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Così Cina e Russia tengono in piedi l’economia dell’Iran

Il principale sostenitore di Hezbollah è l'Iran, ma chi sostiene Teheran? Lo fanno soprattutto Cina e Russia, con qualche differenza. Ecco come. Fatti, numeri e approfondimenti

Il principale sostenitore di Hezbollah, il gruppo politico-terroristico sciita contro cui Israele sta combattendo in Libano, è l’Iran. Il paese è a capo di un più ampio “asse” regionale di milizie più o meno affiliate del quale, comunque, fanno parte anche Hamas (nella Striscia di Gaza) e gli houthi (in Yemen).

Ma chi sostiene l’Iran? Teheran, infatti, è sottoposta da molti anni a sanzioni internazionali, incluse quelle dell’Unione europea, per via degli abusi sui diritti umani commessi contro la sua stessa popolazione, delle attività di proliferazione nucleare intraprese e del supporto militare fornito alla Russia nell’invasione dell’Ucraina.

LA CINA SOSTIENE L’IRAN ATTRAVERSO IL PETROLIO

L’Iran è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, ma il settore risente delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Ciononostante, la produzione petrolifera del paese è riuscita a tornare quasi alla piena capacità, con un output di 3,4 milioni di barili al giorno. Questo greggio circola comunque sul mercato – con il tacito assenso, in questa fase, di Washington, visto che la disponibilità di forniture aiuta a mantenere bassi i prezzi – e si dirige principalmente in Cina, disposta ad acquistarlo per via dei prezzi scontati. La varietà Iranian Light si vende a 6 dollari in meno rispetto al Brent (il riferimento internazionale); lo sconto praticato dalla Russia per il suo greggio di qualità simile è inferiore a 1 dollaro.

Le piccole raffinerie cinesi nella provincia di Shandong, in particolare, riescono a ignorare le sanzioni occidentali perché – come spiega Bloomberg – sono di fatto staccate dal sistema finanziario globale e sfruttano una rete di intermediari per accedere al greggio iraniano. Questa rete è composta da vecchie petroliere controllate da società con sede in paesi dalle legislazioni opache e sprovviste degli apparecchi di segnalazione della posizione, in modo da essere difficilmente rintracciabili. Il greggio iraniano elude i controlli attraverso un sistema di trasferimento dei barili da una nave all’altra, in mare (ship-to-ship transfers, in gergo); in alternativa, l’origine del carico viene mascherata tramite il reindirizzamento verso paesi terzi non sottoposti a sanzioni come la Malaysia.

A luglio la Cina ha importato volumi record di greggio dalla Malaysia, cioè principalmente dall’Iran: 1,4 milioni di barili al giorno. Ufficialmente, Pechino non acquista petrolio iraniano dal giugno 2022. Ma – come scrive Foreign Policy – di fatto più del 90 per cento delle esportazioni petrolifere iraniane si dirigono in Cina.

Nel 2021 i due paesi hanno firmato un accordo di partnership strategica che prevede investimenti cinesi per 400 miliardi di dollari in venticinque anni (diretti nei settori bancario, infrastrutturale, sanitario e delle telecomunicazioni) in cambio della fornitura di petrolio a prezzi scontati.

I RAPPORTI TRA IRAN E RUSSIA

La Cina, si legge in un recente rapporto del think tank Carnegie Endowment for International Peace, è la principale partner commerciale dell’Iran e il mercato più grande per il suo petrolio. L’altra grande sostenitrice di Teheran è la Russia.

La cooperazione tra i due regimi è si è sviluppata molto a seguito dell’invasione dell’Ucraina: l’Iran ha fornito alla Russia munizioni, missili balistici e droni modello Mohajer e Shahed; la Russia ha inviato tecnologie per l’addestramento dei piloti e potrebbe vendere a Teheran anche degli aerei da caccia Su-35. Le prospettive per un approfondimento della cooperazione sul nucleare, invece, sarebbero limitate perché – scrive il think tank – “Mosca probabilmente preferirebbe che Teheran non acquisisse una capacità di armamento nucleare”, dato che in passato i due paesi hanno avuto interessi regionali contrapposti. Russia e Iran, peraltro, sono rivali nella vendita di petrolio alla Cina.

Da circa due anni Russia e Iran stanno lavorando alla realizzazione di un corridoio commerciale su strada, ferrovia e nave verso l’oceano Indiano chiamato Instc (o Corridoio di trasporto internazionale nord-sud). L’obiettivo del progetto è trasformare la rotta in un’alternativa al canale di Suez e al Bosforo, così da ridurre la dipendenza di Mosca dai due stretti e rendendola meno vulnerabile alle sanzioni occidentali. L’iniziativa però – come spiegato nel rapporto del Carnegie – “si scontra con ostacoli importanti, tra cui i contrasti sui finanziamenti”, una “generale mancanza di questi ultimi” e “gravi ritardi di costruzione”.

Nel 2022 la Russia è stata la quinta partner commerciale dell’Iran e la principale investitrice; tuttavia, l’Iran si posiziona solo al sedicesimo posto nella lista dei soci commerciali di Mosca. Nel 2023 gli scambi bilaterali sono diminuiti del 17 per cento su base annua.

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