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CK Hutchison Wind

Tutti i trambusti in Wind

Che cosa sta succedendo a Wind. Fatti, indiscrezioni, numeri e approfondimenti

 

Oltre lo scorporo della rete (sempre più incerto) anche il piano taglia costi annunciato da Wind Tre mette in agitazione i sindacati.

Oggi il Sole 24 Ore ha rivelato infatti che la società telefonica ha comunicato ai dipendenti il lancio di un «Programma di efficienza dei costi», che sarà «un’iniziativa strategica volta a ottimizzare le nostre risorse, migliorare l’efficienza operativa, garantire la sostenibilità economica» oltre a «contribuire agli obiettivi di budget», insieme alla costituzione di un «Project team cross-funzionale».

Mossa non apprezzata da Slc, Fistel e Uilcom. Le sigle sindacali erano già in allarme per le incognite sulla vendita dell’infrastruttura annunciata lo scorso maggio al fondo svedese Eqt, che oggi sembra a rischio. Il closing, inizialmente previsto a novembre 2023 è slittato e ora dato per il prossimo 12 febbraio, anche se pesano le incognite.

E adesso recriminano la creazione in azienda di “un comitato strategico contro gli sprechi e per azioni di contenimento dei costi operativi”, senza un raffronto con il sindacato.

Piuttosto “per tagliare i costi eliminare il doppio Ad” rilanciano i sindacati, dal momento che dal 2022 WindTre è guidata dalla diarchia composta da Gianluca Corti, già Chief Commercial Officer dell’azienda, e Benoit Hanssen, fino ad allora Chief Technology Officer.

Da tempo le società del comparto tlc sono oggetto di una crisi strutturale causata dalla necessità di ingenti investimenti da una parte, e dalla costante contrazione dei ricavi e riduzione dei margini dall’altra. Oltre a tentare la via dello scorporo di industria e servizi (vedi anche il progetto dell’ex incumbent Tim), altri operatori provano anche la via di riorganizzazioni ed esuberi di personale (come nel caso di Vodafone).

E proprio per questo i sindacati temono che dopo l’operazione “efficienza dei conti”, la successiva mossa possa essere quella dei tagli.

Tutti i dettagli.

COME PROCEDE LA QUESTIONE DELLO SCORPORO DELLA RETE WIND TRE CON IL FONDO SVEDESE EQT

Lo scorso maggio Wind Tre, società di telecomunicazioni italiana ma parte del gruppo hongkonghese CK Hutchison, ha ceduto la rete al fondo svedese Eqt così da poter investire i proventi dell’operazione nello sviluppo della rete e nell’azienda di servizi. Il fondo svedese EQT Infrastructure acquisisce una quota di maggioranza dell’infrastruttura di rete di Wind Tre per 3,4 miliardi di euro, debiti inclusi. EQT avrà il 60% della nuova società che controllerà la rete di Wind Tre, e non ha rivelato il prezzo pagato per la quota. La restante parte (il 40%) rimarrà a CK Hutchinson.

A seguito dell’operazione con Eqt, Wind Tre sarà un anchor customer, ossia fornirà un accordo per la fornitura a lungo termine di servizi di connettività con la nuova società, che si rivolgerà anche ad altri operatori.

A seguito del distacco del business rete, Wind Tre si concentrerà sui servizi alla clientela al dettaglio e alle imprese. Stando alle fonti di Reuters, nella nuova società confluiranno circa 2000 lavoratori (sui 6500 totali che già si occupano della rete).

Ma, come già detto, il closing dell’operazione previsto entro la fine dell’anno appena concluso e slittato al prossimo 12 febbraio, ora sembra sempre più traballante.

A RISCHIO IL CLOSING

Secondo il quotidiano confindustriale, a contribuire allo slittamento della finalizzazione dell’operazione tra Wind Tre e Eqt, ci hanno pensato “le trattative con Iliad (in particolare) e Fastweb, con cui Wind Tre ha accordi per la condivisione del 5G. Un intoppo sul finale cui, almeno al momento, non sarebbe stata trovata soluzione e che starebbe facendo scivolare la trattativa fra Ck Hutchison ed Eqt verso una fase di stallo che potrebbe portare al non rispetto della data per il closing”.

COSA È SUCCESSO IN SICILIA

Dunque, se da una parte c’è l’operazione scorporo della rete a rischio, dall’altra i problemi per l’operatore italiano non si esauriscano nelle trattative in salita.

