Prossima l’entrata in vigore del rgolamento sullo strumento per il rafforzamento dell’industria europea della difesa mediante appalti comuni.
Oggi il Consiglio Ue ha adottato il rafforzamento dell’industria europea della difesa attraverso l’atto comune sugli appalti (Edirpa – European Defence Industry Reinforcement through common Procurement Act), dopo l’approvazione del Parlamento europeo lo scorso 12 settembre.
L’Edirpa incentiverà la cooperazione negli appalti della difesa tra gli stati membri al fine di aumentare la solidarietà, prevenire effetti di spiazzamento, aumentare l’efficacia della spesa pubblica e ridurre l’eccessiva frammentazione negli appalti della difesa.
Si tratta di una delle due iniziative legate all’aggressione russa all’Ucraina, che mirano a sostenere l’industria europea della difesa e a rafforzare il ruolo dell’Unione nel settore. L’altra è il regolamento Asap che ha lo scopo di aumentare le capacità produttive europee nel settore specifico delle munizioni e dei missili, per far fronte alle crescenti necessità delle forze armate di Kiev.
Il regolamento Edirpa intende invece incoraggiare l’acquisizione collaborativa da parte degli Stati membri per l’intera gamma dei prodotti per la difesa, dalle armi ai dispositivi medici. Le norme entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Tutti i dettagli.
COME FUNZIONA L’EDIRPA
Il regolamento, presentato dalla Commissione nel luglio del 2022, è volto a sostenere la collaborazione tra Stati membri nella fase del procurement, in modo da facilitare l’acquisto dei prodotti di armamento, per continuare il sostegno all’Ucraina, evitando di aggravare le carenze nelle riserve nazionali.
Il regolamento incentiverà la cooperazione negli appalti della difesa tra gli Stati membri “al fine di aumentare la solidarietà, prevenire gli effetti di esclusione, aumentare l’efficacia della spesa pubblica e ridurre l’eccessiva frammentazione degli appalti della difesa”, si legge in una nota del Consiglio dell’Ue.
Con il nuovo strumento, sarà disponibile un rimborso parziale dal bilancio dell’Ue per gli Stati membri in cui gli acquisti congiunti coinvolgono un consorzio di almeno tre Stati membri.
LE RISORSE
Il budget per Edirpa è di 300 milioni di euro. Le risorse sono da impiegare entro il 31 dicembre 2025. Il regolamento intende sostenere consorzi composti da almeno tre Stati membri (o associati, cioè Norvegia, Islanda e Liechtenstein) che presentino nuovi progetti di appalti comuni o l’ampliamento di progetti già avviati.
I CRITERI PER L’ASSEGNAZIONE
Come spiega la nota del sevizio studi del Senato, “il finanziamento UE non può eccedere il 15 % del valore complessivo dell’appalto e ogni singolo appalto non può riceve più del 15% del budget complessivo di Edirpa. Questo secondo tetto serve ad evitare che i fondi si concentrino troppo negli appalti più corposi, anche se, secondo i critici, rischia di disperdere le risorse e mettere a rischio gli obiettivi dello strumento. Entrambe le soglie salgono al 20% in presenza di una di queste condizioni: a) gli appalti servono ad acquisire materiali destinati anche solo in parte a Ucraina o Moldova, b) almeno il 15 % del valore stimato dell’appalto è destinato a piccole e medie imprese, anche come sub-fornitori.
IL CONTESTO DEL PROCUREMENT IN UE
Come evidenziato dall’ultimo rapporto CARD (Revisione annuale coordinata della difesa), pubblicato nel novembre del 2022, i programmi di acquisti in comune tra diversi partner Ue rappresentavano (nel 2021) solo il 18% degli acquisti totali, poco più della metà della soglia del 35% concordato tra gli Stati in sede Pesco. “C’è da dire che il nuovo contesto provocato dall’aggressione russa all’Ucraina presenta, da questo punto di vista, sia opportunità che rischi”, sottolinea il dossier del Senato.
“Da un lato, infatti, — prosegue il rapporto — le crescenti tensioni geopolitiche hanno provocato in tutti i Paesi, seppure in maniera diseguale, un generale incremento dei fondi destinati alla difesa (e un’accresciuta sensibilità da parte delle opinioni pubbliche). Dall’altro, però, l’urgenza di colmare le lacune più critiche (sia nei propri arsenali che nei materiali da trasferire a Kiev) rischia di spingere gli Stati membri (soprattutto quelli più vicini al fronte di guerra) a preferire l’acquisto di prodotti già disponibili da parte dei Paesi terzi (Stati Uniti in testa), rispetto allo sviluppo di collaborazioni industriali infra-Ue, che necessariamente richiedono tempi più lunghi”.