L’Italia cede alla dipendenza strategica affidandosi a Starlink, il servizio di Internet satellitare della società SpaceX di Elon Musk, per la sue comunicazioni governative?
È l’interrogativo sollevato da politici dell’opposizione e aziende del nostro paese dopo che l’agenzia Bloomberg ha riferito che l’Italia è in trattative avanzate con SpaceX per un accordo da 1,5 miliardi di euro che prevede la fornitura di infrastrutture di telecomunicazione sicure al governo.
Secondo quanto scrive Bloomberg, l’accordo – non ancora raggiunto e che dovrebbe essere di durata quinquennale – prevede che SpaceX fornisca all’Italia una gamma completa di soluzioni di crittografia per i servizi telefonici e Internet utilizzati dal governo, oltre che a mettere a disposizione servizi di comunicazione per l’esercito italiano nell’area del Mediterraneo e servizi satellitari in Italia da utilizzare in caso di emergenze come attacchi terroristici o calamità naturali.
Se così fosse, “il nostro sarebbe il primo Paese a affidare al miliardario Usa le trasmissioni sensibili e d’emergenza” sottolinea oggi Repubblica.
La notizia, smentita ieri da Palazzo Chigi, arriva dopo la visita lampo effettuata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Mar-a-lago, dove ha incontrato il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump.
Nonostante la sconfessione della presidenza del Consiglio, le indiscrezioni di Bloomberg hanno riacceso il dibattito in Italia su un’eventuale intesa dell’esecutivo con la società dell’imprenditore americano Elon Musk.
I colloqui tra Governo e SpaceX sono in corso da tempo. Mentre Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, vede nell’intesa con Musk “un’opportunità”, si dichiarano apertamente critiche le opposizioni, con il Pd che mette in guarda sul “tema enorme di sovranità dei dati e di sicurezza nazionale” che si aprirebbe.
Inoltre, sul fronte civile, si profila anche la concorrenza (e rivalità) con le aziende del comparto tlc italiano…
Tutti i dettagli.
L’ACCORDO IN FIERI SECONDO BLOOMBERG TRA ITALIA E STARLINK
L’Italia è tra i paesi già serviti dal 2021 da Starlink, che fornisce Internet a banda larga attraverso la sua rete di oltre 7.000 satelliti SpaceX, ma la sua attività nella terza economia più grande della zona euro è modesta, con una base di clienti di circa 50.000.
Proprio l’anno scorso Unipol aveva fatto sapere di avere acquistato i terminali Starlink per consentire ai soccorritori, ai servizi essenziali e strategici come gli ospedali e alla popolazione dell’Emilia-Romagna di avere accesso alla rete Internet nelle zone maggiormente colpite dall’alluvione della primavera 2023.
Nello specifico, l’accordo in fieri tra governo di Roma e SpaceX riguarderebbe una soluzione in ambito militare, un sistema criptato di massimo livello per le reti telefoniche e i servizi internet del governo, le comunicazioni militari nell’area del Mediterraneo e i servizi satellitari direct-to-cell, utilizzabili per le emergenze.
Ieri la presidenza del Consiglio ha chiarito come non risultino “firmati contratti” o “conclusi accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX per l’uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink”. Ma ha anche confermato “le interlocuzioni con SpaceX” che “rientrano nei normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società, in questo caso con quelle che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati”.
LA POSIZIONE DI ELON MUSK
Musk, da canto suo, su X si è detto pronto “a fornire all’Italia la connettività più sicura e avanzata”.
L’ASSIST DEL VICEPREMIER SALVINI
Per Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e trasporti, “Musk è un protagonista dell’innovazione a livello mondiale: un eventuale accordo con lui per garantire connessione e modernità in tutta Italia non sarebbe un pericolo ma una opportunità. Confido che il governo acceleri in questa direzione, perché offrire servizi migliori ai cittadini è un dovere”.
I DISTINGUO NECESSARI SU STARLINK IN ITALIA SECONDO GLI ANALISTI
Secondo quanto sottolinea il report Intermonte di oggi ripreso da Radiocor, è necessario “distinguere tra usi civili e militari della tecnologia di telecomunicazione satellitare”.
