Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici si fa sempre più complicato. Le parti, in questi giorni, hanno evidenziato una distanza che non è solo quantitativa (140 contro 280 euro di aumento) ma soprattutto metodologica.
Federmeccanica contesta alle organizzazioni sindacali una richiesta che farebbe del salario una variabile indipendente perché disancorata dal calcolo conseguente al vigente accordo interconfederale che prevede incrementi retributivi coerenti con il recupero dell’inflazione al netto dei prezzi energetici importati. Non si dimentichi che la categoria è la più vasta e riunisce la più piccola carpenteria e le più grandi acciaierie. Questo contratto è impiegato perfino da una delle più grandi società di consulenza in quanto ereditato dai tempi in cui aveva manifatture. Difficile quindi individuare una cifra fissa accettabile da imprese di diversissima dimensione, merceologia, sede geografica.
La controversia interessa tutto il mondo del lavoro che aspira a maggiori retribuzioni e tutto il sistema delle imprese che avverte la crescita delle pressioni competitive nel mercato globale. Sarà interessante verificare l’opinione della Confederazione cui appartiene Federmeccanica, ovvero Confindustria. Da anni tutte le istituzioni europee e internazionali sollecitano il collegamento tra salari e produttività. Soprattutto in Italia ove la produttività del lavoro segna andamenti lontani da quelli dei principali concorrenti. Si ripropone quindi la necessità di individuare modalità con cui realizzare questo collegamento. I contratti aziendali sono ancora limitati e l’incentivo fiscale è complicato. I contratti territoriali richiedono troppa fatica per decollare.
Bisognerebbe almeno individuare nel contratto nazionale parametri in base ai quali le aziende associate alla organizzazione firmataria dovrebbero automaticamente disporre aumenti retributivi in cifra proporzionata alla maggiore produttività verificata. E contemporaneamente sviluppare quella sorta di salario indiretto rappresentato dai fondi sanitari e previdenziali complementari, che potrebbero comprendere anche il rimborso delle spese per l’assistenza agli iscritti non autosufficienti. Fuori da approcci ideologici, le parti possono con pazienza individuare una via pragmatica che consenta di distribuire la ricchezza dopo averla prodotta.