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Banche

Perché le pressioni commerciali nelle banche denunciate dai sindacati arrivano in Parlamento

Pressioni commerciali, le indicazioni della Fabi nella relazione della commissione d'inchiesta

Pressioni commerciali, le indicazioni della Fabi nella relazione della commissione d’inchiesta

 

 

La Commissione parlamentare bicamerale per le pressioni commerciali accoglie le denunce presentate dai maggiori rappresentanti dei lavoratori del sistema bancario. Tutti i dettagli.

COSA SONO LE PRESSIONI COMMERCIALI

Con pressioni commerciali si intende il complesso di incentivi, motivazionali o anche economici, che spingono i dipendenti del settore commerciale degli istituti di credito a vendere il maggior numero possibile di prodotti di investimento. L’esacerbarsi di queste azioni spinge da un lato i dipendenti ad avere un atteggiamento “aggressivo” con la clientela, che si sente utilizzata invece che tutelata, e dall’altro provoca forti stress tra i lavoratori delle banche. Dal 2017 esiste una Commissione parlamentare bicamerale per le pressioni commerciali all’interno delle banche e nel 2018 è stata varata la MiFID II, la direttiva comunitaria che disciplina i servizi finanziari all’interno dell’Unione Europea e che vuole migliorare la trasparenza e contendibilità del mercato, aumentando, così, la tutela per gli investitori.

LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

Come si legge nella relazione della Commissione e come riportato dalla FABI “i rappresentanti delle associazioni sindacali hanno riportato e documentato alcuni dei casi più clamorosi di pressioni commerciali come: umiliazioni verbali, minacce di trasferimento o di revoca delle ferie o del part-time in caso di mancato raggiungimento dei budget. A questo i sindacati hanno aggiunto, rincarando la dose, l’inserimento da parte dei responsabili di “nuovi appuntamenti con i clienti all’insaputa del lavoratore”, “l’organizzazione di “tornei”, gare o sfide tra aree territoriali o filiali per confrontare o premiare i risultati dei dipendenti” nonché “politiche remunerative fortemente collegate ai risultati di vendita”. La Commissione ha sottolineato che i “fenomeni di risparmio tradito richiedono un necessario rafforzamento degli strumenti e delle politiche di vigilanza in materia per verificare il rispetto, formale e sostanziale, della disciplina di settore”.

LE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE

La Commissione propone alcune soluzioni come “dotare le singole Autorità di vigilanza di nuovi poteri di indagine, tra cui, ad esempio, il mystery shopping che permetterebbe agli stessi Organi di vigilanza di verificare il comportamento effettivamente tenuto dagli intermediari nei confronti della propria clientela”. Nella stessa prospettiva e per rafforzarne l’operatività la Commissione propone di “valutare l’opportunità di estendere ai giudizi dell’ACF e dell’ABF, istituti già presenti nell’ordinamento giuridico italiano, ed in particolare nell’arbitrato, in cui per render esecutivo il provvedimento arbitrale la parte interessata deve proporre istanza, all’uopo depositando il lodo in originale o in copia conforme unitamente alla convenzione di arbitrato, nella cancelleria del Tribunale territorialmente competente nel cui circondario si trova la sede dell’ Arbitrato”.

LA RELAZIONE DI SILEONI

Nel corso della sua audizione, dello scorso 17 maggio 2022, il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni, ha denunciato l’ossessione delle banche per “il raggiungimento dei risultati, tutti concentrati nel breve termine, perché il vero obiettivo è soltanto la distribuzione di altissimi dividendi ad azionisti e fondi d’investimento”. Il segretario Sileoni ha aggiunto che esiste un accordo tra ABI e sindacati sulle indebite pressioni commerciali, ma che lo stesso viene disatteso. “I risultati stentano ad arrivare e la ragione principale è una: la maggior parte degli accordi sottoscritti all’interno dei gruppi, per migliorare e adattare l’accordo nazionale alle singole realtà aziendali, è stata più volte disattesa dalle stesse banche, dalle stesse aziende che, in taluni casi, hanno rifiutato di garantire l’anonimato alle segnalazioni dei loro dipendenti – si legge nella sua relazione -. Politicamente, le banche hanno sempre contrastato questo accordo perché non vogliono controlli da parte dei sindacati interni. In molti casi, sarebbe sufficiente intervenire tempestivamente sui territori al primo accenno di indebite pressioni commerciali per risolvere almeno la metà delle situazioni. Questo non avviene”.

I CASI DENUNCIATI: BNL, BPER, INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MONTE DEI PASCHI E NON SOLO

I casi che la Commissione ha esaminato sono numerosi. Le ultime, in ordine di tempo, riguardano Bnl ma anche Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps hanno avuto i riflettori accesi sul tema. In Bnl il coordinamento del gruppo del sindacato Unisin ha denunciato “le continue pressioni ricevute, le mail sui prodotti da vendere, quelle sui contest da cogliere al volo, quelle sui budget da chiudere, quelle raccapriccianti sui più bravi e meno bravi”. Un altro esempio riguarda il gruppo Monte dei Paschi di Siena. In un video girato lo scorso marzo, inviato alla rete commerciale e caricato sull’intranet del gruppo, viene ritratto il direttore commerciale di Montepaschi, Pasquale Marchese, che sta in piedi davanti a una scrivania ingombra di carta e documenti ed elenca ciò che è stato fatto di positivo e ciò che invece non va bene. “Si sta per chiudere il primo trimestre dell’anno, fondamentale per una società quotata”, afferma Marchese, e bisogna “andare avanti così sui mutui privati e sul gestito netto”, fare di più “sui prestiti personali, è questo il momento” e “sui mutui impresa, soprattutto quelli con garanzia”. E ancora: è tempo di “un’azione decisa sulla parte danni e previdenza”. Allo stesso modo in Unicredit un comunicato congiunto delle segreterie di coordinamento Unicredit di Fabi, First, Fisac, Uilca, Unisin denuncia “la pressione di vendita di polizze collegate ai finanziamenti agevolati” e “una generalizzata caduta di attenzione rispetto ai valori contenuti negli accordi sulle politiche commerciali”.

Bnl, Bper e non solo, ecco le ultime pressioni commerciali denunciate dai sindacati

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