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Cdp

Leonardo-Finmeccanica, Saipem, Poste Italiane e non solo. Come si muoverà la Cdp di Palermo

Banca pubblica per gli investimenti stile Bpi France, piano Capricorn rivisitato per non urtare le fondazioni bancarie azioniste, snellimento della catena di comando societaria, superando la strada delle sub-holding come Cdp Equity. Sono le principali direttrici di marcia del nuovo vertice della Cassa depositi e prestiti (controllata dal Tesoro e partecipata dalle fondazioni) composto dal…

Banca pubblica per gli investimenti stile Bpi France, piano Capricorn rivisitato per non urtare le fondazioni bancarie azioniste, snellimento della catena di comando societaria, superando la strada delle sub-holding come Cdp Equity.

Sono le principali direttrici di marcia del nuovo vertice della Cassa depositi e prestiti (controllata dal Tesoro e partecipata dalle fondazioni) composto dal presidente Massimo Tononi e dall’amministratore delegato, Fabrizio Palermo, per il nuovo piano industriale della Cdp.

CHE COSA FARANNO PALERMO E TONONI PER SNELLIRE CDP

Secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza, l’intenzione del tandem di vertice è quella di avere una presa più diretta sulle partecipazioni che al momento sono distribuite nelle varie sub-holding. In particolare, Palermo ha intenzione di tenere sotto stretto controllo e, quindi, di gestire in prima persona gli investimenti fatti nel corso degli anni (quando esisteva ancora il Fondo Strategico Italiano) nelle aziende, in particolare quelle non quotate. “Tradotto: la volontà – ha scritto Mf – è quella di eliminare lacci e lacciuoli che, in alcuni casi, hanno reso meno diretta la valutazione dei vari dossier in portafoglio. Perciò una delle opzioni sul tavolo del top management è quella di rivedere la conformazione societaria”.

Novità dunque sono in vista per Cdp Equity (ex Fondo strategico italiano, Fsi) presieduta da Leone Pettofatto e capitanata da Guido Rivolta “che, di fatto, è una duplicazione della stessa casamadre”.

Nel portafoglio di Cdp Equity spiccano in particolare le partecipazioni in Open Fiber (50%), Saipem (12,5%) e Ansaldo Energia (59,9%). Poi, in possesso di Cdp Equity (e con il 23% compare Kuwait Investment Authority), ci sono le partecipazioni in Poste Italiane (30% tramite Fsia), Trevi, Kedrion, Valvitalia e Sia (49% tramite Fsia).

E’ dunque in questo reticolo di scatole societarie – che da Cdp Equity si dipanano in Fsi Investimenti e in Fsia Investimenti – che i nuovi vertici intenderebbero intervenire.

CHE COSA AUSPICANO I 5 STELLE SU CDP E PARTECIPAZIONI STATALI

Questo però non è un aspetto su cui si concentrano le attenzioni della maggioranza di governo, che auspica un ruolo più proattivo verso le altre partecipazioni statali da parte di Cdp.

Stefano Buffagni, sottosegretario M5S agli Affari regionali vicino a Luigi Di Maio che segue le partecipazioni statali per conto dei vertici del Movimento, ha detto nei giorni scorsi al Messaggero: “La Cassa depositi e prestiti può svolgere un ruolo di regia della politica industriale. Abbiamo aziende come Eni, Terna, Enel, Leonardo-Finmeccanica, Fincantieri, Saipem, Snam, Italgas eccetera che fanno grandi cose ovunque e sotto la Cdp – che garantirebbe una visione d’insieme – potrebbero essere davvero il volano per investimenti tali da garantire uno sviluppo sostenibile al Paese”.

E’ in sostanza il progetto di cui ha scritto Start Magazine il 4 luglio: “Il piano di cui ora si vocifera nei palazzi della finanza e della politica prevederebbe il trasferimento di quote possedute dal Tesoro in aziende come Eni, Enel e Leonardo (ex Finmeccanica) alla Cassa depositi e prestiti (controllata dal Tesoro con l’82,77% e partecipata dalle fondazioni con il 15,93%”.

Un piano – scrisse mesi fa il Sole 24 Ore – “che passa attraverso lo spostamento delle partecipazioni quotate possedute dal ministero dell’Economia alla Cdp, con l’obiettivo di rafforzare patrimonialmente la società e darle maggiore potenza finanziaria di intervento nell’economia. Basti pensare soltanto alla possibilità che Cdp avrebbe (e che lo Stato non ha) di sostenere con aumenti di capitale Eni o Enel o altre partecipate che dovessero puntare a una crescita dimensionale all’estero. Oppure al caso Leonardo-Finmeccanica”.

LE DIFFERENZE TRA PIANO RENZIANO E PIANO PENTASTELLATO

Quel piano era attribuito all’ex presidente Costamagna e all’ex premier Matteo Renzi. Nel libro uscito 13 mesi fa, Renzi scriveva: “Dovremo abbassare la curva del rapporto debito/Pil, ma per farlo dovremo innanzitutto riportare la crescita almeno all’1,5% in modo stabile. Questo vuol dire che non possiamo essere strangolati da un deficit così basso. Il vero scambio da fare con Bruxelles è dare la certezza della riduzione del debito”. Come si riduce il debito? Con “un’operazione sul patrimonio – scriveva sempre Renzi – che la Cassa depositi e prestiti e il ministero dell’Economia e delle Finanze hanno già studiato, sebbene debba essere perfezionata”.

