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Tutte le ultime novità su Nexi: fatti, numeri e subbugli

Che cosa succede in Nexi fra sciopero evitato, andamento di Borsa, uscite dal capitale e non solo. L'articolo di Emanuela Rossi

Sciopero sventato ma ancora acque agitate in Nexi, il colosso dei pagamenti digitali guidato dal 2016 da Paolo Bertoluzzo (nella foto). Dallo scorso anno, ovvero dalla fusione – firmata a fine 2021 – con il competitor Sia, il gruppo sta collezionando qualche difficoltà: calo del titolo in Borsa (ai minimi da 5 anni) e conseguente svalutazione della partecipazione di Mediolanum, cessione della partecipazione di Intesa Sanpaolo, critiche dei sindacati alle remunerazioni dei vertici del gruppo partecipato anche da Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero dell’Economia, con il 13, 56%.

LE CRITICHE DEI SINDACATI

A inizio mese il tentativo di conciliazione in Abi fra azienda e sigle sindacali si era chiuso con esito negativo e Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin avevano deciso di procedere entro luglio con tre giornate di sciopero.

In una nota congiunta i sindacati avevano rilevato: “L’azienda giustifica la sua rigidità con la presunta sostenibilità economica, l’equità tra colleghi e la finalità ultima del bene dei dipendenti. Troviamo i concetti di sostenibilità, equità e ‘bene dei dipendenti’ quanto meno curiosi rispetto ai ‘legittimi’ compensi elargiti al Top Management: nel 2019 l’ad (Paolo Bertoluzzo ndR) e il CFO di Nexi erano al 1° posto (oltre 43 milioni) ed al 4° posto (oltre 17 milioni) degli stipendi tra i manager delle società italiane quotate in borsa (fonte Sole24ore). Nel 2022 AD e dirigenti hanno avuto compensi nell’ordine dei milioni di euro. Nel 2023 c’è un programma LTI che prevede 5 milioni di premio aggiuntivo per un numero ristretto di beneficiari”.

Pochi giorni fa, però, è arrivata l’intesa – e la sospensione dell’agitazione – sui temi in discussione (Vap, ossia il premio aziendale, Fondo di previdenza complementare, turni e welfare). Si tratta di “un’intesa di massima soddisfacente con particolare riferimento ai punti che rappresentavano le maggiori criticità” hanno spiegato le organizzazioni sindacali che ora dovranno portare il testo alle assemblee dei lavoratori per l’approvazione. Comunque l’accordo rappresenta “un sostanziale cambio di passo che auspichiamo apra ad una nuova stagione di rapporti sindacali e di un nuovo e sereno clima aziendale basato sul reciproco rispetto”.

LE RETRIBUZIONI DEI VERTICI DI NEXI

Per quanto riguarda gli appunti delle organizzazioni sindacali sul fronte delle retribuzioni, si ricorda che negli anni passati i vertici di Nexi erano al primo posto nella classifica stipendiale dei manager italiani.

Va specificato che l’ad Bertoluzzo nel 2019 aveva guadagnato in totale 43,17 milioni di euro lordi di cui però 39,1 milioni arrivavano da plusvalenze realizzate grazie ai warrant acquistati all’inizio del 2017 (Bertoluzzo aveva investito 1,84 milioni). In quell’anno Nexi era stata quotata in Borsa. quotazione in Borsa della società di pagamenti digitali gli ha consentito di monetizzare i warrant acquistati all’inizio del 2017 (aveva investito 1,84 milioni) e realizzare plusvalenze per 39,1 milioni.

Secondo la Relazione sulla politica in materia di remunerazione e di compensi corrisposti, approvata dal board il 6 marzo scorso, dal rinnovo del mandato (5  maggio 2022) per il periodo 2022-2024 il presidente non esecutivo del cda ha ricevuto un emolumento complessivo lordo annuo pari a 480mila euro e un compenso aggiuntivo in qualità di membro del Comitato Strategico e dei Comitati Controllo Rischi e Sostenibilità e Remunerazione e Nomine. Durante il precedente mandato l’emolumento complessivo lordo annuo era pari a 300mila euro cui ne era aggiunto uno per il ruolo di presidente del Consiglio di Nexi Payments S.p.A., per cui però dal 2022 non è previsto alcun compenso.

L’amministratore delegato e direttore generale ha invece percepito una retribuzione annua lorda pari a 1.500.000, comprensiva sia dello stipendio da ad sia di qualunque altra carica ricoperta nelle società del gruppo. Prima del 5 maggio 2022 la remunerazione era invece pari a 1.200.000. Per quanto riguarda la remunerazione variabile di breve termine – mbo (gestione per obiettivi), per il 2022 l’ad e dg ha avuto un incentivo target pari a 1,5 milioni di euro. Nel complesso lo scorso anno l’ad e dg ha percepito un mbo di 1.532.794 euro lordi con un  payout percentuale rispetto al valore dell’incentivo target pari al 102%.

LA SVALUTAZIONE DI MEDIOLANUM

I dolori di Nexi, o anche provocati da Nexi, si registrano in casa Mediolanum, uno dei tre gruppi finanziari della galassia Fininvest insieme a Mfe e a Mondadori. Nel 2022, infatti, il gruppo guidato da Massimo Doris (la cui famiglia è azionista di maggioranza con il 40%) ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 237,9 milioni di euro, l’11,5% in meno rispetto ai 268,7 milioni dello stesso periodo del 2021. Un calo, evidenziavano da Mediolanum, “unicamente” dovuto al titolo Nexi detenuto nel portafoglio valutato al fair value.

La flessione era iniziata quasi un anno prima, dopo la fusione con Sia, e il titolo era passato da oltre 18 euro a meno di 9 euro ad aprile 2022. Tra i soci di minoranza di Sia c’era anche Banca Mediolanum, nel 2022 scesa a meno dell’1 per cento. Come riassumeva il Giornale. Mediolanum “ha svalutato il titolo ai prezzi correnti registrando un disavanzo contabile di circa 40 milioni”.

L’ADDIO DI INTESA SANPAOLO

Lo scorso anno era stata Intesa Sanpaolo a cedere circa 67 milioni di azioni ordinarie di Nexi, corrispondenti a circa il 5,1% del capitale e all’integrale partecipazione detenuta, a un prezzo di 8,7 per azione ordinaria, attraverso una procedura di accelerated bookbuilding. In totale il corrispettivo ricevuto da Ca de’ Sass è stato pari a circa 584 milioni, in linea con quanto pagato dalla banca per entrare in Nexi (653 milioni di euro per una partecipazione del 9,9% in base all’accordo strategico siglato nel dicembre 2019 sui pagamenti).

Va precisato che l’acquisto della partecipazione faceva parte di un accordo più ampio in base al quale Intesa Sanpaolo ha venduto a Nexi le attività di pagamento dei suoi rivenditori e ha stretto una partnership sino a fine 2044. L’investimento ha fruttato all’istituto guidato da Carlo Messina – che ha detto di non volere intaccare il resto dell’accordo – una plusvalenza di 1,1 miliardi di euro.

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