Due pagine di intervista a quattro mani – di cui due appartengono al direttore Fabio Tamburini – per conoscere meglio “mister 4,6 miliardi” ovvero Andrea Pignataro. Il Sole 24 Ore ieri si è accaparrato la prima intervista concessa dall’imprenditore bolognese, conosciuto dal 2021 grazie agli investimenti fatti in Italia con il suo gruppo, Ion, controllato dal Lussemburgo.
Negli ultimi due anni Ion ha investito nel nostro Paese proprio 4,6 miliardi per comprare due gruppi specializzati in dati e servizi bancari ovvero Cerved e Cedacri. Ma gli affari nel bel suol natio non finiscono qui e a breve Pignataro potrebbe aggiungere al pacchetto attuale anche Prelios, l’ex Pirelli Real Estate.
CHI È PIGNATARO E COSA FA ION
Nato nel 1970, laureato in Economia a Bologna, negli anni Novanta il “Bloomberg italiano” – come è stato definito – si è trasferito a Londra dove ha preso un Phd in matematica all’Imperial College e ha iniziato a lavorare come trader. E poi: le origini professionali alla banca d’affari Salomon Brothers e la creazione di Ion, nata come joint venture tra Salomon e List, società di software di Pisa.
Ma chi è Pignataro? “Direi un imprenditore nell’accezione di Joseph Schumpeter: mi piace imparare, immaginare, costruire, trasformare vedere opportunità dove altri vedono solo difficoltà – racconta al Sole -. Per farlo, ci vogliono tempo, dedizione, ricerca e passione. Ecco perché crediamo nel capitale permanente: non a caso, in 20 anni, Ion non ha mai venduto nessuna azienda acquistata”.
Come afferma lo stesso imprenditore, nel 2001 ha rilevato Ion insieme a un socio nell’hedge fund Endeavour Capital. Fino al 2020 ha avuto alcuni soci di minoranza tra cui Kairos, Bc Partners e oggi il fondo italiano Fsi, in Cerved e Cedacri.
“Ion è un gruppo anglosassone con forte radicamento in Uk e Usa, i nostri mercati principali – spiega Pignataro -. Siamo un conglomerato industriale ma con la struttura finanziaria e la sofisticazione dei grandi private equity. Abbiamo cinque piattaforme di investimento con strutture di capitale segregate, consigli di amministrazione e manager team indipendenti”.
E ancora: un “ibrido fra private equity e azienda” che investe “in settori e aziende che conosciamo, in Paesi aperti agli investimenti esteri”. Tornando al paragone con Michael Bloomberg, “Ion si occupa di automazione e digitalizzazione dell’industria fintech. Dieci anni fa Bloomberg era 30 volte più grande di noi, oggi è scesa a tre volte e forse nel 2030 saremo alla pari”.
GLI INVESTIMENTI IN ITALIA
Nel nostro Paese Pignataro ha iniziato a farsi conoscere, come dicevamo, nel 2021 quando ha acquistato il 90% di Cedacri (a fronte del 10% nelle mani di Fsi, il gruppo finanziario guidato da Maurizio Tamagnini). Un’operazione che ha suscitato qualche perplessità tra i sindacati del credito Fabi, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin.
Poi è stata la volta di Cerved, di cui l’imprenditore ha acquisito il 78,9% del capitale e imposto una fusione in Castor BIdco, il veicolo irlandese con cui ha portato avanti l’Opa. Compreso il debito, l’impegno di Ion e Fsi è stato pari a circa 2,6 miliardi di euro.
Infine, Pignataro è entrato in affari con Corrado Passera salendo al 7,255 della banca da lui fondata, llimity. Ion ha firmato pure un accordo di licenza d’uso sui sistemi informativi sviluppati da Illimity, che permetterà alla banca di generare 90 milioni di euro di ricavi cumulati nel periodo 2021-2025.
A proposito di Illimity, al Sole 24 Ore dice: “Crediamo nella biodiversità del sistema bancario. In un mondo che si digitalizza, le banche territoriali hanno l’occasione per ripensarsi, specializzarsi e acquisire una leadership di settore. Essere di dimensione limitata e vicini al cliente, in un momento di rapido cambiamento, può rappresentare un’opportunità”. Con Passera, aggiunge, i rapporti sono “ottimi e come soci abbiamo totale fiducia nella società”.
GLI INTERESSI IN ITALIA
Pignataro si dimostra attivo in Italia anche su altri fronti. “L’Italia ha ottime scuole e università”, spiega nell’intervista al quotidiano confindustriale Sole 24 Ore, e “può giocare un ruolo rilevante in Europa, soprattutto in settori strategici come quello della tecnologia dei dati. Cerved, Cedacri e List sono realtà italiane che hanno tutti gli ingredienti per diventare leader internazionali. Stiamo guardando altri possibili investimenti, per raggiungere una massa critica che ci permetta di scalare più facilmente gli investimenti necessari per l’espansione in Europa e nel mondo”.
Ad esempio Prelios che “è una bella azienda, ben gestita in un settore che ci interessa per le prospettive di digitalizzazione e alla convergenza fra dati, processi e automazione”.
Oppure Montepaschi che “ha un forte marchio, è la più antica banca al mondo. E ha anche un piano di risanamento in cui crediamo. Il rilancio di una grande banca del Paese è un’operazione importante, non solo per il settore bancario, ma anche per l’Italia intera”.
Inoltre, continua Pignataro, “stiamo anche investendo nel settore dell’istruzione. Abbiamo finanziato un Management Science Lab alla Bocconi di Milano e il progetto di Renzo Piano per il nuovo campus del Politecnico”.