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Italia Safran

Perché l’Italia (con la Germania) ha stoppato la francese Safran su Microtecnica

Le possibili motivazioni dietro le riserve di Roma e Berlino all'acquisizione dell'ex Microtecnica da parte della francese Safran potrebbero essere legate ai rispettivi ruoli nei programmi rivali dei sistemi di combattimento aereo del futuro in Europa. L'analisi del Financial Times

Perché Roma e Berlino hanno bloccato l’alleata Parigi su Microtecnica?

Due settimane fa il governo italiano si è opposto alla vendita all’azienda francese Safran delle attività di Actuation Systems di Collins Aerospace (filiale della americana Raytheon Technologies, ora nota come RTX) situate in Italia, ovvero l’ex Microtecnica con sede a Torino, società specializzata in componenti aeronautici.

L’esecutivo Meloni ha posto il veto all’acquisizione della filiale italiana di Collins esercitando il golden power in nome della sicurezza nazionale e delle preoccupazioni sul futuro di un asset “strategico”.

Durante l’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha avuto a Berlino il 22 novembre, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato: “Microtecnica e Safran non ci sono sembrate in linea con le esigenze delle nostre Forze armate”

Ora il produttore francese di attrezzature aeronautiche sta rivedendo le sue opzioni per procedere con l’acquisizione da 1,8 miliardi di dollari delle attività di sistemi di controllo di volo di Collins Aerospace. In particolare Safran non esclude di protestare contro la decisione dell’Italia, ha dichiarato Olivier Andries, il presidente e amministratore delegato di Safran, durante una visita in Marocco, riportava il 6  dicembre Reuters.

Ma l’Italia è stata attenta a non assumersi la responsabilità esclusiva del veto a Safran su Microtecnica, sottolinea il Financial Times. Il governo Meloni ha chiesto infatti il parere del governo tedesco, che ha espresso preoccupazione sulla continuità delle forniture ai programmi di caccia Eurofighter e Tornado.

Tutti i dettagli.

LA POSIZIONE DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MELONI

“Nell’attuale scenario geostrategico abbiamo ritenuto di scongiurare rischi anche potenziali di incidenza negativa sulla prontezza delle forze armate”, ha spiegato così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’esercizio del golden power per non consentire l’acquisizione di Microtecnica da parte della francese Safran, il 22 novembre a Berlino, a margine della firma del Piano d’azione con la Germania.

“I rallentamenti potenziali delle forniture della catena logistica che arrivavano dall’acquisizione da parte di Safran – ha proseguito Meloni – non sono apparsi compatibili con le esigenze operative delle forze armate. L’eventuale esercizio dei poteri speciali con prescrizioni non era risultato adeguato a tutelare efficacemente l’interesse pubblico. Non mancheranno occasioni – ha assicurato – perché il Governo italiano illustri agli alleati le motivazioni di questo provvedimento, che, lo ripeto, sono afferenti soprattutto al tema della nostra efficienza e della nostra sicurezza”.

IL RUOLO DI BERLINO DIETRO L’OPPOSIZIONE DELL’ITALIA ALL’ACQUISIZIONE DI MICROTECNICA DA PARTE DI SAFRAN

Soprattutto l’Italia ha avuto colloqui anche con la Germania prima di prendere la decisione di attivare il Golden power per Safran su Microtecnica.

E proprio il governo tedesco ha espresso preoccupazione sulla continuità delle forniture ai programmi di caccia Eurofighter e Tornado. Poiché Safran fornisce un importante concorrente, l’aereo da combattimento Rafale di Dassault, questo potrebbe essere un rischio, riporta il Ft aggiungendo che Roma ha avvertito che Safran potrebbe perseguire “logiche di business non allineate alle esigenze del . . . Difesa italiana”.

Secondo il Financial Times, “non ha senso che Safran acquisti un’impresa solo per sabotarla. Sì, una delle tre linee produttive italiane potrebbe essere vulnerabile allo scadere delle garanzie di lavoro, secondo addetti ai lavori. Ma Safran deve rifornire i clienti concorrenti senza pregiudizi in tutti gli aspetti della sua attività e questo non è diverso”.

LE RIMOSTRANZE DI SAFRAN

E ora Safran valuta di impugnare in tribunale il veto imposto dal governo di Roma sull’acquisizione dell’ex Microtecnica.

L’amministratore delegato di Safran, Olivier Andriès, ha espresso il proprio disappunto durante un’intervista rilasciata al quotidiano francese La Tribune, in cui ha denunciato un “pessimo segnale inviato da Germania e Italia sul futuro della cooperazione europea in materia di difesa”.

“La saga di Microtecnica è prova di quanto sarà difficile realizzare le ambizioni europee per un’industria della difesa meno frammentata” evidenzia anche il Ft.

TUTELARE LA SOVRANITÀ TECNOLOGICA NEI PROGRAMMI DI DIFESA

Secondo il quotidiano finanziario britannico, “c’è un’altra possibile spiegazione per le riserve tedesche e italiane – e non ha nulla a che fare con i caccia Eurofighter o Tornado. Invece, potrebbe essere legato ai rispettivi ruoli nei programmi di aerei da combattimento concorrenti in Europa”.

Dopo la guerra in Ucraina, i governi desiderano garantire la sovranità nelle capacità di difesa. Esistono pochi sistemi tanto rilevanti, dunque strategici, quanto il controllo e l’attuazione del volo, che gestiscono la manovrabilità di un aereo. Se Safran riuscisse ad acquisire l’unità Collins, gran parte della capacità dell’Ue nei controlli e nell’attuazione del volo sarà in mani francesi, nota una persona a conoscenza della posizione italiana sempre al Financial Times. “I tedeschi non ne erano contenti e nemmeno gli italiani”, ha aggiunto.

COSA C’ENTRA LA RIVALITÀ TRA I PROGRAMMI FCAS E GCAP

Come nota la Frankfurter Allgemeine Zeitung, l’irritazione francese deriva anche dal fatto che Safran è coinvolta nel progetto per il Sistema di combattimento aereo del futuro (Fcas), a cui partecipano Francia, Germania e Spagna. Secondo fonti nell’industria delle difesa francese, una “offesa tanto brutale” come quella arrecata a Safran rischia di danneggiare “il rapporto di fiducia faticosamente costruito” nell’iniziativa per lo Fcas.

Ma il progetto ha subito un lungo stallo a causa di disaccordi tra Dassault Aviation e Airbus sulla suddivisione dei lavori. Frizioni superate solo lo scorso dicembre dopo un’intensa pressione politica. Il Financial Times ricorda anche che Parigi e Berlino litigavano su come condividere la proprietà intellettuale derivante dallo sviluppo del sistema di controllo di volo. Sebbene quella di Microtecnica non sia la stessa tecnologia, è ugualmente critica, sottolinea il Ft.

L’Italia potrebbe anche considerare le conseguenze del suo coinvolgimento nel programma Gcap, rivale del già citato Fcas.

Come segnala l’Usine nouvelle, il dpcm di Palazzo Chigi specifica che l’italiana Microtecnica dovrebbe svolgere un ruolo importante, grazie alle sue competenze nel campo dei sistemi di controllo di volo, nel programma Gcap (Global Combat Air Program) il progetto di sistema di combattimento aereo di sesta generazione lanciato da Londra insieme a Roma e Tokyo.

Secondo gli addetti ai lavori interpellati dal Financial Times, se Safran acquisisse Microtecnica ciò potrebbe probabilmente indebolire le possibilità di influenza dell’Italia in questo programma.

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