Il governo è interessato ai servizi di Starlink e in ballo ci sono le comunicazioni strategiche, come quelle della Difesa, allo stesso tempo l’Italia sta valutando anche l’utilizzo dei servizi Starlink per aumentare la penetrazione di Internet nelle aree remote in risposta ai lenti progressi nei programmi di implementazione della fibra finanziati con fondi pubblici.
In ambito civile “Starlink è già operativo in tutta Italia, e questo solleva interrogativi sull’effettiva necessità di ulteriori finanziamenti pubblici per portare questa tecnologia nelle aree bianche, dove Open Fiber è oggi l’unico operatore titolato ad investire essendosi aggiudicata tutti i bandi Infratel. L’introduzione di Starlink nelle aree bianche richiederebbe, inoltre, modifiche ai bandi pubblici per l’assegnazione dei fondi Pnrr, con possibili implicazioni legali” spiegano gli analisti di Intermonte.
Sul fronte civile, a metà ottobre, il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, in un’intervista al Sole 24Ore, , aveva dichiarato che il governo stava valutando l’utilizzo di Starlink per recuperare i ritardi accumulati dalle aziende incaricate del Piano Italia 1 Giga promosso dai fondi del Pnrr e attuato da Infratel per la banda ultralarga nelle aree grigie, quelle a parziale concorrenza, del valore di circa 3,5 miliardi di euro, menzionando test pilota in tre Regioni.
D’altronde, le due aziende aggiudicatarie del Piano Italia a 1 Giga, cioè Open Fiber e FiberCop, il nuovo operatore wholesale di telefonia fissa italiano dopo la cessione della rete da parte di Tim, hanno cablato solo circa un terzo dei 3,5 milioni di edifici previsti dal programma, che dovrà essere completato entro giugno 2026.
COSA SOSTIENE STEFANO FIRPO, DIRETTORE GENERALE ASSONIME
Ed ecco spiegato perché iniziano a borbottare le aziende.
Oggi sul Foglio è intervenuto infatti Stefano Firpo, dIrettore generale di Assonime (associazione delle grandi imprese): “Starlink, in altre parole, va sempre più configurandosi come un potenziale e agguerrito competitor dei nostri operatori telefonici, soprattutto in quelle aree in cui la connettività in fibra fa fatica ad arrivare” rileva Firpo sul quotidiano diretto da Claudio Cerasa.
CHE NE SARÀ DI OPEN FIBER?
Come sottolinea Claudio Antonelli oggi su La Verità, “la trattativa in corso tra governo e SpaceX non prevede al momento l’uso dei satelliti di Starlink per la componente civile. Vale a dire per le aziende e per le utenze private. È chiaro però che se un domani l’accordo si volesse estendere cambierebbe drasticamente il panorama della rete delle teclecomunicazioni italiane. Soprattutto della società Open Fiber. Il compito della società semi pubblica sarebbe quello di cablare e portare la rete veloce anche nelle aree remote del paese”.
Oltre ai ritardi accumulati nel Piano Italia 1 Giga, Open Fiber è in ritardo anche sull’attuazione del Piano Banda Ultralarga – Aree Bianche, cioè quelle definite “a fallimento di mercato”.
LE RASSICURAZIONI DEL SOTTOSEGRETARIO BUTTI
Sempre Antonelli ricorda che “poche settimane fa intervistato da Tobia De Stefano de La Verità il sottosegretario Alessio Butti rispondeva alla domanda: “L’alternativa del satellitare rischia di dare la definitiva spinta nel baratro a Open Fiber?”. La risposta: “Non vedo un rischio di fallimento per Open Fiber, men che meno a causa dell’uso di tecnologia satellitare. Tanto è vero che la stessa Open Fiber aveva in corso approfondimenti in materia; mi sembra che l’azienda, con l’aiuto del governo e del mio dipartimento, stia cercando di recuperare con determinazione il ritardo maturato negli scorsi anni. La tecnologia satellitare, spesso considerata erroneamente come una sostituta dell’infrastruttura terrestre, è in realtà pensata come complemento””.
