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Semiconduttori

Gli Usa di Biden continuano a colpire la Cina sulla tecnologia, ecco come

Il governo degli Stati Uniti ha imposto nuove restrizioni sulla tecnologia a 36 società cinesi accusate di mettere a rischio la sicurezza nazionale. Nel contempo, però, si abbassano le tensioni con Pechino sul delisting. Tutti i dettagli.

Giovedì il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha imposto restrizioni all’accesso di tecnologia americana nei confronti di altre trentasei aziende e organizzazioni cinesi, con l’obiettivo di impedire a Pechino di far progredire le proprie forze armate e la propria industria dei semiconduttori.

Il New York Times ha scritto che questi controlli alle esportazioni di tecnologie critiche e utilizzabili anche per scopi militari, come l’intelligenza artificiale e il supercomputing, sono diventati “un elemento saliente della politica estera degli Stati Uniti”.

LE LIMITAZIONI SULLA TECNOLOGIA DI OTTOBRE

A ottobre l’amministrazione del presidente Joe Biden aveva annunciato delle limitazioni importanti alle esportazioni in Cina di microchip avanzati e relativi macchinari: queste restrizioni non si applicano solo alle aziende con sede negli Stati Uniti, ma anche a quelle situate in paesi terzi i cui prodotti contengono tecnologia americana o sono stati realizzati con apparecchi americani.

“Oggi riprendiamo le azioni intraprese a ottobre per proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, limitando fortemente la capacità della Repubblica popolare cinese di sfruttare l’intelligenza artificiale, il computing avanzato e altre potenti tecnologie disponibili in commercio per la modernizzazione militare e le violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato ieri Alan Estevez, il sottosegretario del Commercio per l’industria e la sicurezza.

NUOVE RESTRIZIONI CONTRO YMTC, SMIC E NON SOLO

Una delle più importanti aziende cinesi di semiconduttori colpite dalle restrizioni è Yangtze Memory Technologies Corporation (YTMC), precedentemente in trattative con Apple per la fornitura di componentistica per gli iPhone 14.

Giovedì il Congresso americano ha approvato una legge su questioni militari contenente una disposizione che vieta al governo di acquistare o utilizzare semiconduttori realizzati da tre società cinesi – SMIC, ChangXin Memory Technologies e la già citata YMTC – accusate di avere legami con le agenzie di intelligence e di sicurezza di Pechino.

LA ENTITY LIST DEL GOVERNO

Il governo degli Stati Uniti ha inserito YMTC, SMIC e ChangXin in una entity list, ossia una “lista nera” fatta di soggetti stranieri – come aziende, appunto, o enti di ricerca – considerati pericolosi per la sicurezza nazionale americana e pertanto sottoposti a restrizioni di natura commerciale.

Il dipartimento per il Commercio ha spiegato che le tre società rappresentano un rischio per la sicurezza perché producono e vendono (anche a compagnie già sanzionate, come Huawei e Hikvision) tecnologia impiegabile per scopi militari o di repressione delle minoranze, come i chip per le armi ipersoniche e per l’intelligenza artificiale, oppure la componentistica per i droni iraniani.

Di conseguenza, YMTC, SMIC, ChangXin e le altre trentatré aziende sanzionate non potranno più avere libero accesso a una serie di tecnologie, prodotti e software sensibili americani, a prescindere dalla posizione geografica del venditore.

LA RISPOSTA DELLA CINA

La Cina ha accusato gli Stati Uniti di distorcere il concetto di sicurezza nazionale, di abusare delle misure di controllo delle esportazioni, di politicizzare le questioni economiche e tecnologiche e di portare avanti pratiche discriminatorie contro le aziende straniere (una regola nota come foreign direct product rule).

Questa settimana Pechino ha presentato un reclamo formale all’Organizzazione mondiale del commercio contro le restrizioni di Washington alle esportazioni di microchip.

– Leggi anche: Microchip, ecco come la Cina prova a reagire ai blocchi Usa

CONTROLLI SUPERATI DA 25 AZIENDE

A ottobre l’amministrazione Biden aveva anche inserito decine di aziende cinesi in un elenco di controllo (watch list) per verificare che i loro prodotti non venissero utilizzati per scopi rischiosi per la sicurezza degli Stati Uniti. Venticinque aziende cinesi hanno superato i controlli e sono perciò state rimosse dalla lista.

SI ABBASSANO LE TENSIONI SUL DELISTING?

Nel 2020 il Congresso ha approvato una legge che obbliga al delisting le compagnie cinese quotate negli Stati Uniti che non rendono disponibili le proprie relazioni di revisione delle autorità per tre anni consecutivi.

Sempre giovedì, un’agenzia governativa che si occupa di monitorare le revisioni contabili delle aziende quotate, la Public Company Accounting Oversight Board, ha detto di aver ottenuto – per la prima volta – accesso completo ai rapporti di audit di aziende con sede nella Cina continentale e ad Hong Kong.

Secondo il New York Times, la notizia è importante per il raffreddamento delle tensioni finanziarie tra Stati Uniti e Cina e dovrebbe ridurre i rischi di delisting di massa di grandi compagnie cinesi dal mercato borsistico americano.

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