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Ddl Concorrenza

Ecco cosa succede davvero tra Vodafone, Tim e Huawei

Come si muove Vodafone sul 5G in Italia e nel Regno Unito? L'intervento di Francis Walsingham

 

Un eventuale cambiamento “molto aggressivo” nella politica britannica nei confronti di Huawei ostacolerebbe la ripresa economica britannica dalla crisi innescata dal coronavirus. E’ stata questa infatti l’opinione espressa nei giorni da Andrea Dona, responsabile delle reti Vodafone nel Regno Unito, durante un’audizione online a una commissione parlamentare britannica, ha dato conto Start Magazine.

Vodafone e British Telecom (Bt) – ha ricordato l’Ansa – rappresentano i principali operatori per le telecomunicazioni nel Regno Unito e sfruttano le apparecchiature Huawei nelle proprie reti.

In un’audizione la scorsa settimana, due dirigenti di entrambe le società hanno sottolineato che la rimozione delle apparecchiature Huawei dalle loro reti in un breve lasso di tempo risulterebbe costosa e potrebbe provocare un blackout del segnale dei cellulari.

A seconda di quanto esteso o invasivo sia il lavoro da svolgere, ha spiegato Dona di Vodafone, responsabile delle reti Vodafone nel Regno Unito, gli utenti potrebbero registrare interruzioni del segnale “anche per un paio di giorni”.

Inoltre, secondo Howard Watson, direttore tecnico e informatico di BT Group, arrivare, come proposto da alcuni politici, a non utilizzare apparecchiature Huawei per un periodo di tre anni provocherebbe letteralmente un “blackout per i clienti in 4G e 2G, così come quelli del 5G, in tutto il Paese”.

E in Italia?

“Huawei è sempre stato un fornitore di grandissima tecnologia e qualità che ha favorito l’innalzamento del livello di competitività dei produttori degli apparati di rete. Abbiamo adottato già da tempo sistemi rigorosi nella parte di sicurezza degli apparati delle reti e ragioniamo sempre in una logica di differenziazione e segmentazione del rischio. Abbiamo annunciato che sulle nostre reti core non avremo Huawei – ha detto nei giorni scorsi Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia, in una intervista al Sole 24 Ore – Riteniamo sia un rischio assolutamente gestibile avere operatori extra Ue sulle reti di accesso”.

Quando si legge di esercizio di poteri (golden power) da parte del governo su Tim e Wind3, brilla per assenza Vodafone (un grande operatore, non un piccolo player) che Huawei utilizza su grande parte del territorio italiano (dal centro-nord al sud e Isole).

La questione del fornitore di apparati di rete di accesso (RAN) non è comprensibile correttamente se non si considera l’accordo Tim-Vodafone di condivisione (la condivisione degli apparati attivi viene denominata MORAN (Multi-Operator Radio Access Network).

Tale accordo prevede che nei comuni al di sotto dei 100.000 abitanti la rete attiva (gli apparati) siano condivisi, nel senso che una unica stazione radio gestirà il traffico dei 2 operatori. Ogni regione ha un operatore ‘ospitante’, Tim o Vodafone alternativamente.

Quindi se in una generica regione X l’ospitante (Vodafone per esempio) utilizza apparati Huawei, anche l’ospitato (Tim per esempio) vede gestito il proprio traffico e i propri clienti da apparati Huawei.

Quindi una eventuale estromissione da una regione Tim del fornitore Huawei lo potrebbe vedere “rientrare dalla finestra” tramite accordo di sharing Tim Vodafone.

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