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Cosa fa (e cos’è) la Bpi France che M5S indica come esempio per la Cdp di Palermo

«Dobbiamo finanziare infrastrutture, e Cassa Depositi e Prestiti è un’ottima leva per fare anche questo tipo di interventi. Oltre al fatto che sarà fondamentale per dare una banca sui territori alle imprese, soprattutto per aiutarle sull’export. Non stiamo inventando nulla: abbiamo preso la Bpi France e abbiamo cercato di vedere il loro modello». A parlare,…

«Dobbiamo finanziare infrastrutture, e Cassa Depositi e Prestiti è un’ottima leva per fare anche questo tipo di interventi. Oltre al fatto che sarà fondamentale per dare una banca sui territori alle imprese, soprattutto per aiutarle sull’export. Non stiamo inventando nulla: abbiamo preso la Bpi France e abbiamo cercato di vedere il loro modello». A parlare, davanti all’assemblea di Confindustria Emilia Romagna, è stato nei giorni scorsi Stefano Buffagni, sottosegretario allo Sviluppo economico del M5S. Proprio mentre si tratta sulle nomine di Cdp, non senza polemiche e contrasti: nella maggioranza in particolare M5S non gradiva Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, come ad di Cdp indicato dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria: Di Maio, alla fine, è riuscito nell’intendo di far indicare dal Tesoro Fabrizio Palermo, attuale direttore finanziario della Cassa, come amministratore delegato di Cdp.

IL MODELLO FRANCESE

Il modello cui aspirano i Pentastellati si rifà a quello tedesco e soprattutto a quello francese. La Bpi France, fondata nel 2013 su iniziativa dell’ex presidente francese Francois Hollande, è una banca a tutti gli effetti, sportelli diffusi sul territorio, investimenti disseminati in Francia e all’estero. Svolge varie funzioni: supporto all’investimento, agenzia di innovazione, fondo sovrano e agenzia di credito finalizzata all’export. Si tratta di una banca pubblica al 100%, controllata al 50% dallo Stato attraverso l’Agenzia governativa Epic, e al 50% dalla Caisse des Depots, altra società a controllo pubblico.

La legge francese la definisce «un gruppo pubblico che punta al finanziamento e allo sviluppo delle aziende, agendo in accordo con le politiche pubbliche definite sia dallo Stato che dalle autorità regionali».

Strutturalmente è divisa in tre parti: una banca vera e propria (Bpifrance Financement), una compagnia che gestisce le partecipazioni (Bpifrance Partecipations) e un’agenzia di credito per l’export (Bpifrance Assurance Export).

GLI INVESTIMENTI

I finanziamenti erogati da Bpi sono diversificati. Il 27% nel commercio, trasporti, hotel e catering, il 21% nell’industria, il 15% nel real estate, l’11% nell’edilizia, il 10% nei servizi alle imprese e il 6% nella tecnologia dell’informazione e comunicazione. Il totale degli investimenti è destinato al 44% alle piccole e medie imprese, al 25% alle medie imprese (capitalizzazione fra 2 e 10 miliardi), al 23% alle micro imprese e il 7% alle grandi imprese. Fra queste spiccano la partecipazione in Peugeot, di cui Bpi detiene una quota del 12% pari a 2,3 miliardi, e in Citroen (12,7%).

BANCA PRIVATA NEI FATTI

Malgrado la partecipazione pubblica al 100%, ha spiegato di recente l’ad Nicolas Dufourcq, «siamo una banca privata nei fatti. Agiamo con logiche di mercato. Abbiamo 2.500 dipendenti e 50 agenzie regionali e funzioniamo come sportello unico per le imprese». Bpi ha una diffusione capillare e, si legge sul sito della banca stessa, «abbiamo una stretta relazione con le imprese del territorio. Il 90% delle decisioni sono prese negli uffici regionali. Abbiamo, in ogni ufficio, responsabili per l’innovazione, finanziari e assicurativi».

BPI E CDP

“Buona parte di quello che fa Bpi lo fa già Cdp”, chiosa un profondo conoscitore della Cassa che preferisce l’anonimato. Ma Cdp non potrebbe trasformarsi in una banca vera e propria senza alienare prima partecipazioni strategiche come quelle in Eni. Inoltre, aggiunge l’osservatore, “più che finanziamenti alle imprese in Italia servono garanzie (i finanziamenti li possono dare le banche se qualcuno li garantisce)”.

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