Tra i trambusti che hanno scosso Wind Tre di recente c’è anche la vertenza del Contact Center Wind tre di Palermo. Lo scorso novembre è infatti giunta la procedura di licenziamento per quasi la metà dei 200 lavoratori della  cooperativa sociale Call.it-Consorzio Sintesi, in larga parte costituita da soggetti con disabilità, al quale non è stata prorogata la convenzione tra Consorzio, WindTre e Regione siciliana, in scadenza il 31 dicembre 2023.

Come racconta Palermo Today, riprendendo la lettera firmata dalla Segreteria nazionale UGL Telecomunicazioni, “Wind Tre 17 anni fa aveva sottoscritto con la Regione una Convenzione di inserimento lavorativo dei disabili, ai sensi di una procedura di Legge specifica, in scadenzail 31 dicembre 2023. Wind Tre aveva ripetutamente garantito, anche nell’ultimo incontro con il Ministero del Lavoro, la garanzia di integrale continuità lavorativa di tutti i 250 lavoratori, con trattamenti contrattuali anche migliorativi. L’unica richiesta era di affidare il servizio ad una diversa Cooperativa sociale, possibilità che i Dirigenti regionali competenti – con mesi di ritardo colpevole – hanno negato citando norme di legge inesistenti”.

Dunque dal 1 gennaio 2024 i 250 lavoratori del Consorzio sociale Sintesi, per la maggior parte disabili, sono già senza lavoro, in attesa di chiarimenti dalla Regione Sicilia.

I NUMERI DI WIND TRE

Nel frattempo, continua la contrazione dei ricavi per gli operatori tlc italiani, compresa Wind Tre.

Come emerge da un’analisi Mediobanca, nel 2022 Tim (attività italiane) risulta prima per fatturato (11,9 miliardi di euro; con un calo del -5,2% sul 2021) davanti a Vodafone (4,8 miliardi di euro; -4,3%), e al terzo posto Wind Tre (4,2 miliardi di euro; con un decremento del -5,6%).

Tuttavia, per quest’ultima, la riduzione del fatturato è più contenuta rispetto all’anno precedente. Sempre dal report di Mediobanca risulta infatti che Tim è sul primo posto del podio per fatturato nel 2021 con 12,5 miliardi di euro (anche se in flessione del 3,1% rispetto al 2020) davanti a Vodafone (5 miliardi; -2,5%), e Wind Tre (4,5 miliardi; -7,9%).

In uno scenario di generale ridimensionamento dei margini, Wind Tre è l’operatore con l’ebit margin più elevato nel 2021 (10,7%), seguito da Fastweb (8,9%) e Tim (6,5%), la cui redditività si è quasi dimezzata rispetto al 2020 per effetto dell’incremento dei costi operativi conseguente l’avvio di nuovi business (calcio, cloud, ICT e digital companies).

WIND VUOLE VENDERE LA RETE PER FARE CASSA E SOSTENERE IL BILANCIO

Per ridurre debito e costi, gli operatori hanno perseguito la via delle cessioni degli asset, ma l’ex monopolista Tim non è l’unico a liberarsi della rete pur di far cassa.

Come spiegava tempo fa Repubblica, Wind Tre vende la rete per avere le risorse da investire nell’ammodernamento dell’infrastruttura verso il 5G, e lo fa adesso anche perché a cedere il controllo è un socio anglocinese, e a comprare è un fondo di lungo termine di un Paese europeo. Nel mutato contesto geopolitico Ck Hutchison si ritaglia il controllo del 100% dei servizi e fa un passo indietro sulla rete, pronto a reinvestire buona parte dei proventi della cessione sia nell’infrastruttura stessa, sia nel rilancio dell’azienda.

D’altronde  Wind Tre e gli altri operatori italiani delle telecomunicazioni devono far fronte a una concorrenza sui prezzi particolarmente “aggressiva” che ha intaccato i loro guadagni in un momento molto delicato, viste le spese per la realizzazione delle reti 5G, ricordava ancheReuters.

in Italia, Wind Tre è stata alle prese con un’aggressiva concorrenza sui prezzi che ha eroso i guadagni, proprio mentre queste aziende devono affrontare un pesante esborso per costruire una rete mobile di quinta generazione.

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