spazio. Il provvedimento punta sull’esplorazione e sulle semplificazioni autorizzative per garantire “un approvvigionamento sicuro e sostenibile” di queste commodities anche attraverso lo sviluppo di progetti di estrazione sul territorio italiano. Qui tutti i dettagli.
A occuparsi del monitoraggio delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche, delle loro scorte e delle esigenze di fornitura delle aziende sarà un apposito comitato tecnico, che confluirà nel ministero delle Imprese.
LE CRITICHE AL DL MATERIE PRIME
Già dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a fine giugno, il decreto era stato criticato perché non prestava sufficiente attenzione alla fase di trasformazione dei minerali critici e in particolare al mantenimento in Italia dei materiali estratti sul territorio nazionale affinché possano essere lavorati qui.
Il segmento della trasformazione delle materie prime in prodotti intermedi e finiti (come i magneti in terre rare per i veicoli elettrici, ad esempio) è infatti quello a maggior valore aggiunto, nonché il più cruciale in quanto direttamente connesso alle applicazioni industriali. In altre parole: come di solito non si utilizza direttamente il petrolio greggio ma i derivati della raffinazione (come la benzina), così non si utilizzano i minerali grezzi bensì quelli lavorati.
IL RUOLO DEL MINISTERO DELLA DIFESA
Gianclaudio Torlizzi, consigliere del ministro della Difesa per le materie prime, aveva dichiarato che “la prima versione del DL Materie prime è stata salutata con acceso entusiasmo dai gruppi minerari esteri. Ci credo, potranno estrarre ed esportare le risorse del Paese senza alcun vincolo! Se non lo correggiamo, rischiamo un autogoal clamoroso: l’auto-depredamento. Nessuno ha sollevato la questione. Solo la Difesa lo ha fatto”.
Ieri, dopo il voto alla Camera, Torlizzi ha scritto su X che “la Difesa ha fatto tutto quello che ha potuto per scongiurare un rischio che purtroppo diventa ora una certezza: ossia quella di favorire il depauperamento minerario del paese. Il paese da questo provvedimento ne esce sconfitto”.
“La Difesa”, ha proseguito l’analista, “aveva presentato emendamento che prevedesse, nell’ambito delle attività di riconoscimento dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclo di materie prime, di cui all’articolo 2 del provvedimento in esame, uno specifico meccanismo di prelazione esercitabile da Difesa Servizi SpA per l’acquisto delle materie prime nei casi in cui la loro carenza sia in grado di compromettere gli interessi essenziali della Difesa e della sicurezza nazionale, mettendo a rischio la sicurezza degli approvvigionamenti dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale”.
Difesa Servizi è la società in house del ministero della Difesa che ne gestisce gli asset.
IL MIMIT DI URSO HA TRASCURATO LA DIFESA DI CROSETTO?
La competenza sulle questioni descritte nel DL Materie prime è divisa tra il ministero delle Imprese, retto da Adolfo Urso, e il ministero dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto Fratin. Secondo Torlizzi, la criticità più grande del decreto “è il non tenere nella giusta considerazione le necessità del comparto della Difesa da cui dipende la sicurezza del Paese”. Il ministro della Difesa è Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia assieme a Giorgia Meloni, che lo presiede; allo stesso partito appartiene il ministro delle Imprese Adolfo Urso.
“Bene l’approvazione in prima lettura del decreto legge sulle materie prime critiche da parte della Camera dei deputati”, ha dichiarato Urso. “Con questo provvedimento, proposto dal Mimit [ministero delle Imprese e del made in Italy, ndr] e dal Mase [ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ndr], il governo colma un vuoto normativo e rilancia la politica mineraria del paese. Lo facciamo in piena sintonia con il Critical Raw Materials Act europeo consapevoli dell’importanza di raggiungere una maggiore sostenibilità e autonomia strategica e per garantire all’Italia un ruolo di primo piano nel panorama industriale e tecnologico”.
“Ringrazio i deputati della commissione Attività produttive per i loro contributi ed emendamenti, che hanno migliorato il testo originale del provvedimento sulle materie prime critiche durante il dibattito parlamentare”, ha concluso il ministro.