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Riformare Quota 100 delle pensioni? Primi scazzi sottotraccia su Draghi

Tra le riforme che la Commissione europea consiglierà in occasione del Recovery Plan ci sarà la modifica di Quota 100 per le pensioni? Il caso della Spagna. Le ipotesi in Germania. E le pressioni di Confindustria che a Draghi sussurra...

 

Il governo Draghi non ha ancora preso forma e già si staglia uno scoglio sulla rotta della nave del governo tecnico. Quota 100, ossia la misura previdenziale che consente ai lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati, che maturano un requisito contributivo minimo pari a 38 anni e un’età anagrafica di 62 anni, di andare in pensione, è nel mirino di Confindustria e della Commissione Europea.

Bonomi (Confindustria): “Quota 100 è un’ingiustizia verso i più giovani”

“Abbiamo sempre avvertito che ‘Quota 100’ avrebbe creato problemi di sostenibilità del debito pubblico e aggravato l’ingiustizia verso i più giovani – ha detto oggi Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, in un’intervista a La Stampa -. L’idea che pensionando in anticipo i più anziani si creassero nuovi posti di lavoro non è fattibile”. Bonomi, che pure è un sostenitore del governo a guida Mario Draghi, tanto da essere l’unico esponente del sistema politico ed economico ad ascoltarlo in platea al Meeting di Rimini, è netto nella richiesta di archiviare le esperienze di ‘Quota 100’ e Reddito di Cittadinanza. 

Matteo Salvini: “Non si tocchi Quota 100”

Di parere diametralmente opposto c’è Matteo Salvini che non ha alcuna intenzione di mandare in soffitta una politica cara alla Lega Nord (e ai suoi elettori) varata dalla maggioranza giallo-verde del Governo Conte I. L’ex ministro degli Interni pone la conservazione di ‘Quota 100’ come condizione per offrire il sì al nuovo governo da parte del suo gruppo parlamentare. “Chiunque voglia governare con la Lega, si chiami Draghi, Cartabia o Cottarelli, deve saperlo. E flat tax al 15 per cento e pace fiscale sulle cartelle esattoriali – ha detto ieri Matteo Salvini alla stampa -. Le parole chiave sono lavoro, tasse e pensioni. No assoluto alla fine di quota cento. Qui rischiano di saltare due milioni di posti di lavoro, non si può pensare di tornare alla Fornero. Infine un piano di apertura dei cantieri e un piano di rilancio delle infrastrutture che noi abbiamo dettagliato nel nostro Recovery plan”. 

Cosa pensa l’Europa di ‘Quota 100’?

Il Sole 24 ore riporta che, secondo le previsioni fatte nelle prime settimane del 2020, la spesa pensionistica del prossimo decennio, con una stima del Pil in crescita a una media dell’1,2% e un mercato del lavoro in espansione, era data attorno al 15,6% sul PIL, circa tre decimali in meno rispetto ai valori odierni. Rebus sic stantibus all’inizio degli anni Trenta saremmo stati ancora 2,3 punti sopra il livello pre-crisi del 2007 (circa 42 miliardi in più all’anno). Un buon risultato se lo paragoniamo a quello che succederà nel quindicennio successivo quando ci  si formerà la gobba causata dal pensionamento dei baby boomers. Secondo le ultime stime Ragioneria dello Stato il livello della spesa pensionistica sul Pil supererà il 16%. La recessione causata dalla crisi pandemica ha danneggiato irrimediabilmente questi dati. Il comitato tecnico della Commissione europea (Epc-Wga), aveva stimato che nel 2040 si sarebbe superato il picco del 18% nel 2040, la pandemia accelererà questa crescita. Per questa ragione ‘Quota 100’ non è affatto gradita agli altri paesi dell’Unione, perché costituisce un debito che l’Italia ha deciso di assumersi e che dovranno pagare, per molti anni, le future generazioni. 

Le ragioni del sì a ‘Quota 100’

I sostenitori di ‘Quota 100’ potranno affermare che le adesioni sono state un terzo rispetto alle aspettative, creando dunque un risparmio notevole. Secondo un’analisi dell’Osservatorio previdenza della Fondazione Di Vittorio, della Cgil, riportata dal Sole 24 ore, su una spesa complessiva per 21 miliardi stimata nel triennio 2019-2021 per “Quota 100”, Opzione Donna, Ape sociale e il blocco degli adeguamenti alla speranza di vita dei requisiti per gli anticipi, i risparmi possibili sfiorano attualmente i 7 miliardi. Tuttavia già del 2019, l’Ufficio parlamentare di Bilancio aveva fatto notare che il monitoraggio in corso di sperimentazione dirà solo una parte della verità e che il saldo vero si farà solo a consuntivo perché molti di coloro che non lo hanno fatto finora potrebbero chiedere il pensionamento con ‘Quota 100’ fino all’ultimo momento.

Il ritorno alla riforma Fornero come condizione per il Recovery Plan 

La Commissione europea considera l’abbandono di ‘Quota 100’, per la quale si è considerata una mini-proroga fino al 2022, e il ritorno al solco della riforma Fornero come una delle condizioni per gestire in autonomia i 209 miliardi del Recovery Plan. Non per niente Bruxelles insiste sulla necessità di indicare le riforme che accompagneranno gli investimenti finanziati dall’Unione. 

La riforma delle pensioni in Spagna e Germania 

La stabilizzazione della spesa previdenziale vale anche per altri Paesi. La Spagna, in vista del Recovery Fund, ha già tracciato il cammino per adeguarsi. Il quotidiano spagnolo El Pais ha riportato che Paolo Gentiloni, Commissario europeo per l’economia, ha affermato negli scorsi che alla Spagna viene chiesto un forte impegno per le riforme in tre aree specifiche: il mercato del lavoro, le pensioni e l’unità del mercato. Lo stesso discorso vale anche per la prima della classe, la Germania, che pur avendo un quadro di finanza pubblica invidiabile dovrà effettuare degli interventi sulle pensioni. Come riportava nei giorni scorsi l’Handelsblatt, le tensioni tra Berlino e Bruxelles sono notevoli dal momento che resta ancora in sospeso un ventaglio ampio di misure per migliorare il sistema pensionistico. Bruxelles chiede alla Germania anche una riforma fiscale e la liberalizzazione di alcune professioni.

Libro verde della Commissione UE: in pensione a 70 anni 

Secondo il Libro Verde della Commissione Ue sull’impatto dell’invecchiamento della popolazione, e come riportato dal Sole 24 ore, l’equilibrio dei sistemi pensionistici europei passa per l’aumento dell’età di pensionamento. La vita lavorativa in media dovrebbe essere portata a 70 anni, in Italia 71. Tutto ciò al fine si mantenere costante l’indice di dipendenza degli anziani in Ue, cioè il rapporto fra la popolazione anziana e quella in età lavorativa. Le ultime proiezioni di Eurostat suggeriscono solo i lavoratori di Malta, Ungheria e Svezia potrebbero andare in pensione prima dei 70 anni, mentre in Lituania e Lussemburgo si raggiungerebbero i 72 anni.

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