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Sia

Nexi e Intesa Sanpaolo, che cosa cambia con Lovadina in Sia (Cdp)

Fatti, nomi, numeri, indiscrezioni e scenari dopo la nomina dei vertici di Sia. Il dossier merger con Nexi allo studio degli advisor. Le intese in cantiere fra Intesa Sanpaolo e Nexi. E un report di Mediobanca

 

Federico Lovadina è stato nominato ieri nuovo presidente di Sia, la società dei servizi e infrastrutture di pagamento controllata da Cdp Equity (gruppo Cassa depositi e prestiti), che ha rilevato di recente le quote di Sia detenute da Intesa Sanpaolo, Unicredit ed F2i.

ECCO IL NUOVO BOARD DI SIA

Oltre a Lovadina, che prende il posto di Giuliano Asperti (dimissionario perché nominato da un socio, F2i, nel frattempo uscito), il cda di Sia ha cooptato nel board quattro nuovi consiglieri, designati da Cdp. Si tratta di Andrea Cardamone (già capo azienda della banca Mps, Widiba, ora consulente tra gli altri di Illimity Bank fondata da Corrado Passera e considerato vicino ai vertici M5S), Fabio Massoli (direttore Finanza di Cdp), Andrea Pellegrini (banker, senior advisor del gruppo Cdp voluto dal numero uno della Cassa, Fabrizio Palermo) e Carmine Viola.

CHI E’ LOVADINA, IL NUOVO PRESIDENTE DI SIA

Chi è il nuovo presidente di Sia? Avvocato toscano, già in cda di peso come quello di Ferrovie dello Stato (su indicazione del governo Renzi) e attuale consigliere di amministrazione del gruppo Prelios presieduto da Fabrizio Palenzona e controllato da fondi americani con sede nel Delaware, Lovadina ha fondato uno studio legale con il senatore Francesco Bonifazi – tesoriere del Pd quando era guidato da Matteo Renzi e ora tesoriere di Italia Viva – dopo un’esperienza nello studio Tombari (dove ha mosso i primi passi professionali anche l’ex ministro Maria Elena Boschi, ora esponente di spicco del neonato movimento renziano Italia Viva).

IL CURRICULUM DI LOVADINA

Lovadina è anche presidente di Toscana Energia, società leader nel settore della distribuzione del gas naturale in Toscana con 102 concessioni gas. Con una recente operazione di acquisizione di quote di alcuni comuni, Italgas che era già azionista della società controlla ora Toscana Energia con poco più del 50%.

LE RADICI TOSCANE

In ambienti finanziari milanesi si fa notare come anche la società quotata Nexi abbia radici toscane: ha rilevato una parte della società Bassilichi, in passato della omonima famiglia. Tra l’altro negli scorsi giorni i fratelli Bassilichi sono stati visitati dalla Gdf – insieme ad altri imprenditori e professionisti – nell’ambito delle indagini sulla ex fondazione renziana Open presieduta dall’avvocato Alberto Bianchi anche se non sono indagati.

NEXI, BASSILICHI E NON SOLO

Nel luglio 2017, l’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (ICBPI), leader in Italia nei settori della monetica che poi con Cartasì ha dato vita a Nexi, perfezionando il closing dell’acquisizione di Bassilichi, società al vertice dell’omonimo gruppo specializzato nei pagamenti e nell’offerta di servizi a banche, imprese e pubblica amministrazione, si legge nelle cronache dell’epoca: “Lo studio BL nella persona dell’avv. Federico Lovadina per i profili fiscali ha assistito i soci industriali e finanziari di Bassilichi”. In verità, come scritto da Start negli scorsi mesi, l’acquisizione di Bassilichi non si chiuse nel 2017 ma si è trascinata fino a pochi mesi fa con spezzatini e scorpori societari alcuni dei quali acquisiti da Nexi prima della quotazione in Borsa.

IL PROGETTO SISTEMICO DI CDP

Ma più che la politica ora conta per Lovadina la strategia industriale dettata dalla Cassa depositi e prestiti: costruire un campione nazionale per l’infrastruttura dei pagamenti elettronici. I prossimi passi? Obiettivo Ipo. Quindi eventuali acquisizioni in Europa (con la francese Worldline?, ma ci sono incognite e polemiche). E magari un merger con Nexi.

LE INDISCREZIONI SUL MERGER SIA-NEXI

Il merger, secondo Repubblica, è sempre più sul tavolo degli azionisti delle due società. Mediobanca per i soci di Nexi e Jp Morgan per Sia sono al lavoro sui dettagli del matrimonio: Cdp dovrebbe avere circa il 25% della società frutto della fusione, ha scritto il quotidiano del gruppo Gedi. Peraltro un recente report di Mediobanca su Nexi ha sottolineato tra l’altro a sorpresa come ci sono i margini per un abbassamento delle commissioni, come auspicato a livello sistemico dal governo (il Tesoro aveva anche architettato un provvedimento per stabilire un tetto).

CHE COSA SUCCEDERA’ FRA NEXI E INTESA SANPAOLO?

E’ sul dossier Sia-Nexi che si appuntano gli sguardi di analisti finanziari e addetti ai lavori. Al campione nazionale su cui l quale lavora Cdp avrà un ruolo anche Intesa Sanpaolo? Negli scorsi giorni il Sole 24 Ore ha ricordato che il gruppo guidato da Carlo Messina – secondo le indiscrezioni di giorni precedenti non smentite dalle società interessate – farebbe confluire in Nexi le sue attività di acquiring, ossia il business che collega l’esercente con i network di pagamenti (qui l’approfondimento di Start). Non è ancora chiaro se si finalizzerà prima l’intesa fra Nexi e Intesa oppure il merger Sia-Nexi. Repubblica oggi non esclude che i piani possano essere complementari. Si vedrà.

PAROLE E REPORT DI MEDIOBANCA

Ma come valutano gli analisti questi pour parler tra Nexi e Intesa Sanpaolo? L’acquisizione rappresenterebbe per Nexi “un importante passo avanti nel segmento acquiring, consoliderebbe la sua posizione competitiva e rafforzerebbe i suoi rapporti con il suo principale cliente”, hanno affermato negli scorsi giorni gli analisti di Mediobanca Securities.

CHE COSA DICONO EQUITA E FIDENTIIS

Per Equita “da un punto di vista industriale l’operazione avrebbe senso per Nexi in quanto il business dei pagamenti è di scala e verrebbero generate importanti sinergie mentre dal punto di vista finanziario non è possibile al momento fare una valutazione in quanto i dati di Intesa acquiring non sono noti”. “Dal punto di vista di Intesa l’operazione non sarebbe un’uscita definitiva dal business dell’e-payment considerato che Intesa resterà largamente investita nel settore  seppur indirettamente”, afferma Fidentiis, che ricorda come nel 2016 Intesa aveva venduto all’allora Icbpi per 1,03 miliardi di euro le attività relative ai pagamenti di Setefi e Isp Card.

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