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Mes

Ecco le bufalette dei giornali sul Mes

Che cosa scrivono e che cosa non scrivono i giornali di carta sul Mes. L'approfondimento di Giuseppe Liturri.

Non sappiamo come finirà la (presunta) disputa politica relativa alla ratifica del Trattato del Mes. In politica è previsto tutto, pure l’improbabile evento del suicidio della maggioranza politica che decide di spaccarsi votando un disegno di legge dell’opposizione, costringendo il Presidente Giorgia Meloni a salire al Colle.

Sappiamo con ragionevole certezza che la posta in gioco è alta, almeno a giudicare dai toni da ultima spiaggia, che sconfinano talvolta nel ridicolo o ipotizzano turbolenze sul mercato dei titoli di Stato, dove però non si possono fare ipotesi in libertà, perché scatterebbe il penale. Di seguito, una guida casuale delle lievi “imprecisioni” che abbiamo dovuto leggere solo negli ultimi tre giorni.

“un pericoloso voltafaccia con Bruxelles visto che l’Italia resta l’unico Paese inadempiente.” (B. Fiammeri – Sole 24 Ore 24 giugno 2023)

No, non ratificare non è un inadempimento ma un Diritto del Parlamento previsto dall’articolo 80 della Costituzione. L’inadempimento è tipico di un’obbligazione, e qui non ce n’è nemmeno l’ombra. Sarebbe il caso di ritornare sui manuali di diritto civile e diritto costituzionale.

“La verità però è che sulla ratifica o meno della riforma del Fondo salva-Stati le crepe si vanno sempre più allargando. È la ragione del resto che giovedì ha spinto i deputati della maggioranza ad abbandonare i lavori in Commissione dopo che il parere del capo di gabinetto del ministro dell’Economia Giorgetti aveva invece promosso la riforma, spingendosi a definirla conveniente per l’Italia.” (B. Fiammeri – Sole 24 Ore 24 giugno 2023)

Il parere del capo del gabinetto non “ha promosso” un bel nulla. Ed i deputati hanno lasciato semplicemente che l’opposizione scegliesse il testo base (ce n’erano due identici) su cui la maggioranza dovrebbe poi votare no. I deputati hanno utilizzato meglio il loro tempo.

“Per il resto, la scappatoia di ieri prova a far guadagnare un altro po’ di tempo, anche se le settimane che passano difficilmente possono produrre soluzioni politiche mentre con certezza danneggiano l’immagine italiana agli occhi degli altri Paesi Ue. Almeno in teoria, la curiosa vicenda andata in scena ieri in commissione con un disegno di legge che avanza grazie ai soli voti di un pezzo di opposizione mentre la maggioranza latita potrebbe ripetersi in Aula, dove per il via libera è sufficiente il voto della maggioranza dei presenti. Sul piano politico, è evidente, l’ipotesi presenta qualche complessità in più, ma forse minore rispetto all’alternativa di un’Italia che da sola nell’Eurozona blocca la ratifica fermando la riforma anche per tutti gli altri Stati membri. Perché al di là delle convulsioni politiche c’è la questione cruciale dei contraccolpi che in questo caso potrebbero subire i nostri BTp” (G. Trovati – Sole 24 Ore 23 giugno 2023)

Ci risiamo con la maggioranza “latitante” a cui si aggiunge il sogno di vederla latitare pure in aula; poi siamo curiosi di capire quali siano le fonti che ipotizzano “contraccolpi” per i Btp. Attenzione a confondere le previsioni con i desideri, soprattutto quando si ascoltano gli operatori di mercato che da mesi provano a scommettere al ribasso sui Btp e tornano regolarmente con le ossa rotte.

“Alla fine, il Mes è un classico dossier da votare tra luglio e agosto, liberarsene mentre gli italiani vanno in ferie.” (L. Palmerini – Sole 24 Ore 23 giugno 2023)

Siamo davvero all’ultima spiaggia. Nel senso letterale del termine.

“il M5S è favorevole, dato che l’accordo è stato siglato da Giuseppe Conte quando era premier; il Pd è favorevole e ne ha chiesto la discussione, così come i partiti del fu Terzo Polo; Forza Italia è favorevole; mentre dubbi e lacerazioni ci sono all’interno di Lega e Fdi, che negli anni hanno combattuto battaglie feroci contro il Mes. Ma complessivamente i numeri ci sono.” (L. Capone – Il Foglio 20 giugno 2023)

Granitiche certezze che potrebbero sciogliersi come neve al sole. Per il momento ce le segniamo.

“Con la riforma, in caso di necessità, il Mes potrebbe prestare oltre 60 miliardi al Fondo di Risoluzione Unico, che potrebbe intervenire per ricapitalizzare un singolo istituto, senza coinvolgere i governi nazionali che non dovrebbero più firmare alcun memorandum” (L. Borga – Il Foglio 26 giugno 2026)

Peccato che il prestito del Mes al Fondo prevede condizioni anche peggiori (allegato IV del testo riformato). Tra cui il rispetto della normativa del bail-in, perché il Mes interviene proprio in ultima istanza, quando il SRF non raccoglie prestiti nemmeno tra le banche che, peraltro, sono le finanziatrici del fondo stesso. Vi ricordate degli obbligazionisti di Banca Etruria azzerati? Beh, molto peggio.

