Rete che vieni, rete che vai.
È un momento decisamente caldo per il settore tlc italiano: l’operatore Wind Tre, lanciato nel 2017 a seguito della fusione di Wind e 3 Italia parte del gruppo Ck Hutchison, ha acquisito le attività di OpNet, specialista in FWA (Fixed Wireless Access) per il mercato all’ingrosso.
Quest’ultimo si definisce “primo operatore in Europa ad avere sviluppato una rete nazionale 5G Stand Alone e ad aver lanciato i servizi su questa tecnologia in Italia per il mercato Wholesale” nella nota diffusa.
L'”accordo di Wind con OpNet per l’acquisizione dei beni e delle attività, incluse quelle di sviluppo commerciale, direttamente detenute da OpNet” si inserisce infatti nel risiko attuale del comparto: da una parte lo scorporo della rete da parte di Tim, dall’altra il futuro delle attività italiane di Vodafone (con il rifiuto della proposta avanzata da Iliad).
L’operazione, prosegue la nota, sarà realizzata “mediante l’acquisto da parte di Wind Tre del 100% di una società nella quale OpNet conferirà il relativo ramo d’azienda, con esclusione di Tessellis e le altre società controllate o partecipate da OpNet”.
Inoltre, l’acquisizione “soggetta ad approvazioni governative e regolamentari” da parte di Wind Tre, “vedrà nei prossimi mesi la messa in campo di tutte le azioni propedeutiche alla finalizzazione del closing”.
Senza dimenticare che l’operazione, oltre che nel risiko delle tlc italiane, si inserisce anche nelle ultime manovre dell’operatore guidato da Gianluca Corti e Benoit Hanssen: lo scorporo della rete (sempre più incerto) e il piano taglia costi annunciato a inizio gennaio che ha messo in agitazione i sindacati.
Proprio le sigle sindacali erano già in allarme per le incognite sulla vendita dell’infrastruttura annunciata da Wind lo scorso maggio al fondo svedese Eqt, che oggi sembra a rischio. Il closing, inizialmente previsto a novembre 2023 è slittato e ora dato per il prossimo 12 febbraio.
Tutti i dettagli.
COS’È OPNET
Fondata nel 2001 dall’imprenditore Davide Rota, la società ha operato nel mercato delle telecomunicazioni come Linkem fino a settembre 2022 per poi cambiare ragione sociale in Opnet a valle dello scorporo societario del ramo retail e della sua recente fusione per incorporazione in Tiscali, oggi Tessellis. Alla fine dell’operazione, perfezionatasi a luglio 2022, OpNet è l’azionista di maggioranza di Tessellis con il 59,26% delle azioni.
Nel portafoglio dell’azienda ci sono le già menzionate rete 5G e tecnologie FWA, connettività in fibra ottica, ponti radio e soluzioni pensate per l’industria.
LA FUTURA RETE IN CAPO A WIND TRE
Ed è proprio su queste che ha messo gli occhi Wind Tre per rafforzarsi, dal punto di vista della dotazione frequenziale, per lo sviluppo del 5G.
Come spiega il Sole 24 Ore, “una volta chiuso il cerchio, la rete e le frequenze in pancia a Opnet (60 Mhz di spettro a disposizione nella banda 3.5-3.7 GHz) andranno a rimpolpare la dotazione di Wind Tre, forte di 20 MHz nella banda 3,6-3,8 GHz e 200 MHz in quella “millimetrica” 26,5-27,5 GHz che hanno rappresentato il corrispettivo dei 516,7 milioni sborsati dalla compagnia telefonica a valle dell’asta per le frequenze 5G di ottobre 2018 che fruttò allo Stato 6,55 miliardi”.
L’ACCORDO CON FASTWEB E LA JV ZEFIRO
Senza dimenticare che Wind Tre ha già un accordo con Fastweb, stretto nel 2019, per lo sviluppo comune della rete 5G e uno con Iliad sempre per lo sviluppo della rete 5G wholesale only nelle aree bianche attraverso la joint venture paritetica Zefiro.
Ma quella di OpNet e della parte rete della ex Linkem è senz’altro un’opportunità per rafforzarsi per la telco, oltre che una prima mossa verso il consolidamento del mercato italiano del mobile, tanto auspicato finora.
IN ATTESA DI CONOSCERE GLI ESITI DELL’OPERAZIONE CON EQT
Nel frattempo, proprio in questi giorni è atteso l’esito di un’altra importante partita per Wind Tre: il 12 febbraio è atteso il closing dell’operazione con il fondo svedese Eqt per lo scorporo della rete.
A seguito dell’operazione con Eqt, Wind Tre sarà un anchor customer, ossia fornirà un accordo per la fornitura a lungo termine di servizi di connettività con la nuova società, che si rivolgerà anche ad altri operatori.
Secondo il quotidiano confindustriale “gravano nubi che spingono a ritenere che alla fine non si riuscirà a rispettare la data del closing del 12 febbraio […] finendo in un nulla di fatto. Il nodo Zefiro (la società in joint venture con Iliad e con all’interno una parte della rete Wind Tre) ha rappresentato un ostacolo insormontabile”.