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Mps, ecco perché il Monte è stato snobbato da Intesa Sanpaolo

Tutti i problemi in casa Mps che tengono la banca controllata dal Tesoro ai margini del risiko vista anche l'operazione di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca

Npl e rischi legali: sono i due “difetti” nel presente e nel futuro del Monte dei Paschi che rendono la banca Siena una sposa poco allettante. E che hanno tenuto ben lontano da lei il principe azzurro Intesa Sanpaolo che ha preferito fare un’offerta pubblica di scambio da 4,9 miliardi a Ubi Banca.

Una situazione, del resto, che finora ha allontanato altri pretendenti, nonostante da tempo si parli insistentemente di un ruolo anche per Mps nel grande gioco del risiko bancario di cui finora la prima mossa è stata fatta proprio da Carlo Messina, amministratore delegato dell’istituto nato sull’asse Milano-Torino.

Intanto per Rocca Salimbeni si prospettano settimane decisive con l’arrivo del verdetto della Commissione europea sul piano di dismissione dei crediti deteriorati ad Amco e il rinnovo del consiglio d’amministrazione, in programma il prossimo 6 aprile.

LA QUESTIONE NPL

Come si diceva, oltre ai pesanti esborsi per le richieste di danni legate ai processi penali in corso per le operazioni Alexandria e Santorini, la spada di Damocle sulla testa di Mps (Monte dei Paschi di Siena) è rappresentata dal fardello dei crediti deteriorati. Amco, l’ex sga di proprietà del Tesoro, è disposta ad acquistarli e a creare dunque una sorta di bad bank ma il punto è: quanti? E a quale prezzo?

E’ in queste due domande che si gioca la partita. Il dossier non è affatto semplice e si trascina da mesi, con funzionari e advisori di Commissione Ue, Tesoro, Amco e Rocca Salimbeni al tavolo negoziale.

Il piano di scissione fino a 14 miliardi, presentato a Bruxelles l’estate scorsa, aveva ricevuto indicazioni negative dalla Commissione e per questo era stato riformulato e ripresentato. Secondo indiscrezioni raccolte da fonti finanziarie, pare che non andasse bene il prezzo di trasferimento dei crediti che doveva essere allineato ai valori di mercato e non a quelli di carico del bilancio della banca.

L’ATTESA PER IL VERDETTO UE

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Public Policy Bruxelles non avrebbe ancora preso una decisione definitiva sulla questione che è alquanto delicata perché si tratta di stabilire se il Tesoro, con Amco, interviene o meno a condizioni di mercato. Nel primo caso non è aiuto di Stato, nel secondo sì. La comunicazione di Bruxelles sulle attività deteriorate del 2009 stabilisce che una differenza tra il prezzo di trasferimento e il prezzo di mercato è considerata aiuto di Stato.

La risoluzione della questione Npl, peraltro, è prodromica all’uscita dall’azionariato di Via XX Settembre, che ora ne detiene la maggioranza con il 68%. Un’uscita che deve avvenire entro il 2021.

LE PAROLE DI MASSIAH

Proprio a Montepaschi e ai suoi due “difetti” aveva fatto riferimento due giorni fa, alla presentazione del nuovo piano industriale al 2022, Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi: “Ci tirano per la giacca dal 2014, protagonista numero uno di questo tirare per la giacca è stata proprio Mps a cui siamo stati accoppiati una volta all’anno negli ultimi sei anni. Il che non esclude che si possa fare alla fine un matrimonio con loro, piuttosto che con altri, il che non esclude assolutamente una strategia di crescita ma non posso che ripetere come un disco rotto entrambe le componenti: creazione di valore e chiarezza della governance. Fino a quando queste non ci saranno non si potrà fare”.

GLI APPROFONDIMENTI DI START MAGAZINE SULL’OPERAZIONE INTESA-UBI:

INTESA-UBI: ECCO CHI VINCE, CHI PERDE E CHI PAREGGIA. IL CORSIVO DI ARNESE

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