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Londra

Roman Abramovich da Londra a Gomel con vista su Mosca?…

Perché da destato scalpore la notizia della presenza di Roman Abramovich ai negoziati per la pace tra Russia ed Ucraina. Il punto di Daniele Meloni

 

Ha destato scalpore la notizia lanciata dal Jerusalem Post della presenza di Roman Abramovich ai negoziati per la pace tra Russia ed Ucraina di ieri a Gomel in Bielorussia. Sia per la ritrosia del personaggio a esporsi. Sia per il fatto che ad avere chiesto la presenza di Abramovich pare sia stato il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy. Abramovich nel Regno Unito viene definito the oligarch’s oligarch, l’Oligarca degli Oligarchi.

Da quando nel 2003 acquistò il Chelsea lo Zar Roman è diventato un personaggio pubblico a tutti gli effetti in Occidente, benché le sue apparizioni pubbliche e le sue interviste siano state centellinate per dirla con un eufemismo. Solo lo scorso 15 febbraio, John Mann, il suo pr americano ha dovuto pubblicare un lungo thread su Twitter per negare la veridicità di un articolo del Sun sul fatto che Abramovich avesse perso 650 milioni di sterline in un giorno a causa delle tensioni tra Russia e Ucraina prima che queste sfociassero in una guerra. Da parte di Abramovich nessuna dichiarazione ufficiale, nessun commento. Un comportamento a cui la stampa Uk è abituata da tempo.

Dallo scoppio delle ostilità il tycoon con interessi nello sport, nell’aviazione civile, nell’import-export e in tante altre attività ha tenuto un atteggiamento cauto, tipico del suo personaggio. Quando l’Occidente ha manifestato la volontà di bloccare i conti degli oligarchi legati al Cremlino, Abramovich si è affrettato a mettere in sicurezza il Chelsea Football Club lasciando la presidenza alla charity della società. Poi la presenza ai negoziati, che ha fatto seguito allo show di domenica a Wembley da parte dei tifosi del Chelsea cui, per la finale di Coppa di Lega, sono state distribuite bandierine ucraine con il logo del club.

Il rapporto tra Abramovich e Putin è complesso, tutt’altro che facile da scrutare. Come molti oligarchi il patron del Chelsea ha preferito spostarsi a Londra e tenere le sue ricchezze al riparo dal Cremlino. Un modus vivendi che pare essere quello di lasciare a Vladimir Putin il disbrigo delle vicende istituzionali e ai magnati la possibilità di svolgere le loro attività distanti dalle vicende della politica russa. C’è vicinanza ma c’è anche sospetto. Per questo Abramovich finora ha sempre mantenuto un profilo basso e non si è mai direttamente occupato di politica ad alto livello a Mosca. È stato governatore e presidente del Parlamento della Chukotka dal 2008 al 2013 ma la sua avventura nelle istituzioni si è fermata lì.

È invece a Londra – dove da qualche tempo non si fa vedere e può entrare solo con passaporto israeliano – che l’ex proprietario di Sibneft ha costruito la sua fortuna e il suo impero tra Belgravia e Chelsea Embankment, tra Chester Square dove vive la sua famiglia, e i suoi uffici di Lowndes Square, acquistati rispettivamente per 9,3 e 10 milioni di sterline. Una volta emerso alle luci della ribalta, la security è diventata fondamentale per lui. Così, temendo rapimenti e vendette nei confronti della sua famiglia (si è sposato 3 volte e ha 7 figli) la sua società Uk, Millhouse Capital, ha assunto, già nel 2003, la Kroll Security International per fornire bodyguard e protezione a lui e ai suoi cari. Mediatore dell’accordo fu Mark Skipp, ex SAS, corpo speciale dell’esercito britannico. Successivamente, dopo che Skipp fu assunto con salario da 200mila sterline l’anno come capo-bodyguard a Chester Square e nella dimora di campagna di Fyning Hill nel West Sussex, un altro SAS fu contattato da quest’ultimo Bob Taylor, amico di Skipp ed ex commilitone della guerra in Iraq. Mentre la moglie Daria Zubhova si è fatta una fama come patron of the arts londinese, presenziando a gallerie, aste e a tutte le attività culturali del jet-set della capitale britannica. Così gli Abramovich si sono introdotti a Londra, creando anche un ampio mercato per quelle società UK – affari legali, PR, charities, sicurezza privata, real estate – che hanno accolto a braccia aperte gli oligarchi e i petrorubli.

Dopo la presenza alle trattative di pace c’è un futuro politico per Abramovich? Certamente gli oligarchi non stanno gradendo le sanzioni e hanno espresso già non pochi dubbi sulle azioni di Putin in Ucraina. Fridman, Deripaska e Chernukhin sono tra i più attivi nel volere il ripristino della normalità pre-guerra. Ci sono miliardi di sterline da perdere dalle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia. È presto per dire se le mosse di Abramovich sono legate a un suo futuro politico più attivo. Ma per capire quello che potrà succedere al Cremlino si dovrà tenere d’occhio anche e soprattutto lui.

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