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Italia Germania

Tutte le sintonie fra Italia e Germania su energia e non solo

Il punto sul vertice intergovernativo fra Italia e Germania.

Nessuno a Berlino, al momento della formazione del governo di destra-centro italiano, avrebbe immaginato che nel giro di un anno Germania e Italia avrebbero compiuto uno dei passaggi più significativi della reciproca collaborazione politica. Ma la firma apposta al termine della prima consultazione intergovernativa fra i due paesi dopo sette anni, che si è tenuta proprio nella capitale tedesca, ha sancito tale passaggio.

La firma è stata apposta sul Piano d’azione per il rafforzamento della cooperazione bilaterale e in ambito europeo, un ventaglio di iniziative che abbracciano tutti i principali aspetti della cooperazione bilaterale. Da quella politica a quella economica ed energetica, particolarmente sensibile in questa fase storica, dall’ambito europeo con temi come migrazione, finanza e allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali e a Ucraina e Moldova, a quella internazionale, dominata dalle questioni della guerra in Ucraina, del conflitto tra Israele e Hamas e delle crisi africane.

Dopo il grande freddo dell’era populista, durante il primo governo di Giuseppe Conte, quando i rapporti istituzionali fra i due paesi e governi furono ridotti al minimo indispensabile, la strada fra Roma e Berlino è tornata pian piano sempre più trafficata. A far salire di livello la qualità della relazione fra i due paesi è stato Mario Draghi, cui si deve la programmazione delle consultazioni intergovernative. Ma si deve alla buona volontà del pragmatismo socialdemocratico di Olaf Scholz e alla caparbietà laboriosa di Giorgia Meloni lo sviluppo di tale rapporto fino al compimento del primo vertice allargato fra i ministri di Italia e Germania.

E, come notano un po’ tutti i media tedeschi, chi con incredulità, chi con sorpresa e chi in tono neutro come fa il tg della tv pubblica tedesca Adr, il fatto è che “la chimica fra i due capi di governo sembra proprio funzionare”, nonostante le differenze di natura politica. Scholz non si è fatto condizionare da giudizi e pregiudizi sul nuovo governo italiano, nonostante la persistente alleanza della Lega salviniana con l’estrema destra di Afd, che tuttavia resta per Berlino un punto di diffidenza. E Meloni, forte anche di un rapporto sempre più sincero con la presidente tedesca della Commissione europea Ursula von der Leyen, pare essere riuscita a scansare il vicolo cieco dell’euroscetticismo di maniera. L’Italia non è né l’Ungheria né la Polonia, il suo status di paese fondatore di quel che in seguito è divenuta l’Unione Europea le impone un ruolo differente, forse più difficile, ma di sicuro più rilevante, a patto di saperlo interpretare. È il consiglio che Draghi affidò a Meloni al momento del passaggio di consegne e la premier italiana sembra averlo interiorizzato.

Il vertice intergovernativo di Berlino ha impegnato i due capi di governo in una serie infinita di colloqui: tra di loro, con i ministri delle rispettive delegazioni, con il mondo delle imprese italiane e tedesche. E con gli altri leader del G-20, con i quali Meloni e Scholz si sono collegati assieme per il Virtual G20 Leaders Summit.

La premier italiana è giunta a Berlino accompagnata da mezzo governo. Il vertice intergovernativo ha visto infatti incontri bilaterali fra i singoli ministri, oltre alla fine l’incontro plenario con i due capi di governo. Per l’Italia erano presenti i ministri di Esteri, Interno, Difesa, Economia e Finanze, Imprese e Made in Italy, Lavoro e Università.

L’obiettivo dichiarato nel piano d’azione firmato è quello di una cooperazione ancora più stretta. Uno dei temi principali è stato quello della sicurezza e della politica estera. È stato definito il varo di un formato “due più due”, ossia incontri regolari tra i ministri degli Esteri e della Difesa, dossier su cui Italia e Germania vanno già nella stessa direzione, come è stato evidente sia nel caso ucraino che da ultimo in quello di Israele.

“Insieme siamo al fianco dell’Ucraina, che sosteniamo politicamente, finanziariamente, umanitariamente e con armi e addestramento militare”, ha detto Scholz. E Meloni, intervenendo in video al G20 ha affermato che “la Russia potrebbe in ogni momento facilmente riportare la pace in Ucraina ritirandosi dai territori illegalmente occupati e ristabilendo la sovranità e la piena integrità territoriale dell’Ucraina”.

