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Crédit Agricole meloni

Troppe pressioni commerciali in Crédit Agricole. Parola della Fabi

"Non tollereremo in alcun modo che, in nome del raggiungimento degli obiettivi commerciali, venga meno, anche da parte di singoli esponenti aziendali, il rispetto per la dignità personale e professionale dei colleghi".

 

«Ora che la fase più critica dell’emergenza è alle spalle, ci troviamo ad affrontare l’inasprimento delle pressioni commerciali, ritornate con prepotenza a dominare l’attività lavorativa della rete. Una vera e propria recrudescenza, contrassegnata anche da deplorevoli iniziative personali spesso connotate da toni sprezzanti e intimidatori, che abbiamo sistematicamente denunciato alla controparte aziendale e sottoposto per competenza alla commissione politiche commerciali del gruppo, che peraltro riteniamo debba essere convocata dall’azienda con maggiore frequenza». In piena Fase 3, il coordinatore Fabi del gruppo Crédit Agricole Italia, Fabrizio Tanara, analizza i mesi complessi legati al Coronavirus e dà indicazioni per la ripresa delle relazioni industriali, denunciando il ritorno delle indebite pressioni commerciali.

Cosa ha comportato il lockdown per la gestione delle relazioni sindacali?

Risposta. L’emergenza Covid ha rappresentato un’esperienza drammaticamente inedita e ha imposto nuove priorità, scombinando l’agenda degli impegni negoziali a suo tempo concordata con l’azienda. Entro metà anno, infatti, avremmo dovuto iniziare la trattativa per il rinnovo della contrattazione di secondo livello, con la definizione di un nuovo contratto integrativo di gruppo, ma la drammatica situazione sanitaria che si è imposta a febbraio, ci ha costretti a rivedere il calendario e a spostare in avanti tutti gli impegni programmati. Il periodo dell’emergenza ci ha indotto infatti ad occuparci della protezione della salute dei nostri colleghi, che necessariamente è diventata il principale tema di confronto con l’azienda.

Come è andato il confronto e su quali argomenti in particolare avete interloquito con l’azienda?

È stato un confronto intenso e non privo di momenti di tensione, che ci ha visti impegnati nel continuo tentativo di ricercare tutte le misure più utili a limitare i forti rischi ai quali erano esposti i nostri colleghi. La natura di servizio pubblico essenziale delle banche, che impone una continuità operativa stabilita dalla legge, ha purtroppo precluso il ricorso a soluzioni più protettive, ma la larga diffusione del lavoro a distanza, ottenuta anche attraverso accordi da noi sottoscritti con l’azienda, ha consentito di ridurre le presenze nelle filiali, anche se il principio di rotazione non sempre ha funzionato come avrebbe dovuto.

Il decreto liquidità e i prestiti garantiti dallo Stato hanno messo a dura prova il settore e in particolare le lavoratrici e i lavoratori. Come è stata affrontata la questione?

Abbiamo registrato molte difficoltà e, soprattutto nel periodo iniziale, i colleghi si sono trovati spesso ad operare in condizioni di confusione e tensioni con la clientela. L’urgenza con cui è stata costituita la task force incaricata di svolgere gli adempimenti previsti dal decreto liquidità, non ha consentito di fornire ai colleghi un corredo formativo adeguato rispetto al sovraccarico di responsabilità loro assegnate. Proprio allo scopo di fornire una maggiore tutela, siamo riusciti a raggiungere un accordo con il quale abbiamo ottenuto per loro anche un riconoscimento di tipo economico.

Adesso, si riparte. I nodi principali?

Ora che la fase più critica dell’emergenza è alle spalle, ci troviamo ad affrontare l’inasprimento delle pressioni commerciali, ritornate con prepotenza a dominare l’attività lavorativa della rete.

Di cosa si tratta, più nel dettaglio?

Una vera e propria recrudescenza, contrassegnata anche da deplorevoli iniziative personali spesso connotate da toni sprezzanti e intimidatori, che abbiamo sistematicamente denunciato alla controparte aziendale e sottoposto per competenza alla commissione politiche commerciali del gruppo, che peraltro riteniamo debba essere convocata dall’azienda con maggiore frequenza.

Qual è la soluzione? Su quali basi intendete discutere?

Comprendiamo la necessità di recuperare la redditività compromessa dal lockdown, ma non accetteremo che siano ignorati le regole e i principi previsti dagli accordi, nazionale e di gruppo, che disciplinano le modalità di attuazione delle politiche commerciali in azienda.

In sintesi, qual è la vostra linea sulle pressioni commerciali?

Non tollereremo in alcun modo che, in nome del raggiungimento degli obiettivi commerciali, venga meno, anche da parte di singoli esponenti aziendali, il rispetto per la dignità personale e professionale dei colleghi. Riconosco al Credit Agricole il merito di avere profuso, in collaborazione con il sindacato, un forte e intenso impegno durante la difficile gestione dell’emergenza, ma critico senza riserve le distorsioni e la spregiudicatezza con cui alcune figure aziendali interpretano la pur comprensibile necessità commerciale di recuperare il terreno perduto. Su questo fronte, la Fabi non farà sconti a nessuno.

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