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Istituto Cybersicurezza

Perché Conte e Vecchione sfruculiano Fastweb

Il consiglio dei ministri ha deciso un veto preventivo e temporaneo a un contratto di fornitura di Huawei a Fastweb che la società italiana del gruppo Swisscom (controllato dalla confederazione svizzera) aveva notificato a Palazzo Chigi. Fatti, indiscrezioni e scenari

 

Ieri sera il Consiglio dei ministri – sulla base della normativa sull’esercizio dei poteri speciali per gli asset strategici (“golden power”) – ha esaminato un contratto di fornitura dell’operatore Fastweb con il gruppo cinese Huawei.

L’operazione non ha avuto il via libera: c’è stata – secondo la ricostruzione di Start Magazine – una richiesta informazioni e rassicurazioni.

La struttura di Palazzo Chigi che interagisce con il Dis ha chiesto di garantire alcuni adempimenti aggiuntivi e poi di notificare di nuovo a Palazzo Chigi.

“Lo si può definire un “veto” temporaneo, la prima pronuncia così netta che si registra nel settore delle telecomunicazioni da quando esistono gli obblighi di notifica previsti dal golden power – ha scritto il Sole 24 Ore – L’idea del governo è spingere sempre di più a definire contratti per tecnologie 5G, a maggior ragione per la parte core dell’infrastruttura, che siano perfettamente allineati alle linee guida europee (il cosiddetto toolbox) e, scendendo in aspetti tecnici, avere garanzie sempre più elevate sui codici sorgente degli operatori cinesi ai fini di una maggiore livello di cybersecurity”.

Secondo le prime indagini dell’esecutivo, alcuni dati sensibili della società italiana controllata da Swisscom (controllata dallo Stato svizzero, ossia dalla Swiss Confederation con il 51%, ha ricordato ieri un report di Mediobanca) potrebbero essere filtrati dal colosso cinese – ha sottolineato Repubblica – “e per questo il governo ha deciso ieri di esercitare la tutela preventiva prevista dal Golden power.

“Si tratterebbe al momento solo di un veto preventivo e temporaneo, in attesa che il gruppo guidato dall’amministratore delegato Alberto Calcagno chiarisca meglio come è organizzato il “core” della sua rete e risponda ai dubi dell’esecutivo”, ha concluso Repubblica.

Medesimo intervento della presidenza del Consiglio ha riguardato di recente Tim e presto potrebbe riguardare anche Vodafone. Mentre alcuni osservatori – come il professore Marco Mayer, ex consigliere cyber dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti – aprono i riflettori anche sull’azionariato di WindTre.

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