Sul piano industriale, un forum annuale è destinato ad accentuare la collaborazione a livello imprenditoriale fra sistemi complementari e già estremamente intrecciati. Gli imprenditori dei due paesi si sono confrontati nell’apposito Forum Business (cui a un certo punto si sono aggregati Meloni e Scholz) e il parterre era composto dai manager delle principali aziende. Per parte italiana Leonardo, Fincantieri, Snam, Cassa Depositi e Prestiti, Marcegaglia, Seda Group, UniCredit, Beltrame Group, ITA Airways, Generali, Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, Brembo e Menarini, per quella tedesca Siemens AG, Open Grid Europe GmbH, Bayernets, 50Hertz Transmission GmbH, Deutsche Bank, Deutsche Lufthansa AG, Schaeffler AG, Renk e Deutsche Bahn.

L’impulso politico renderà questi rapporti più solidi, hanno promesso i due leader, ad esempio nel settore automobilistico, della digitalizzazione e della mobilità verde. Un’attenzione particolare potrebbe essere rivolta all’idrogeno verde, per il quale l’Italia ha già avviato numerosi progetti e la Germania ha programmato ingenti investimenti.
Focus centrale – e non poteva essere diversamente – il tema energetico. Sia Roma che Berlino vogliono espandere il loro approvvigionamento energetico, interiorizzando la lezione derivata dai rischi dall’eccessiva dipendenza da un forte fornitore, nel caso specifico dalla Russia per il gas. I progetti tra i due paesi sono stati studiati già nei mesi scorsi e discussi a livello ministeriale nel corso del vertice e includono la costruzione di un idrogenodotto tra il Nord Africa e la Baviera. L’infrastruttura transfrontaliera del gasdotto sarà ampliata per il cosiddetto Corridoio Idrogeno Centro-Sud (SCHC), che dalla Germania meridionale passerà per l’Italia e arriverà in Nord Africa, consentendo l’importazione di dieci milioni di tonnellate di idrogeno entro il 2030.
I paesi del Nord Africa giocano un ruolo importante nella rinnovata collaborazione fra Italia e Germania, come ha rimarcato Meloni durante la visita. Ci sono importanti punti di accordo per quest’area, in cui vi è necessità di avviare subito nuove forme di cooperazione, in particolare con i paesi della regione mediterranea e del Nord Africa, soprattutto sulle questioni energetiche.

L’importazione di energie rinnovabili dal Nord Africa dovrebbe inoltre collegare l’Italia e la Germania con l’Austria e la Svizzera e contribuire alla creazione di una più ampia rete europea dell’idrogeno. A tal fine, la Germania e l’Italia vogliono anche promuovere sulla sponda meridionale del Mediterraneo la produzione di energie rinnovabili, gas naturale e idrogeno.

“L’Italia – ha confermato Meloni – si candida a diventare un ponte con l’Europa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi, sostenendo la sicurezza energetica delle nazioni africane e mediterranee e le esportazioni di energia verde verso il resto del Vecchio Continente”.

Investimenti necessari anche per affrontare una delle emergenze che adesso Roma e Berlino avvertono con la stessa urgenza, quella della immigrazione. I toni restano diversi, su questo aspetto Scholz utilizza toni più morbidi, anche se nella sostanza il giro di vite interno proposto nei giorni scorsi costituisce una svolta rispetto alle politiche più aperte dell’era di Merkel. Da parte italiana è sempre forte il fastidio per i soccorritori marittimi tedeschi e Meloni continua a pensare che non ci sia abbastanza sostegno per frenare la migrazione illegale né da parte dell’Ue né da parte tedesca.
Ma sull’accordo Italia-Albania, accolto con forti critiche dall’opposizione di sinistra interna, non c’è stata alcuna presa di distanza da parte tedesca. Anzi, il cancelliere Scholz aveva detto nei giorni scorsi di osservare con attenzione lo sviluppo di tale accordo e, in alcuni settori dello stesso governo tedesco, non si esclude in futuro di poter sperimentare soluzioni simili.

Infine le questioni fiscali, un tempo temi centrali nei turbolenti rapporti italo-tedeschi. I ministri monitorati sono stati quelli delle Finanze, il leghista Giancarlo Giorgetti e il liberaldemocratico Christian Lindner, l’interlocutore presumibilmente più ostico di questo vertice per la controparte italiana, fautore del ritorno al tetto del debito in patria e del rigore finanziario. Il tg di Ard azzarda che proprio il buon feeling fra Scholz e Meloni potrebbe aiutare ad avvicinare le due parti su questi aspetti. In gioco l’intesa sulle nuove regole del patto di stabilità e crescita entro la fine dell’anno, su cui esercita un ruolo anche la triangolazione con la Francia.

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