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Nvidia

Perché i super-risultati di Nvidia deludono gli investitori?

I risultati di Nvidia soddisfano o superano le aspettative del mercato, eppure gli investitori non sono contenti e il titolo della società cala: c'entrano le preoccupazioni per i ritardi dei nuovi microchip per l'intelligenza artificiale. Tutti i dettagli

Ieri Nvidia, la più grande azienda di semiconduttori al mondo, con una capitalizzazione di mercato di 3000 miliardi di dollari, ha pubblicato i risultati del secondo trimestre dell’anno fiscale 2025, terminato il 28 luglio scorso. Nonostante le entrate siano più che raddoppiate rispetto all’anno scorso (+122 per cento) e cresciute anche rispetto al trimestre precedente (+15 per cento), raggiungendo i 30 miliardi di dollari, e nonostante i risultati complessivi abbiano soddisfatto o addirittura superato le aspettative, gli investitori sono rimasti delusi: le azioni della società hanno perso infatti il 6 per cento nell’after hours.

Dall’inizio del 2024, comunque, il valore del titolo di Nvidia è più che raddoppiato; nel 2023 è cresciuto del 239 per cento. Merito dell’esplosione dell’interesse per l’intelligenza artificiale generativa, che poggia sulla capacità di calcolo fornita da microchip sofisticati e ad alte prestazioni: Nvidia è l’azienda dominante in questo settore, con una quota di mercato che si aggira sull’80 per cento.

NVIDIA È VITTIMA DEL SUO SUCCESSO?

Nvidia è probabilmente vittima del suo stesso successo, che ha creato aspettative forse esagerate negli investitori. Ad esempio, la società prevede entrate di circa 32,5 miliardi nel terzo trimestre, superiori rispetto al valore medio stimato dagli analisti (31,9 miliardi) ma ben al di sotto del valore massimo (37,9 miliardi).

LE PREOCCUPAZIONI PER I CHIP BLACKWELL

Ciò che preoccupa maggiormente il mercato, comunque, non sono questi numeri ma il timore che la commercializzazione della nuova generazione di chip sviluppati dalla società – i Blackwell – subisca ritardi a causa di difficoltà legate alla manifattura: Nvidia ha ammesso in effetti di aver riscontrato dei problemi. Il timore, dunque, è che un’offerta insufficiente di questi nuovi processori possa ritardare i progressi nell’intelligenza artificiale. Anche perché il 40 per cento circa delle entrate di Nvidia – che un tempo si concentrava sulle schede grafiche per i videogiochi – proviene da un ristretto gruppo di clienti: ovvero le grandi compagnie tecnologiche (Alphabet, Microsoft, Amazon e Meta), che stanno investendo cifre miliardarie nell’intelligenza artificiale e che hanno bisogno di chip potenti per i loro centri dati.

L’amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, ha fatto sapere che la produzione di massa dei chip Blackwell è stata posticipata al quarto trimestre dell’anno, ma ne ha minimizzato l’impatto sui conti della società per via della domanda ancora robusta per i processori della generazione attuale, chiamata Hopper.

AUMENTA LA CONCORRENZA

Nonostante la leadership di settore e una capitalizzazione pari a quella delle altre dieci principali aziende di microchip messe insieme, Nvidia deve fare i conti con una concorrenza crescente: il suo sfidante più agguerrito è Advanced Micro Devices, ma anche Intel sta puntando molto sui chip per l’intelligenza artificiale.

L’IMPATTO SUGLI ALTRI PRODUTTORI DI CHIP

Il calo delle azioni di Nvidia si è ripercosso sui titoli delle altre aziende produttrici di microchip: le statunitensi Advanced Micro Devices e Broadcom hanno perso entrambe il 4 per cento circa; le sudcoreane Sk Hynix e Samsung il 4,5 e il 2,8 per cento, rispettivamente.

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