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Banca Popolare Di Bari

Popolare Bari, ecco le tensioni al vertice

Che cosa succede alla Popolare di Bari? Fatti, nomi, numeri, rumors e scenari

 

Continuano i subbugli in casa della Popolare di Bari. Alle tensioni per la ricapitalizzazione in fieri anche visti i conti scricchiolanti, per le vendite in itinere delle sofferenze e per i dissapori con la fondazione Orvieto sulla vendita della Cassa di Orvieto, la banca pugliese ora deve affrontare – secondo alcune ricostruzioni giornalistiche – dissidi anche al vertice, mentre la maggioranza di governo con l’ok anche del Pd ha varato una norma (attesa e gradita dalla Popolare di Bari e non solo) che favorisce le aggregazioni. Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA SUCCEDE AL VERTICE DELLA POPOLARE DI BARI

La Banca Popolare di Bari vive un dualismo interno tra l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis e il quasi ex presidente Marco Jacobini, per 30 anni alla guida dell’istituto. Nelle ultime ore, tuttavia, secondo quanto ha scritto il Sole 24 Ore, per il ruolo di presidente della banca popolare sarebbe spuntato il nome di Gianluca Brancadoro, attuale membro del comitato di sorveglianza di Carige.

CHI E’ IL CANDIDATO BRANCADORO

Esperto di diritto societario, mercati finanziari e procedure concorsuali, docente di diritto commerciale, Brancadoro sarebbe il nome scelto dall’attuale Cda presieduto da Jacobini, con il supporto degli head hunter di Korn Ferry, per voltare pagina. Il nome troverebbe il consenso di Banca d’Italia, istituzione a cui è ritenuto vicino. Oltre a essere stato, tra giugno 2015 ad agosto 2018, presidente del Collegio Sindacale della Sga, Brancadoro si è infatti occupato di diversi casi di crisi, tra cui il risanamento della Banca Popolare di Spoleto (dove ha ricoperto il ruolo di Commissario straordinario) e la stessa banca Tercas (di cui è stato presidente tra ottobre 2014 a giugno 2016), istituto poi confluito proprio in Banca Popolare di Bari. Per il ruolo di presidente, negli ultimi giorni sono circolati anche il nome dell’ex McKinsey Vittorio Terzi come quello di Giulio Sapelli, economista apprezzato dalla Lega.

IL FUTURO DI DE BUSTIS

Il profilo di Brancadoro, però, secondo alcuni osservatori, cozzerebbe con le competenze e le funzioni del capo azienda De Bustis, elogiato dal Corriere della Sera nei giorni scorsi quando ad esempio lo ha definito precursore della banca digitale, forse riferendosi all’esperienza della salentina Banca 121 poi confluita in Mps e al fine andata a carte 48.

LE INFORMAZIONI DI MF/MILANO FINANZA

Secondo Mf/Milano Finanza sarà il nuovo board a quel punto a guidare il processo di aggregazione che potrebbe guardare ad altre popolari della regione Puglia o, più in generale, del Mezzogiorno. Il progetto esaminato nei mesi scorsi in seno ad Assopopolari, per esempio, porterebbe, attraverso una forma di scorporo o di scissione, alla nascita di un’unica holding con funzioni di governo e coordinamento. Probabilmente si partirà da quello schema, anche se è difficile immaginare che possa essere esteso a più di due o tre istituti.

IL DOSSIER CASSA DI ORVIETO

Intanto nelle scorse settimane la popolare ha ricevuto l’offerta vincolante di Sri Global, fondo d’investimento fondato dal finanziere Giulio Gallazzi, per la controllata Cr Orvieto. La Fondazione CrOrvieto, in sostanza, ha preso posizione rispetto alle ultime vicende che riguardano l’omonima cassa locale, di cui è socia di minoranza. E guarda con favore all’offerta di acquisto presentata dal fondo di investimento guidato da Giulio Gallazzi alla popolare barese. Mentre sul gruppo presieduto da Jacobini la fondazione umbra usa parole di fuoco.

GLI SBUFFI DI ORVIETO CONTRO LA POPOLARE DI BARI

«Siamo positivamente impressionati dall’interesse manifestato da Sri perché riteniamo che Cassa di Risparmio di Orvieto sia una banca solida le cui difficoltà vanno ricercato principalmente nelle ricadute negative causate dalle inefficienze della capogruppo» pugliese, ha spiegato il presidente della Fondazione CrOrvieto, Gioacchino Messina. Che ha messo in evidenza come il socio barese voglia vendere la banca solo «al fine di generare liquidità e migliorare il Cet1 ratio». Per questo, ha proseguito Messina, «siamo disponibili a supportare chiunque» voglia rilanciare la «redditività della banca e dia vita a un progetto di sviluppo capace di integrare ancor più CariOrvieto e il suo territorio».

L’OFFERTA

L’offerta vincolante da SRI Global Group – secondo le indiscrezioni giornalistiche – di circa 60-70 milioni di euro. A capo del gruppo il 55enne bolognese Giulio Gallazzi, che ha operato in diversi settori di business e il cui nome è legato anche a un altro istituto protagonista delle attuali cronache bancarie, Carige.

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