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Msc, gli americani puniranno la flotta “cinese” di Aponte?

Msc, la compagnia di trasporto marittimo di Gianluigi Aponte, ha ordinato una ventina di navi dalla Cina. Ma gli Stati Uniti potrebbero penalizzare gli armatori legati a Pechino, mettendo tasse salate all'ingresso dei porti americani. Tutti i dettagli

In un articolo di qualche anno fa il quotidiano Repubblica presentava Mediterranean Shipping Company (Msc) come un baluardo contro l'”avanzata dei colossi statali cinesi” nel settore del trasporto marittimo. E spiegava che la compagnia di navigazione svizzera, fondata e guidata dall’italiano Gianluigi Aponte, lavorava per “opporsi a uno strapotere cinese e asiatico” e per “arginare l’avanzata cinese”.

IL PRIMATO CINESE NELLO SHIPBUILDING

Ai primi posti della classifica delle maggiori shipping companies al mondo c’è proprio Msc, seguita dalla danese Maersk, dalla francese Cma-Cgm e dalla cinese Cosco. Se si guarda però al settore dello shipbuilding, cioè alla costruzione delle navi, il paese dominante è la Cina, seguita dalla Corea del sud  e dal Giappone, e a grande distanza dall’Europa.

MSC È ANTICINESE MA ORDINA NAVI DALLA CINA?

E anche Msc di Aponte, al di là delle finalità anti-cinesi del suo agire, si rifornisce di imbarcazioni dalla Cina.

Come si legge sul sito specializzato Shipping Italy, infatti, la compagnia ha ordinato fino a otto navi portacontainer da 22.000 Teu (l’unità di misura della lunghezza dei container) al cantiere Zhoushan Changhong, nella Cina orientale: ogni unità ha un valore stimato di 270 milioni di dollari. A detta della stessa Msc, la tipologia di nave ordinata “non è solo il [modello, ndr] più grande e più avanzato attualmente costruito da Changhong International, ma anche il più grande progetto di tipo navale in costruzione nella provincia di Zhejiang”.

Già a fine dicembre, peraltro, Msc aveva effettuato un altro ordine di navi – dieci, da 24.000 Teu ciascuna – da un cantiere cinese, quello di Dalian, gestito dal gruppo Hengli.

LE RESTRIZIONI AMERICANE SULLE NAVI CINESI

Mentre Msc si rifornisce di navi cinesi, negli Stati Uniti l’Ufficio del rappresentante del commercio – il cui compito è consigliare il presidente su questioni di commercio internazionale – sta valutando di mettere una tassa all’ingresso delle imbarcazioni cinesi nei porti americani. L’indagine è iniziata sotto la precedente amministrazione di Joe Biden e ha l’obiettivo di frenare l’espansione di Pechino nell’industria dello shipbuilding e rinvigorire la cantieristica nazionale.

Più nel dettaglio, viene proposta l’applicazione di una tassa d’ingresso fino a 1 milione di dollari sulle imbarcazioni delle compagnie di navigazione cinesi (come la già citata Cosco). Le navi di altri armatori ma comunque costruite in Cina (come nel caso di Msc, ad esempio) pagherebbero ancora di più per entrare nei porti americani: fino a 1,5 milione di dollari.

E ancora: le compagnie di navigazione non cinesi la cui flotta è composta per oltre la metà da navi cinesi potrebbero pagare 1 milione di dollari ad ogni ingresso nei porti americani, a prescindere dalla provenienza della singola imbarcazione. La tassa scenderà a 750.000 dollari se la percentuale di origine cinese sul totale della flotta è tra il 25 e il 50 per cento, e a 500.000 dollari se la percentuale è inferiore al 25 per cento.

TUTTE LE ACQUISIZIONI DI MSC TRA BOLLORÉ, ITALO E IL SECOLO XIX

Ad oggi la flotta di Msc è composta da 888 navi, di cui 595 di proprietà e 293 noleggiate, più un portafoglio ordini di 129 nuove imbarcazioni.

Nel 2022 la compagnia ha acquisito le attività in Africa del gruppo francese Bolloré per 5,5 miliardi di dollari. Lo scorso ottobre, invece, è stato approvato l’acquisto del 49 per cento di Italo – Nuovo Trasporto Viaggiatori. Il gruppo di Gianluigi Aponte ha anche acquistato da Gedi Il Secolo XIX, quotidiano di Genova: la città è un importante polo portuale.

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