skip to Main Content

Violante

Violante soccorre il governo Meloni su politica e magistratura

Su politica e giustizia, illuminante intervista di Luciano Violante, già magistrato, già responsabile dei problemi della giustizia per il Pci, già presidente dell’Antimafia e della Camera. I Graffi di Damato

Colpito dall’”alta tensione” tornata nei rapporti con la magistratura, Paolo Mieli bacchetta nell’editoriale sul Corriere della Sera il governo che, al pari di altri da una trentina d’anni a questa parte, “perde il lume della ragione e denuncia il complotto” per “due, tre (ma anche quattro, cinque, sei) iniziative giudiziarie ad ogni evidenza slegate una dall’altra contro un esponente della maggioranza”, ed anche di più. Questa volta, per esempio, sono due: la ministra Daniela Santanchè e il sottosegretario Andrea Delmastro, entrambi amici e colleghi di partito della premier.

COSA PENSA LUCIANO VIOLANTE SU POLITICA E MAGISTRATURA

Anche il governo Meloni avrà perso il lume della ragione, ripeto, ma solo sette pagine dopo la prima dello stesso Corriere si trova, purtroppo senza uno straccio di richiamo accanto o sotto l’editoriale di Mieli, una illuminante intervista di Luciano Violante, già magistrato, già responsabile dei problemi della giustizia per il Pci, già presidente dell’Antimafia e della Camera, in cui a questo come ad altri governi che l’hanno preceduto nel sentirsi “accerchiati” riconosce quanto meno un’attenuante. È quella di dovere affrontare ogni anno, ogni giorno e ogni ora, fra elezioni di vario tipo, sondaggi e polemiche, magari attorno a cronache giudiziarie, il giudizio di chi vota.

Il problema, secondo Violante, va cercato “alla radice”. Che è il diritto della politica, anzi la necessità di riprendersi “la sovranità” via via ridottasi e infine perduta spontaneamente “dagli anni Ottanta”, ben prima quindi del terremoto giudiziario che travolse la cosiddetta Prima Repubblica. Tutto cominciò, in particolare, quando la politica delegò alla magistratura, già impegnata di suo con i processi, il compito di combattere in prima linea il terrorismo e la mafia.

COSA PENSA VIOLANTE DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Adesso, sempre secondo Violante, è ora di restituire alla politica la sua sovranità, appunto, evidentemente con una seria riforma della giustizia, anche se lui dissente da alcune delle proposte o dei progetti del governo: per esempio, la separazione delle carriere fra giudici e pubblici e ministeri, che sono già separate eccome. Lo dimostra l’imputazione coatta del sottosegretario alla Giustizia Delmastro, disposta da un giudice contro l’archiviazione delle indagini chiesta dalla pubblica accusa. Si sa che Violante si aspetta da tempo, piuttosto, una separazione delle carriere fra i magistrati che indagano e i giornalisti che ne riferiscono.

Dal governo di turno e dai suoi progetti i magistrati e la loro associazione, se non la vogliamo chiamare sindacato, possono anche dissentire ma non atteggiandosi e muovendosi come una “controparte”. Che non sono, perché a fare le leggi è il Parlamento.

Ora a questa ennesima lezione istituzionale, civile e politica di Violante spero che nessun cretino reagisca tornando a insinuare, a 81 anni belli che compiuti e a sei dalla scadenza del secondo mandato di Sergio Mattarella, ch’egli aspiri a guadagnarsi i consensi della destra per salire al Quirinale.

Back To Top