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Tremonti Amco

Ecco le prossime bombe Amco sul debito pubblico

Che cosa cela una norma del dl Aiuti con impatto sulla società Amco del ministero dell'Economia. L'allarme dell'ex ministro Tremonti. L'articolo di Emanuela Rossi

 

“Un puro artificio contabile che non so come farà a passare l’esame dell’Unione europea”. È tranchant il giudizio di Giulio Tremonti, già ministro dell’Economia in quattro governi Berlusconi e ora candidato alle elezioni politiche nelle liste di Fratelli d’Italia, sull’emendamento al decreto legge Aiuti-bis – introdotto al Senato – che riguarda Amco, l’ex Sga specializzata nella gestione e nel recupero dei crediti deteriorati, guidata da Marina Natale. Secondo Tremonti, intervistato dal Giornale, si tratta di una vera e propria “pillola avvelenata” da parte del governo Draghi per l’esecutivo che vedrà la luce all’indomani del 25 settembre.

Con la consueta schiettezza il professore di Sondrio mette le cose in chiaro e forse anche le mani avanti. Ma vediamo cosa sta succedendo.

COSA PREVEDE IL DL AIUTI-BIS

Ieri l’aula del Senato ha dato il via libera all’emendamento approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze per favorire il recupero dei crediti assistiti da garanzie pubbliche rilasciate dal fondo costituito presso il Mediocredito centrale. La proposta emendativa chiarisce che ciò sarà possibile “anche tramite l’erogazione di nuova finanza a condizioni di mercato” grazie ad Amco che può costituire “uno o più patrimoni destinati attraverso cui acquisire” entro tre anni dall’ok della Commissione Europea “a condizioni di mercato e a esclusivo beneficio di terzi, crediti derivanti da finanziamenti assistiti da garanzia diretta” del Fondo centrale di garanzia Pmi.

Secondo il primo firmatario della proposta Dieter Steger (gruppo Autonomie), ricorda l’agenzia di stampa Radiocor, si tratta di una sorta di “salvagente” per le Pmi che ancora si trovano ad affrontare una situazione di crisi economica dopo la pandemia.

IL PENSIERO DI TREMONTI

L’operazione però non convince per niente Tremonti, che anzi si dichiara nettamente contrario e non fa nulla per nasconderlo. Si tratta di “una partita che vale, grosso modo, 250 miliardi di potenziale nuovo debito pubblico, non ancora contabilizzato. Cifra di enorme rilievo che vale quasi il 9% del Pil” afferma al Giornale.

L’ex ministro spiega che si tratta di finanziamenti erogati a oltre un milione di imprese, assistiti da garanzia pubblica quasi totale. All’epoca, presi dall’emergenza da Covid-19, fu “una scelta positiva” con “forte copertura ideologica, era debito buono”. Però Tremonti mette in guardia: questi finanziamenti non sono come le sofferenze bancarie, sono “crediti morti e ingestibili”. Peraltro Amco “non ha né le forze né gli strumenti”.

L’accusa è che la norma su Amco sia stata “introdotta in modo surrettizio”.

Si domanda infatti Tremonti se non sembri curioso “che negli ultimi giorni di vita del governo” arrivi “una norma di questo tipo senza che sia stata discussa e votata”. A suo avviso occorreva invece farlo “molto prima, nel rispetto dei principi costituzionali”. Se infatti è vero – prosegue il suo ragionamento – che queste garanzie sono destinate ad essere ereditate dal prossimo governo, però “di coperture e scostamenti di bilancio si deve discutere”. Che poi, rincara la dose, non è nemmeno uno scostamento ma “un affossamento”.

Infine, sarebbe “molto saggio” da parte del nuovo esecutivo chiedere “una verifica complessiva alla Corte dei Conti”. E qui Tremonti ricorda la due diligence chiesta nel 2011, quando era responsabile di Via XX Settembre, sul bilancio dello Stato: “Di fatto, venne fuori che mancavano 8mila miliardi”.

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