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Azionario

Come Wall Street ha giudicato le mosse della Fed

Fed e Wall Street. Il commento di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.

Di FOMC ne ho visti parecchi, in oltre 25 anni di onorato servizio sui mercati. Raramente ho visto un mercato azionario così tranquillo nel run up verso un meeting FED in cui comunque qualche decisione pende. Ieri sera l’S&P 500 ha messo a segno un +0.37%, segnando un guadagno per la quarta seduta di seguito, la tredicesima positiva su 15. Sulla stessa lunghezza d’onda il Nasdaq 100, con un +0.42%, settimo guadagno consecutivo. Il precedente FOMC, il 22 settembre, era stato preceduto da 4 sedute negative consecutive, e solo 2 su 12 avevano mostrato un guadagno.

Diciamo che il clima era tutt’altro.

Tornando al FOMC di stasera, e ai motivi per cui si avverte una scarsa tensione, uno sguardo ai principali commenti sembra indicare che gli operatori non ravvisano alcun rischio:
1) Il tapering è stato ben segnalato, anzi grandi complimenti alla comunicazione della FED.
2) La curva prezza già un rialzo dei Fed Funds nel terzo trimestre dell’anno prossimo, e quindi se anche Powell fosse stato un po’ aggressivo, il mercato lo fattorizzava in parte. E comunque la salita dei tassi a breve ha lasciato il mercato indifferente.

Personalmente, trovo un po’ eccessivo sdilinquirsi davanti a una Fed che segnala, con ogni cautela, l’intenzione di iniziare a ridurre acquisti di 120 bln mese, a fronte di
1) mercati azionari ai massimi storici
2) commodities sui massimi di periodo
3) inflazione ai massimi poliennali (comprese le attese e gli incrementi salariali)
4) prezzi delle case ai massimi e tassi dei mutui ai minimi storici

Rimuovere lo stimolo è sempre una cosa delicata, ma è evidente che è un po’ di tempo che gli acquisti di 40 bln al mese di mortgages backed securitues sono decisamente superflui e ridondanti.

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Grafico dei rents a cura di Calculated Risk, quello dei prezzi delle case è simile.

Eventualmente, il FOMC ha conservato un po’ del suo fascino in Asia/Emergenti, se è vero che da qualche giorno queste piazze faticano ad accodarsi al sentiment euforico di USA ed Eurozone. Taiwan, Sydney e Jakarta sono le uniche tre delle principali borse che hanno visto progressi, mentre Hong Kong, “A” e “H” shares cinesi, Mumbai e Seul sono tutte calate (Tokyo chiusa per festività).

I PMI Servizi e Composite sono usciti deboli a Hong Kong e Singapore, ma bene in India e meglio delle attese in Cina. Solo che l’aumento dei casi Covid sul territorio sta portando a un’intensificazione delle misure di contenimento (alcune centinaia di studenti messi in didattica a distanza a Pechino). Lo stesso Premier Li Keqiang ha dichiarato che l’economia affronta nuove pressioni e bisogna fare stimolo.

La crisi dell’ immobiliare continua a progredire e il rendimento dell’indice high yield, gonfiato dai bonds emessi dalle immobiliari che faticano a trovare compratori ha raggiunto il record, oltre il 20%.

E veniamo al FOMC, anticipato di un ora rispetto al solito per il differimento dell’ora legale in US.

Alle 19, lo statement ha, come da attese, annunciato la riduzione del ritmo degli acquisti a iniziare da novembre e di 15 bln al mese (10 di treasury e 5 di mortgages). Quindi a novembre saranno 70 +35, a dicembre 60 + 30 e così via. Il Committee si riserva il diritto di variare il ritmo, a seconda della situazione. L’inflazione è definita elevata, per effetto di fattori che in gran parte appaiono transitori.

Qui abbiamo avuto i primi segnali di sollievo del mercato, con l’S&P 500 passato in positivo e il dollaro in calo: la FED non ha annunciato un ritmo più forte delle attese, anzi si riserva il diritto di rallentare. Alle 19.30 la conference di Powell non ha riservato grosse soprese. L’economia ha recuperato molto bene e c’erano le condizioni per ridurre gli acquisti. L’inflazione è in gran parte di natura temporanea e tornerà al target l’anno prossimo, ma se non lo facesse, loro agiranno di conseguenza (segnalandolo in anticipo, figuriamoci).

Di interessante vi è che Powell ha ribadito che non è il momento di alzare i tassi, ma ha aggiunto che questo dipende dallo stato dell’economia, e se la situazione lo richiede, agiranno. Questo è ben diverso da dire che il mercato sbaglia a prezzare rialzi nel 2022: il Committee esprime un opinione, ma si lascia le mani libere. Il mercato si sentirà ancora più autorizzato a prezzare altri rialzi, se i dati evolvono in maniera da richiederlo

Il mercato ha preso queste indicazioni molto bene. Liberata dal rischio di una performance nettamente restrittiva, Wall Street ha accelerato al rialzo. Il dollaro è calato ulteriormente, e le commodities (tranne il petrolio, che ha ancora avanti l’OPEC) hanno respirato, metalli preziosi compresi.

Sia chiaro: non è che Powell sia stato particolarmente dovish, anzi. È il mercato che attendeva un FOMC senza grossi incidenti per proseguire il rialzo. Infatti la curva dei tassi ha visto i rendimenti salire, anche se poco, e ora i fed Funds Future prezzano 1 o 2 bps in più di rialzi.

La serie positiva continua: siamo a 14 sedute positive su 16, e il rialzo dal minimo del 2 ottobre è di oltre l’8%. Della correzione che mi attendevo, nemmeno l’ombra. Il livello di ipercomprato è ormai notevole: RSI14 è a 73, il massimo da Aprile scorso in cui ha toccato 74 prima di ripiegare.

Solitamente in queste occasioni i progressi ulteriori fatti vengono successivamente restituiti, e in quel caso così fu. Va detto che una simile forza, qualunque sia l’effetto che la produce (la percezione di una riaccelerazione degli utili, sentiment o che altro) lascia intendere che qualunque storno sarà transitorio e vedrà un riaffermarsi del trend. Esattamente come è successo con le serie positive di agosto, che hanno portato alla correzione di settembre.

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