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Def e scostamento di bilancio, che cosa è successo

Fatti e commenti sull’incidente parlamentare di giovedì 27 aprile. L'approfondimento di Giuseppe Liturri

 

L’incidente parlamentare di giovedì 27 aprile, quando la maggioranza – pur con 195 voti a favore – non è riuscita a raggiungere il quorum richiesto di 201 voti che rappresentano la maggioranza assoluta della Camera, merita un approfondimento.

In prima battuta va rilevata la carenza organizzativa dei gruppi parlamentari della maggioranza che non potevano non sapere che, per uno scostamento di bilancio, una legge del 2012 (che attua il principio dell’equilibrio di bilancio inserito in Costituzione pochi mesi prima) prevede una maggioranza rafforzata e cioè quella assoluta dei membri di Camera e Senato (inclusi i senatori a vita), e non quella semplice dei presenti.

I capigruppo ed i deputati non potevano non conoscere questo principio soprattutto per un motivo molto preciso. Nella passata legislatura (XVIII) gli era capitato per ben 12 volte di votare quel tipo di risoluzione in cui il governo richiede un’autorizzazione allo scostamento e le Camere lo autorizzano. In questa legislatura, si era già votato su un’autorizzazione allo scostamento il 9 novembre. Tale risoluzione non sempre si accompagna alla votazione della risoluzione che accompagna il Def o la Nadef che invece si vota a maggioranza semplice.

Sono due cose diverse che viaggiano spesso, ma non sempre, insieme.

DEF, SCOSTAMENTO E IMPRECISIONI DEI GIORNALI

Invece abbiamo sentito e letto di tutto e di più. “Def, la maggioranza va sotto per sei voti” ha titolato il Sole 24 Ore. Nulla di più impreciso. Il Def (come la Nadef) non si vota ma, come detto, è oggetto di una risoluzione che in genere segue quella sull’autorizzazione allo scostamento. Ma anche qui bisogna fare attenzione. Il Def e la Nadef sono spesso l’occasione per fare il punto sull’andamento dei conti pubblici e quindi presentare dei correttivi rispetto all’impianto varato con la legge di bilancio dell’anno. Ma non è sempre così. Nella passata legislatura, il DEF 2019 del governo Conte 1 non è stato accompagnato da alcuna richiesta di scostamento. Viceversa il governo Conte 2, per fronteggiare i danni del lockdown vi ha fatto ricorso ben 6 volte, quindi anche non in coincidenza con Def e Nadef.

def

Detto della disorganizzazione della maggioranza e della sciatteria con cui i giornali hanno trattato il tema, va però sottolineato un altro aspetto. Le 13 precedenti votazioni dello scostamento hanno visto solo in 4 casi un margine risicato oltre la maggioranza richiesta. Negli altri 9 casi (governi Conte 2, Draghi e Meloni) vi è stata una quasi unanimità, come osservabile nella tabella che, per semplicità, mostra solo i dati del Senato. Sorprende quindi la decisione della variegata minoranza di non unire i propri voti a quelli della maggioranza, come accaduto spesso in passato, a prescindere da chi fosse in maggioranza. Peraltro, quello scostamento di bilancio serviva a mettere qualche decina di euro in più in busta paga, un tema (una volta) caro alla sinistra. Per esprimere una posizione politica, sarebbe bastata ed avanzata la risoluzione sul DEF. Invece, no a tutto.

UNA “BELLA LEZIONE”

Un no che non ha mancato di suscitare le perplessità del professor Francesco Clementi che, sul Sole 24 Ore, ha definito una “bella lezione” quanto accaduto, perché “afferma un metodo tra le forze politiche, ossia dialogare: imparando a distinguere – come scrisse su questo giornale, già nel 2017, l’allora Presidente della Commissione Bilancio del Senato, Giorgio Tonini – tra ciò che richiede dialogo e convergenza politica, come è lo scostamento di bilancio che definisce l’ammontare del debito che si intende fare come Paese intero, da ciò che determina una fisiologica dialettica politica, come è invece il Documento di Economia e Finanza (Def), che indica appunto le scelte economiche di una maggioranza politica. Che si ricominci davvero allora. In tutti i sensi.”

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