I FONDI ATTIVI NEL NOSTRO PAESE “CONTRARIATI”
E se da una parte “è vero che l’accordo [con Starlink] non è stato siglato”, “non si può smentire la necessità di sottoscriverlo” sostiene oggi il Foglio. “Per il consigliere militare di Meloni, Federici, si tratterebbe di un accordo necessario per la difesa dei nostri militari. La parola che circola per giustificarlo è “sicurezza nazionale”. Ma la partita è economica” prosegue Il Foglio.
“I fondi Blackstone e Macquaire, presenti in Open Fiber, il controcanto di SpaceX, sono contrariati. C’è pure Kkr, contrariata, che ha acquisito una parte di Telecom, guidata da David Petraeus, già direttore della Cia con Obama” ha evidenziato il giornalista Carmelo Caruso del Foglio.
TIM (E NON SOLO) IN AMBASCE
“Le telco per ora paiono osservare guardinghe – ha rimarcato oggi Il Sole 24 ore – L’arrivo di Musk ad Atreju a dicembre 2023 ha fatto capire che con i satelliti di Starlink occorreva fare i conti. Certo, un assaggio di contesa si è avuto lo scorso aprile con l’accusa a Tim di condotta anticoncorrenziale e di violare le regole sulla condivisione dei dati dello spettro nella banda a 28 gigahertz. Due mesi dopo grazie al lavoro della Fondazione Bordoni la criticità era stata gestita”.
L’ALERT LANCIATO DA VITTORIO COLAO
Ma al di là delle rassicurazioni per le aziende del comparto tlc sul fronte civile, restano gli interrogativi sul fronte governativo-militare, dal momento che c’è un tema enorme di sovranità dei dati e di sicurezza nazionale.
Come messo in luce da Vittorio Colao, ex Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale del governo Draghi, oggi vicepresidente dell’area Emea di General Atlantic (nonché ex numero uno di Vodafone), in un’intervista a Repubblica.
All’accelerazione dei contatti tra il governo italiano e la SpaceX di Elon Musk per l’utilizzo del sistema di comunicazioni satellitari Starlink, Vittorio Colao risponde con la prudenza: “Bisogna stare molto attenti a non creare una dipendenza strategica”.
“Una grande sveglia – continua – suona per l’Europa, un monito a realizzare quello che ci siamo impegnati a fare tre anni fa sulla tecnologia spaziale. Se non ci muoviamo in fretta, presto non avremo alternative e saremo costretti ad alzare bandiera bianca. Sarebbe davvero un gran peccato”. Secondo Colao “servono affidamenti diretti dalla Ue a imprese europee capaci di operare in questo settore per accelerare la creazione di costellazioni che siano in grado di dare agli Stati membri una capacità autonoma”.
Infine, una sottolineatura: “Quando abbiamo creato il Polo strategico nazionale, uno dei prerequisiti era che le aziende di fiducia dei governi europei – nel nostro caso per esempio Leonardo – controllassero i sistemi di crittografia. Se si vuole mantenere la sicurezza delle infrastrutture fisiche e di quelle nello spazio è opportuno che hardware e software siano verificabili”., ha detto Colao.
E L’INIZIATIVA EUROPEA IRIS2?
In effetti, l’Ue ha pensato a una “risposta” europea a Starlink di SpaceX: ovvero la costellazione europea Iris2.
Con questa iniziativa, Bruxelles mira a posizionarsi nella gestione dei sistemi satellitari in cui attualmente spadroneggia Starlink, la divisione per l’Internet satellitare di SpaceX di Elon Musk. Quel che è certo è che al momento SpaceX ha dispiegato oltre 7mila satelliti Starlink nello spazio (la metà di quelli in orbita) mentre per Iris2 si punta a raggiungere la piena operatività nei primi anni del 2030, uno slittamento di tre anni in avanti rispetto all’obiettivo iniziale che prevedeva il primo dispiegamento già alla fine del 2024 e il servizio completo nel 2027.