“Ricordo che nella trattativa sulla riforma del Mes, e in particolare sulla istituzione del cosiddetto backstop, cioè della rete di sicurezza a sostegno del Fondo di risoluzione unico per la gestione delle crisi bancarie, una delle linee rosse italiane, tracciata non solo dai mutevoli governi italiani, ma indicata anche dalla Banca d’Italia, era il rifiuto di istituzione di un meccanismo di valutazione della sostenibilità dei debiti che avrebbe potuto innescare aspettative pericolose per la stabilità finanziaria dei singoli Stati, generando profezie che si autoavverano. Si combatté per eliminare questa eventualità e la battaglia fu vinta. Ma ora si ha l’impressione che ci sia un tentativo di reintrodurre questo pericoloso meccanismo sotto altra forma” (G. Tria – Sole 24 Ore 5 dicembre 2022)

Tria, che la riforma del Mes l’ha negoziata, evidenzia la pericolosità della valutazione di sostenibilità dei debiti pubblici, che però nel Mes è rimasta (articolo 3). Forse ricorda male. Il prestito per le crisi bancarie è passato e la linea rossa si è sbiadita.

“a microfoni spenti si fatica oggi a trovare un leader di primo piano della Lega o di Fratelli d’Italia che non capisca ciò che è sotto gli occhi di tutti: ratificare la riforma non significa essere colonizzati dalla Troika è rischiare di esserlo; essa è un cambio marginale e in meglio di ciò che già c’era, perché crea una protezione in più in caso di crisi bancaria; e un disco verde farebbe calare il costo del debito italiano – come ha scritto il Tesoro alla Camera – perché sarebbe un segnale di coesione europea […] dunque la ratifica è rinviata e si farà attendere ancora […] in gioco c’è la stabilità del debito pubblico, il grande normalizzatore del sovranismo assurto al potere: respingere la ratifica del Mes oggi significa mettere in gioco il prezzo dei titoli e il costo di finanziamento dello Stato […] Lasciar passare il Mes – si dirà – significa proteggere i risparmiatori italiani” (F. Fubini – Corriere della Sera 23 giugno 2023)

Si perpetua la mitologia del calo del costo del debito italiano perché “l’ha detto il Tesoro” (falso, il Mef ha scritto una proposizione ipotetica del decimo grado, con tre “se” davanti). Si ripete purtroppo la minaccia della sorte dei titoli pubblici italiani. Ipotesi azzardata, se non proprio irresponsabile. Come giocare con l’atomica.

“congelare il Mes – o peggio votargli contro alla Camera – non è esattamente il modo migliore per rafforzare la fiducia di cui l’Italia ha bisogno sui mercati” (F. Fubini – Corriere della Sera 23 giugno 2023)

La fiducia dell’Italia sui mercati è generata dalla prospettiva di crescita e conseguente sostenibilità del debito pubblico, che al momento sono tra le migliori in Europa. Il resto sono chiacchiere.

“Il Mes si è evoluto […] oggi le norme sono diverse; Bisogna ragionare su vantaggi e svantaggi, senza pregiudizi. il Mes è anche uno strumento per le crisi fondiarie, diverso dal passato. Il ministro Giorgetti è il migliore dei migliori ministri europei, conosce le cose, i rischi veri, e spetta a lui spiegare alla maggioranza la sua idea ed indicare la via…” (G. Crosetto – Corriere della Sera 26 giugno 2023)

Crosetto ha ragione. Il Mes si è evoluto, in peggio. Sulle “crisi fondiarie” stendiamo un velo pietoso. Erano forse le crisi “sanitarie”?

“Se Giorgetti si riconosce nella linea al Mes dettata dal suo dicastero, è anche perché non ne può più delle pressioni europee. “Durante le riunioni a Bruxelles – racconta un diplomatico italiano – alcuni lo hanno inseguito persino nei bagni […] il dato politico è che Meloni vuole avere il tempo per far metabolizzare ai suoi elettori il Sì al Mes […] La ratifica del Mes è ineluttabile, altrimenti non si capirebbe come mai l’altro ieri la premier e il ministro dell’economia hanno scherzato per tutta la durata dell’incontro a Palazzo Chigi” (F. Verderami – Corriere della Sera 24 giugno 2023)

Concludiamo sfondando in scioltezza la barriera del ridicolo con Giorgetti inseguito nei bagni a Bruxelles. Forse a Verderami sfugge l’ipotesi che ridevano per le sciocchezze che si leggono sui giornali. Affermare che il Mes è ineluttabile perché Giorgetti e Meloni ridevano è un volo di fantasia niente male. Se li avesse visti seri, cosa avrebbe dedotto?

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