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Olio Di Palma

Perché i prezzi dell’olio di palma stanno schizzando

Con il perpetrare della guerra in Ucraina i Paesi si chiudono sempre di più in loro stessi e le materie prime vengono protette all’interno dei propri confini. Il caso dell’olio di palma

 

Olio di palma sì, olio di palma no. Il dibattito va avanti da anni tra chi continua a difenderlo e chi, invece, lo sconsiglia sia per la sua qualità che per i problemi di deforestazione e sfruttamento dei lavoratori.

Intanto l’Indonesia, primo produttore mondiale, ne ha stabilito il bando alle esportazioni a partire da giovedì prossimo e i prezzi sono schizzati alle stelle.

PERCHÉ L’INDONESIA BLOCCA L’EXPORT

Il 28 aprile, in Indonesia, entrerà in vigore il bando sulle esportazioni di olio di palma. Lo ha annunciato il presidente Joko Widodo per contrastarne la carenza sul mercato locale e tentare di contenere l’aumento dei prezzi a livello nazionale.

Mosse simili non sono nuove in Indonesia. Limiti alle esportazioni dell’olio di palma erano infatti già stati stabiliti da gennaio a marzo, causando – anche in quel caso – un netto aumento dei prezzi. Il blocco attuale riguarderà in particolare l’oleina di palma raffinata, sbiancata, deodorata ma non l’olio di palma grezzo.

Il governo di Widodo, inoltre, riferisce il Jakarta Post, è sempre più sotto pressione sia a causa dell’inflazione che del malcontento per la proposta di alcuni suoi sostenitori di ritardare le elezioni presidenziali del 2024 al fine di prolungare il suo mandato.

CHI ESPORTA PIÙ OLIO DI PALMA

Secondo l’Observatory of Economic Complexity (Oec), l’Indonesia è il Paese che esporta più olio di palma in assoluto. È responsabile, infatti, di oltre la metà delle esportazioni mondiali (52,4%) e i dati aggiornati al 2020 parlano di un giro di affari pari a 17,9 miliardi di dollari.

Solo la Malesia la segue in modo significativo con il 31,1% delle esportazioni che equivalgono a 10,6 miliardi di dollari.

Terzo posto, ma a molta distanza, per l’Olanda da cui parte il 3,01% dell’olio di palma pari a 1,03 miliardi.

Grafico via Observatory of Economic Complexity

CHI IMPORTA PIÙ OLIO DI PALMA

I tre maggiori importatori sono India (14,8%), Cina (10,8%) e Pakistan (6,32%).

L’Italia fa arrivare il 3,55% dell’olio di palma per un valore di 1,21 miliardi di dollari.

Grafico via Observatory of Economic Complexity

PIOVE SUL BAGNATO

Il blocco dell’Indonesia, ricorda il Guardian, arriva in un momento già molto difficile: “Sta accadendo mentre tonnellate di esportazioni di tutti gli altri principali oli sono sotto pressione: l’olio di soia a causa della siccità in Sudamerica; l’olio di colza a causa dei disastrosi raccolti in Canada; e l’olio di girasole a causa della guerra della Russia in Ucraina”, ha spiegato James Fry, presidente della società di consulenza sulle materie prime LMC International.

“Nessuno può compensare la perdita dell’olio di palma indonesiano. Ogni paese ne soffrirà”, è stato il commento di Rasheed JanMohd, presidente della Pakistan Edible Oil Refiners Association (PEORA).

Il divieto dell’Indonesia “significa che abbiamo uno shock di fornitura di olio vegetale che spingerà i prezzi più in alto e si aggiunge alla pressione dei prezzi alimentari danneggiando i più vulnerabili”, ha aggiunto ad Al Jazeera Trinh Nguyen, economista presso Natixis per l’Asia emergente.

I PREZZI

I prezzi degli oli vegetali, scrive il Guardian, sono già aumentati di oltre il 50% negli ultimi sei mesi “perché fattori che vanno dalla carenza di manodopera in Malesia alla siccità in Argentina e Canada – i maggiori esportatori rispettivamente di olio di soia e di canola – hanno ridotto le forniture”.

La notizia data da Widodo ha subito provocato la reazione dei mercati, infatti, come ha scritto ieri Milano Finanza, “alla Bursa Malaysia Derivatives Exchange a Kuala Lumpur i futures sull’olio di palma hanno toccato un massimo di 7500 ringgit (1 ringitt malese è pari a 0,22 euro, ndr) con un balzo quasi del 7%, per poi chiudere con un aumento dell’1,47% a 6.972 ringgit”.

PREVISIONI E CONSEGUENZE

L’aumento del prezzo dell’olio di palma, secondo Ega Kurnia Yazid, ricercatore presso il Centro di studi strategici e internazionali di Giacarta intervistato da Al Jazeera, “sarà anche probabilmente seguito da un aumento dei prezzi dei prodotti sostitutivi come l’olio di canola, l’olio d’oliva e l’olio di cocco”.

Già venerdì, dopo l’annuncio, si legge nello stesso articolo, il prezzo dell’olio di soia, il secondo olio vegetale più usato dopo l’olio di palma, è aumentato del 4,5% e alcuni supermercati nel Regno Unito hanno annunciato che avrebbero limitato le vendite di olio di oliva, di girasole e di colza a due o tre articoli per cliente.

Per Tim Harcourt, economista presso la University of Technology di Sydney, “il divieto danneggerà sia gli esportatori che gli importatori e sarà distorsivo del commercio” e anche secondo Yazid “il divieto potrebbe influenzare la fiducia globale nell’Indonesia e causare caos per coloro che comprano il suo olio di palma”.

COME SOSTITUIRE L’OLIO DI PALMA

Grandi importatori come India e Pakistan, stando a Reuters, cercheranno di aumentare gli acquisti di olio di palma dalla Malesia, ma il secondo produttore mondiale non può riempire il vuoto creato dall’Indonesia.

Anche perché questa materia prima non viene utilizzata solamente per prodotti alimentari e cosmetici ma anche per il biodiesel. E se da una parte un gruppo malese produttore di olio di palma, sostenuto dallo Stato, ha detto che i Paesi dovrebbero sospenderne o rallentarne l’uso come biocarburante per assicurarne una fornitura adeguata a uso alimentare, dall’altra proprio Indonesia e Malesia hanno ribadito che continueranno a usarlo per il biodiesel nonostante l’aumento dei prezzi.

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