Ecco perché addirittura il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto aveva difeso lo scorso novembre in Parlamento il potenziale contratto con SpaceX, affermando che Musk aveva di fatto il monopolio sui satelliti a bassa orbita. “Può piacere (Musk) o no, ma se hai bisogno di connettività in orbita bassa, devi parlargli. Puoi pensare a un sistema alternativo, e l’Europa lo sta facendo, ma ci vorranno 10-15 anni”, aveva detto durante un’audizione parlamentare.
Difatti anche Colao oggi si trova ad ammettere che “L’iniziativa europea Iris 2 è in ritardo e procede lentamente”.
IL RUOLO EVOCATO PER IL CAMPIONE NAZIONALE DELLA DIFESA LEONARDO
Inoltre, secondo l’ex ministro “Bisognerebbe conoscere i dettagli tecnici, ma sicuramente ci sono rischi da valutare. Quello che trovo curioso è che quando noi stabilimmo tre livelli di sicurezza per i dati all’interno della cloud policy nazionale, le grandi domande che ci arrivavano dal Parlamento erano principalmente su chi controllava i dati, mentre oggi non sembra così importante porsi queste stesse domande”.
In questo caso, l’infrastruttura satellitare è di proprietà della società privata SpaceX dell’americano Elon Musk che potrebbe quindi accedere anche ai nostri dati: “Il rischio dipende dai sistemi di crittografia che verranno utilizzati e dall’hardware che verrà messo a bordo dei satelliti. Quando abbiamo creato il Polo strategico nazionale, uno dei prerequisiti era che le aziende di fiducia dei governi europei — nel nostro caso per esempio Leonardo — controllassero i sistemi di crittografia” ha sottolineato Colao.
“AFFIDARSI A UN NUOVO POTENZIALE MONOPOLISTA?”
Dopodiché, “Da uomo di azienda dico: attenzione a legarsi a società che dipendono troppo da singole persone e ad affidarsi a possibili monopolisti” mette in guardia l’ex ministro.
“È rischioso – ha aggiunto l’ex ministro – fare accordi con aziende che dipendono in modo così forte dal suo fondatore, ma c’è anche un secondo livello di rischio. Affidarsi al monopolista di turno. Trovo curioso che ci si preoccupi dello strapotere di aziende, tra l’altro meritevoli, come Microsoft e Google, ma non si veda lo stesso rischio in questo caso. Gli europei si lamentano di non avere servizi cloud e ora ci andiamo a mettere nelle mani di un potenziale nuovo monopolista?”, conclude Colao.
LA VERSIONE DEL MUSKIANO STROPPA SU ACCORDO ITALIA-STARLINK
Infine, in difesa dell’eventuale accordo tra l’Italia e Starlink, è intervenuto ancora una volta sulla piattaforma social X (di proprietà di Elon Musk) Andrea Stroppa, referente del patron di Tesla e SpaceX nel nostro paese.
All’affermazione “Sì, ma quando leggo che i sistemi li fanno le aziende nazionali mi sento molto più al sicuro!” Stroppa replica con “Ragionevole, tuttavia nessun sistema “nazionale” è veramente costruito all’interno del nostro Paese. Parliamo, per esempio, dei componenti hardware” e spiega che “L’Italia impiega componenti hardware destinati alla sicurezza nazionale che provengono addirittura da paesi extra-Nato. Starlink costruisce tutta la sua componentistica in casa: dai router, ai terminali passando per i satelliti. Per esempio, i terminali vengono assemblati nella fabbrica di Bastrop in Texas. Questa è una peculiarità dell’azienda – che a differenza di altre americane nel campo della tecnologia – costruisce ogni prodotto nel territorio americano proprio per rispondere alle elevatissime e stringenti richieste di tutela e sicurezza del governo”.
Pertanto a chi strepita “Non voglio essere schiavo degli americani!”, il principale collaboratore di Musk in Italia conclude sarcastico con “Hai ragione! Iniziamo a buttare o vietare tutta la tecnologia americana”.