Ad aprile dello scorso anno, quando tra le indiscrezioni si parlò di un progetto «Capricorn», allo studio c’era l’ipotesi di coinvolgere partecipazioni della maggiori aziende quotate (Eni, Enel e Poste) per un valore di almeno 20 miliardi di euro, “con la Cdp a fare da veicolo attraverso l’emissione di azioni privilegiate”, scrisse La Stampa il 15 luglio dl 2017.

In sostanza, il piano Capricorn renziano si basava su un veicolo di Cdp in cui far confluire le quote delle società partecipate dal Tesoro o dalla Cassa. E poi una parte delle quote del veicolo si vendevano ai privati pur tenendo la maggioranza delle quote nelle mani di Cdp. “Una follia. Noi non abbiamo intenzione di svendere alcun titolo”, dice un esponente di rilievo del Movimento che segue il dossier e la nuova Cdp di Palermo, che avrebbe partecipato all’idea e al progetto graditi al Movimento.

IL NODO DELLE FONDAZIONI BANCARIE

Resta da vedere cosa faranno le fondazioni, timorose di essere coinvolte in operazioni di ricapitalizzazioni foriere di una loro diluizione di poteri nella governance della Cdp. Significative le parole di Alessandra Ruzzu, nel board della Cdp su indicazione delle fondazioni, che a Mf nei giorni scorsi ha detto: “Cassa Depositi e Prestiti si muove nel solco di quanto previsto dal piano industriale che il nuovo amministratore delegato sta definendo”. I vari dossier sui quali la Cassa è stata di volta in volta tirata in ballo negli ultimi mesi sono per il momento soltanto indiscrezioni o ipotesi basate su dichiarazioni o notizie di stampa: “C’è un abc da rispettare – ha aggiunto Ruzzu – Parlare dell’evoluzione di Cdp vuol dire anche analizzare il contesto e le condizioni nella quali ci si troverà a lavorare»,

Sta di fatto che il pentastellato Stefano Buffagni, in una intervista oggi al Corriere della Sera, ha detto che prima della nomina dei nuovi vertici di Cdp “obiettivi e strategia” della Cassa sono stati concordati con le fondazioni. Anche sul piano post Capricorn? Si vedrà.

DI MAIO E LA BANCA PUBBLICA A 5 STELLE PER GLI INVESTIMENTI

Un mandato esplicito della maggioranza di governo per la Cdp c’è: la realizzazione della banca pubblica per gli investimenti, dai contorni ancora incerti e controversi.

“Il nostro obiettivo è rompere quel tabù che lo Stato non può aiutare le aziende. Lo Stato deve aiutare le aziende a internazionalizzarsi e penso che la banca nazionale per gli investimenti la faremo con Cdp”, ha detto nei giorni scorsi il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, a margine della missione in Egitto, al Cairo.

L’ipotesi di una banca pubblica per gli investimenti emanazione di Cdp ha fatto discutere addetti ai lavori e commentatori. Addirittura nelle scorse settimane c’è chi ha parlato di una sorta di bonus previsto per il nuovo numero uno di Cdp voluto dal governo legato proprio a questa prospettiva (qui l’approfondimento di Start Magazine sulla scia di due articoli del Corriere della Sera).

IL MODELLO FRANCESE AUSPICATO DAL MOVIMENTO 5 STELLE

Le indiscrezioni pubblicate settimane prima da Start Magazine sui piani stile Francia di M5S per la Cdp hanno trovato ulteriore conferma nell’articolo recente del Corriere Economia. In un pezzo-profilo del nuovo capo azienda di Cdp sono indicati alcune direttrici che seguirà Palermo, già direttore finanziario della Cassa quando era presieduta da Claudio Costamagna e guidata dall’ad, Fabio Gallia.

Il Corriere Economia ha scritto che Palermo gestirà “la possibile nascita della banca pubblica voluta dai 5 Stelle. Operazione difficile: comporterebbe la vigilanza della Bce, richiede capitale. Potrà essere una struttura a lato di Cassa, sul modello della francese Bpi, ma nulla è definito”.

Il modello francese della Bpi è stato evocato di recente da uno degli esponenti di spicco dei Pentastellati: “Dobbiamo finanziare infrastrutture, e Cassa Depositi e Prestiti è un’ottima leva per fare anche questo tipo di interventi. Oltre al fatto che sarà fondamentale per dare una banca sui territori alle imprese, soprattutto per aiutarle sull’export. Non stiamo inventando nulla: abbiamo preso la Bpi France e abbiamo cercato di vedere il loro modello”, ha detto, davanti all’assemblea di Confindustria Emilia Romagna, Stefano Buffagni, sottosegretario allo Sviluppo economico del M5S e fra gli artefici delle nomine in Cdp.

COSA E’ E COSA FA LA BPI FRANCE

La Bpi France, fondata nel 2013, è una banca a tutti gli effetti, sportelli diffusi sul territorio, investimenti disseminati in Francia e all’estero. Svolge varie funzioni: supporto all’investimento, agenzia di innovazione, fondo sovrano e agenzia di credito finalizzata all’export. Si tratta di una banca pubblica al 100%, controllata al 50% dallo Stato attraverso l’Agenzia governativa Epic, e al 50% dalla Caisse des Depots, altra società a controllo pubblico.

La legge francese la definisce «un gruppo pubblico che punta al finanziamento e allo sviluppo delle aziende, agendo in accordo con le politiche pubbliche definite sia dallo Stato che dalle autorità regionali». Con un occhio di riguardo per le start up.

Strutturalmente è divisa in tre parti: una banca vera e propria (Bpifrance Financement), una società che gestisce le partecipazioni (Bpifrance Partecipations) e un’agenzia di credito per l’export (Bpifrance Assurance Export).

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